La guerra tra nomadi di Francesco Rosso

La guerra tra nomadi La guerra tra nomadi Per il Sahara occidentale re Hassan ha vinto - Ma se la Spagna ha ceduto, con Algeri il confronto è aperto (Dal nostro inviato speciale) El \imi. aprile. Questo viaggio nel Sahara ex spagnolo ha radici lontane, l'idea mi venne a Tunisi. dove avevo conosciuto alcuni giornalisti marocchini venuti ad assistere ai festeggiamenti del ventennale d'indipendenza della Tunisia; per tornare a Rabat, o Casablanca, loro città d'origine, dovevano fare il giro da Roma, un volo diretto era impensabile, lo scalo ad Algeri poteva significare per loro ma sosta nelle galere del presidente algerino Bu- medien. Mi pareva impos- sibile che i rapporti fra Ma- rocco ed Algeria si fossero guastati al punto da vietare uno scalo di mezz'ora ad al- l'esperimento. Salii su un aereo della Saudi Arabia Airways diretto a Casablanca ed attesi con giustificabile curiosità gli eventi. Lo scalo ad Algeri, circa un'ora, fu normale ma. fatto inconsueto, fummo costretti a trascorrere il tempo a bordo. « Meglio non esporsi a rischi — dis se lo steward — abbiamo alcuni passeggeri marocchini ». L'aereo, evidentemente, era considerato suolo saudiano, e nemmeno l'audace Bumedien si sentiva di violare i confini di sua maestà Khaled d'Arabia. Un avvertimento Fu tuttavia un avvenimento per me rivelatore, ed il proposito di proseguire il viaggio fino al conteso deserto sahariano divenne imperativo. Non incontrai difficoltà per organizzarlo e realizzarlo, anche perché le autorità marocchine si dimostrano abbastanza comprensive nei confronti dei giornalisti visto che. almeno finora, hanno potuto esibire quasi esclusivamente vittorie nei confronti dei loro nemici diretti ed indiretti, it Polisario e gli algerini. Finora, il solo punto a vantaggio dell'Algeria è l'espulsione di circa quarantamila dei duecentomila marocchini che lavoravano nel vicino paese; sono ospitati alla meglio; in tende e baracche, nella periferia di Oufda. una cittadina prossima alla frontiera dote un tempo sostava il treno notturno che univa Casablanca ad Algeri e Tunisi, e sui cui binari ora crescono le erbacce. Quegli emigranti scacciati sono oggi il problema umano più spinoso che il Marocco deve affrontare, ma possono diventare massa di manovra per future rivendicazioni territoriali, come lo furono i palestinesi nei confronti di Israele. Oggi è l'Algeria a fare la morale al Marocco, accusandolo di neocolonialismo perché si è annesso il Sahara occldenta- le senza tenere in nessun conto il parere dell'Onu e dell'Algeria, che vorrebbero un referendum per i sahariani: ma domani, regolata la questione del Sahara, potrebbe essere il Marocco ad avanzare pretese su territori considerati interamente marocchini e che la Francia smembrò per ingrandire l'Algeria convinta di poter tenere più a lungo la colonia mediterranea di quanto potesse tenere il Marocco. Tracciò dei confini arbitrari e così Bechar a Nord e Tindui a Sud furono strappati al Marocco e trasferiti all'Algeria. Ora che sono qui, nel ven- to asciutto che passa come un alito di fuoco sul giallo delirante della sabbia, tutto ciò che ho veduto ed ascolta- to nei giorni scorsi a Rabat. a Casablanca, a Marrakesh mi sembra lontano, privo di significato. Anche laggiù tutto si svolgeva secondo ritmi diversi dai nostri, già quei nomi di città evocano intrighi e misteri ai Quali ci sentiamo estranei, e tuttavia gli argomenti delle conversazioni, gli incontri, le persone, conservavano le apparen- I %* .? "° m° f ^^^J0'^'^^' ?' >°"d° ° Wj»caJ.• *J*"to * !?]