Li due Orfei

Li due Orfei Li due Orfei Dal Poliziano a Mònteverdi I t•.i.io Tirriitta: «Li due Or -, pfci. Da Poliziano a Monte ; averdi ». con un saRgio eri- itico sulla scenografia di F: Polovedo, Ed. Einaudi pag. 472. lire 12.000. Assai opportuna giunge questa ristampa einaudiana (aggiornata nell'apparato bibliografico) del volume di Nino Pirrotta Li due Orici. corredato da un ampio e pa- rallelo saggio su Origini e aspetti della scenografia in Italia di Elena Polovedo, pubblicato nel 1969 dalla Eri e dIsgPadnptsIlin poco tempo divenuto in- dj l trovabile quanto celebre; op- portuna e tempestiva, perche appare in concomitanza con l X volume della « Rivista di Poliziano (1480) e quello Italiana di Musicologia» (Olschki, Firenze), oltre 500 pa gine di saggi in onore di Nino Pirrotta sul periodo storico a lui caro, frutto del lavoro di allievi americani e italiani: questi ultimi solo ideali, perché da pochi anni soltanto il Pirrotta ha iniziato l'Insegnamento universitario in Italia, dopo Princeton, la Co umbia University e Harvard. Li due Orici sono l'Orfeo di Mònteverdi (1607), due pilastri del grande arco che lo studioso traccia sul teatro e la musica del Rinascimento, facendo leva su un tema, quello di Orfeo, che simboleggia come nessuno la compenetrazione di poesia e musica. Su questa compenetrazione però, quale infinita serie di possibilità, di soluzioni, di incontri e di divaricazioni si affacciano al lettore nelle pagine del volume. I concetti fondamentali della riforma monodica, la ricerca di uno stile intermedio fra la « parola parlata » e il « canto », erano già stati formulati e attuati alla fine del Quattrocento, oltre un secolo prima della nascita ufficiale del melodramma; ma nel grande intervallo, cioè il Cinquecento, arte drammatica e musica divergono: pur nel l'abbondanza di musiche di scena nella commedia e nel dramma, questi si fanno più letterari e si disinteressano della musica in quanto tale; mentre questa a sua volta si astrae in una «maniera» polifonica, indifferente a funzioni drammatiche. Parola, canto e scena si trovano di nuovo congiunte a Firenze, nell'ottobre del 1600 attorno al matrimonio di Maria de Medici col re di Fran- cin: ma anche qui. quale varieta di prospettive e di interessi rispetto alla tradizionale. ormai inaccettabile presentanone di una «Camera 111 fiorentina» come gruppo mosso da intenti univoci: da una parte Peri e Caccini, in- teressati a un nuovo stile di canto, e dall'altra Cavalieri attratto piuttosto da un miovo «enere di spettacolo; ma opposizione anche fra Peri, con la SUB eloquenza recita tivica, e Caccini, più propen so all'arietta, al pezzo chiuso, cosi come fra Bardi da una parte e Corsi e Rinuccini dal l'altra, fautori gli ultimi di una concezione più moderata, P'u i'ormalizzata della musica nel dramma. E a tutto ciò si uniscono le gelosie, le lotte sul plano umano e professio¬ naie che rendono quanto mai efficace il titolo di « Nata sot to il segno della discordia » preposto alla mitica Carne rata. Questa è solo la linea gene- rale del volume, nato da sag- qi scritti in varie occasioni ma raramente libro pare pili organico animato da un filo storico vivificatore con risul tati da cui anche'gli storici della letteraturi del teatro prevedibile e mutevole delle volonta artistiche e sociali ,„ mn„lìa rti attraverso le maglie di una documentazione enorme, di date, dediche, lettere, discrepanze fra edizioni: e di qui fa saltar fuori il passato con la coinvolgente vivezza del presente. Giorgio Pestelli della scenografia non potnin no più prescindere (il meto do di Pirrotta è interdisciplimire nell'unico modo legitti- mo-. c"me i"™"1^ ci°e * special smisrenui). Conti lum e ,nfaUl lu serie 1,1 P™' 'j'l'mi aperti: il fascino del discorso critico di Pirrotta è quello delle cose, del difficile sforzo compiuto da idee ed energie nuove per aprirsi un ' varco nella storia: non va alla ricerca delle origini, della formula che inquadri gli eventi, ma al contrario segue il fare e il disfare, im j| ; . ; Claudio Mònteverdi

Luoghi citati: Firenze, Italia