?b£ tutto si altera assume di~io?j t'Jfnnlu* , s£*5?""IL eJ? ambiguità degli uomini finiscono per rendere inafferraI bili. Giunto lì. nella città contesa, mi sentii perduto. senza un punto di riferimento cui ancorare quel poco di rn iocinio di cui ancora disponevo. Mi parve di aver viaggiato nel sogno, anche se la realtà circostante aveva sempre avuto aspetti più j che concreti: eppure H pae. saggio che si dipanava oltre gli oblò dell'aereo, pur appartenendo ai cliché pubblicitari del turismo, restava l'idea di un mondo, non una realtà. Presto mi resi conto che per i giorni a venire non mi sarebbe stato facile porre termini precisi tra realtà e immaginazione e che per controllarmi avrei dovuto far ricorso al solo mezzo di cui disponevo, lo scetticismo verso tutto ciò che mi sarebbe apparso. Così, durante le prime ore ad El Aiun, cercai di astrarmi dall'atmosfera che mi circondava, determinato : ^mandare di qualche tempo una approfondita osservazione dell'ambiente. Per questo cercavo di rivivere nella memoria le impressioni del viaggio a bordo del gemebondo FokHer che sobbalzava ad ogni ventata, come una barca sui marosi. Accanto a me era seduto un giovanotto atletico, col quale incominciai a conversare. Mi disse di appartenere alla polizia antiguerriglia, che andava nel Sahara con l'obbligo di rimanervi un anno, senza diritto ad alcuna licenza; gli altri passeggeri erano suoi commilitoni, o funzionari del governo. Per distrarre l'attenzione dallo spettacolo non esaltante che si svolgeva all'interno dell'apparecchio, restavo con gli occhi incollati al finestrino. L'aereo sorvolava sterminate, piatte distese di sabbia gialla che il vento marezzava sollevando qua e là piccoli vortici. L'ombra proiettata dal Fokker pareva un grosso avvoltoio nero sullo schermo giallo del deserto. Benché sgombro da nuvole, il cielo era di un celeste anemico, \ la luce sembrava opaca, forse per il caldo feroce che arroventava l'atmosfera o la polvere sollevata dal vento. A distanze che parevano incolmabili, si intravedeva! no piccoli grumi cubici ad! dossali l'uno all'altro, capanI ne di fango secco di un villaggio chiuso nel cerchio sterile ed ostile della sabbia. Da quei villaggi, sorti sicuramente attorno ad un pozzo, si dipartivano ragnatele di piste tracciate nei secoli dalle carovane, dirette al nulla vuoto e giallo che si stendeva all'infinito. Il giovane seduto accanto a me pronunciò un nome che mi i ridestò ricordi ancora recen- e I fi. Disse Tan Tati, e subito o j riaffiorarono i giorni della o « Marcia Verde ». - ] Guardai più attentamente I sotto di me. a riconoscere i h \ luoghi della più inverosimi- i i i a f ? à . le avventura cui avessi mai assistito, trecentocinquantamila uomini che andavano alla conquista del deserto reggendo un libretto rilegato in verde, il Corano, due borracce d'acqua, due scatolette di sardine, alcune gallette. Dopo Tan Tan, ricordo, c'era Tarlava, dove era stata eretta la sterminata tendopoli. Il vecchio Fokker sorvolò anche Tarlava, a specchio dell'oceano che rompeva in colline di schiuma bianca sulla spiaggia sterminata le sue onde lun- ghe. Non è possibile stabili- i o a r e ù . e a a e i e e r o o i l a re chi abbia avuto l'idea di quell'avventura; alcuni sostengono che furono Kissinger e la Cia a suggerire a re Hassan II il progetto che a molti parve pazzesco. «Una ridicola carnevalata» disse Bumedien invitando le Nazioni Unite a farla finire prima di cominciare, magari mandando i Caschi Blu. I risultati hanno dato ragione al sovrano marocchino: | la Spagna ha ceduto e l'Ai- i geria deve segnare il passo. \ limitarsi, per ora. ad espellere operai marocchini dal suo ! territorio e alimentare i guerriglieri del Polisario per non apparire in prima perso- I na sul fronte della guerra j calda. Dall'alto guardavo la ■ strada percorsa da quei fanatici conquistatori di de- 1 serti, una nera ferita d'asfalto nel giallo della sabbia, e cercato di scoprire il fortino che i mercenari del Ter- i ciò, la Legione Straniera spagnola, avevano abbondo- ! nato per ritirarsi su posi- \ zioni più facilmente difen- i dibili. Non mi riuscì di rin- I tracciarlo in quel vuoto as- j soluto, ma lu sufficiente il ricordo di quella lontana I esperienza per rendermi con- to che il vecchio confine fra \ Marocco e Sahara occiden- j tale è stato definitivamente ! cancellato, e che i marocchi- i ni non lasceranno più quanto considerano ormai territorio nazionale, a costo di un tragico, aperto confronto con l'Algeria. Quando scesi all'aeroporto di El Aiun. attrezzato anche per l'atterraggio ed il decollo di quadrigetti, compresi le ragioni per cui la Spagna ha tardato tanto ad abbandonare questo «cassone di sabbia»; se ha costruito aeroporti di tale capacità, è i segno che contava di rima | i \ ! I j ■ 1 i ! nere nel Sahara per chi sa quanto tempo ancora; altrimenti perché mai avrebbe speso tanti miliardi qui. ed in altre opere di cui parlerò i altra volta? Controlli severi Che arrivare ad El Aiun sia abbastanza facile è innegabile, un po' meno facile è uscire dall'aeroporto una volta atterrati. I marocchini sono gentili, ospitali, ma inflessibili nell'applicar e certe regole. Le visite ai bagagli, ai documenti sono di una meticolosità ossessiva. Un loglio di giornale viene scrutato con sospetto in ogni riga, un apparecchio fotografico un po' fuori dell'ordinario, come quello mio, mette in azione un servizio antiterroristico di inimmaginabile solerzia. Dovetti riempire, come se sbarcassi in un Paese estero, la consueta carta di polizia. \ con relativo numero di pas i saporto: eppure, ero in ter- i i I ; j '. I | I ; : ■ ; : \ ì ! ! I I ritorio marocchino, anche j se le Nazioni Unite non han no ancora accettato il fatto I compiuto. Infatti, in quei giorni viaggiava tra Madrid, \ Rabat, Algeri e Nuaksciot j (la capitale della Marita ! nia; il signor Olof Rvdbeck. i inviato speciale di Kurt Wal- dheim. già venuto da queste parti ai primi del febbraio scorso per sentire gli umori dei sahariani, rendersi conto se volevano l'autodeterminazione, in pratica passare sot- to la sovranità dell'Algeria, o stare coi marocchini. Se l'ambasciatore dell'Onu sentiva il bisogno di un secondo sondaggio era evidente che il primo non lo aveva proprio convinto. Ma di questo pensavo di interessarmi nei giorni successivi, dopo aver fiutato l'atmosfera. Ora mi rendevo conto di una cosa: tanta severità nel controllo delle persone che sbar¬ i cavano a El Aiun era detta iuyu«u « et muli c#u uciiu- la dalla preoccupazione di i i non impossibili torbidi che I i nemici del Marocco potè; vano provocare approfittanj do della presenza dell'amba'. sciatore dell'Onu nella zona. I E di nemici il Marocco ne | ha anche ad El Aiun e la I prima sensazione provata uscendo dall'aeroporto fu ; di una pesante inquietudine. L'avvertivo nella sospetto: sa vigilanza dei molti poli■ ziotti di guardia agli impioti; ti aeroportuali, ma soprat: tutto la leggevo negli sgucr\ di sfuggenti dei sahariani v ì liuti lì a curiosare, fossero avvolti nelle ganduras cele! sti. o vestiti in leggeri abbigliamenti cachi, all'europea. E sentivo soprattutto et ! lì. ! dall'una e dall'altra narte, I mi avrebbero seppie guardato con sosp:,tto. Francesco Rosso

Persone citate: Arabia, Khaled D'arabia, Kissinger, Kurt Wal, Marcia Verde, Olof Rvdbeck, Saudi, Tati