Libro come avventura di Lorenzo Mondo

Libro come avventura UOMINI RAPPRESENTATIVI DELL'EDITORIA Libro come avventura Mario Spagnol, "un commerciante che ama leggere", tesse l'elogio dei tascabili - "La curiosità è un dovere" - Luciano Foà spiega come si possano fare grandi scoperte con gli "scarti " altrui - Il caso Morselli (Dal nostro inviato speciale) Milano, aprile Se gli dico che e stato lui. in tondo, a regalarci Kabir Betti, il Sandokan televisivo, si abbandona a una larga franca risala. Eppure il revival snlgariana degli ulti mi anni, destinato a conquistare il piccolo schermo, si deve in buona parte a Ma rio Spagnol. alla sua idea di ripubblicare il «ciclo della Malesia » in edizione critica annotata, con i disegni del l'autore e il più sontuoso materiale d'epoca «Mi iute vessavi l'esotismo, capire come questo bric-à-brac esotico /osse arrivato in Italia Mi piaceva anche il libro giocattolo Niente di straor dinario. avevo visto a I.on dra uno Sherlotìk Holmes commentalo » Maral" una edizione relativamente costosa eclisso le pullulanti pub hticuziont salgttriane. pini lamio sul più accurato con trailo dei testi e sitll'elegan za dell impaginazione, sulla incipiente moda rétro e lo snobismo degli intellettuali 0 di quelli che ci tengono a esserlo Ecco, in questo amalgama di genialità e op partunismo. di estro ed effi- 1 tema, si rivela qualche poco di Spagnol insieme alla nonchiilanre. alla suprema civetteria autoriduttiva Non si definisce forse « un commerciatile che ama leggere»'' Spagnai, 45 unni, proviene da studi di filosofìa, ma ha cominciato presto -i occuparsi di editoria: nel 1907 ere. già alla Mondadori, dove fu adibito agli Oscar, la collana economica che era sta ta creata apposta « per fare da con fontina alle pubblicazioni a dispense ». Ma in quel periodo appariva stanca, segnava il passo Spagnol volle che diventasse come una piccola casa editrice a sé stante la rese cioè universale, immettendovi, al di là dei solitt romanzi riciclati, saggi, fumetti, manuali e spesso in prima edizione. Si fece cosi la fama di massimo esperto dei « tascabili ». alla Rizzoli aspettarono il suo arrivo prima di rimettere in circolazione, reinventa ta. la vecchia Bur. la collanina dall'austera copertina gri già che lece conoscere i classici, nel dopoguerra, a chi disponeva soltanto di sessanta lire per trotta. Pur essendo direttore dell'intera « divisione libri ». Spagnol non nasconde la sua predilezione per la Bur; è nel modo di « fruttare » i tascabili che si esprime la ' sua filosofia cd'orialc. I ta scabili. intanto, costano poco, tra le 900 e te 2500 lire, e vendono tra le 12.000 e le i 50 000 copie: «Stanno dando ci molte soddisfazioni Og- ' gi, con la crisi, la ricerca del ' libro a basso prezzo sembra venirci incontro». Non a caso continua a movimentare la già ricca articolazione del- i la Bur: sona recenti le se- I ztoni di storia e di arte, e j nuove specializzazioni sono previste, come il folclore. Il successo d'altronde non è cosi facile, esige dati di i cauta immaginazione: « // tascabile va calibrato attentamente, presuppone un acquisto senza mediazione. Chi la recensisce? E si tenga conto che non ha un solo pubblico, ma tanti, come rivela la vendita dei manuali ». ' Ma questo tipo di libro, nelle ixirolc di Spagnol. aiuta anche a superare gli scogli della spocchia intellet tualistica e del facile mercantilismo: « Non hanno nulla a che fare con le edizioni popolari nel senso ottocentesco. Non sono destinati a un pubblica subalterno; penso a una I ::'.ura utile e talvolta sofisticata, che costituisca un servizio, in prin,o luogo, per il mondo della scuo'.a. Questo mi sembra il compilo primaria dell'editoria, e non le velleità egemoniche e culturali. La cultura, quando c'è, sì fa altrove, nelle università, nei centri di ricerca ». La collana economica, in altre parole, come asse portante e come buona coscienza di una casa editrice: protetta dalle connivenze frivole a colpevoli, dalle sterili esercitazioni e anche dalle fughe in avanti. La Rizzoli è una casa editrice che pubblica valori affermati e stabili come Cassola e inventa libri di clamoroso successo e di arguta invenzione come Berlinguer e il professore. In effetti Spagnol crede nel lavoro del talent-scout, nell'editoria come avventura dell'intelligenza. «L'editore che si adagia è destinato a un progressivo languore. Non è un uomo di cultura, ma non può abdicare neanche alla sua funzione di cassa di risonanza. La curiosità per lui e un dovere e deve coincìdere con quella del pubblico, pena la morte. Ad esempio, uno dei nostri best-seller sarà un giallo scritto da uno che i gialli finora li aveva solo tradotti E' Attilio Veraldi, gliel'abbiamo commissionato e ne è uscito un libro piacevolissimo. La mazzetta ». Ma le voci nuove, gli autori che non rendono? « Ah. l'allevamento! E' un compito irrinunciabile dell'editore, che deve però muoversi con prudenza Anche le voci del bilancio vanno sentite, se non si vuole essere penalizzati in prospettiva... ». E la ideologia, come la mettiamo? Fino a che punto interferisce nelle scelte editoriali? « Una virtù dell'editore è la tolleranza, quale si addi ce a una istituzione borghese come l'editoria. Non interessa la provenienza ma la altezza del tono. Ecco, la tolleranza mescolata alla curiosità ». Gli piace il suo lavoro, ha una sola preoccupazione: « La dispersività, la frenesia, il rischio dì avere come traguardo prossimo la schizofrenia intellettuale ». Se ne difende, in parte, con la passione dell'arte antica, collezionando quadri ti Ho un certo fiuto ». dice Spaniol. un'altra volta autoridnttii" Qualcuno sussurra, maliziosamente e ammirativamente, che riesce a guadagnarci anche di lì. A confronto con Spagnol. cosi franco e rilevato anche quando sembra giocare a rimpiattino. Luciano Foà. della casa editrice Adelphi. sembra prediligere le zone d'ombra, parlare per interposta persona. Racconta sto..- piacevolissime, profuma le. che non sembrano avere apporto con la casa editrice e invece aiutano a chiarire la sua singolarità, la somma di risentimenti, umori, esperienze che le hanno dato vita. 11 padre innanzitutto. Augusto Foà. che « cominciò come correttore di bozze alla Pomba » e attenuò le primitive ambizioni di letterato facendosi traduttore per le appendici dei quotidiani. Vendeva traduzioni e diritti, scoprendo da sé la professione dell'agente letterario che avrebbe successivamente esercitato attraverso l'Ali /Agenzia letteraria internazionale i. Siamo a fine seco, lo. Ira Torino e Milano, e le suggestioni letterarie si sposano a quelle industriali: Foà padre lavora in una so| efefà di telefoni, alimenta ì di titoli le edizioni dell'aliarj chico Monanni. si occupa di cinema finché un film dal titolo iettatorio. I cancelli della morta, manda a pezzi * la sua casa di produzione. Questo padre che il giovane Foà accompagnerà in Svizzera nel 1943 per sottrarlo alle persecuzioni razziali, deve aver contato molto. Poi c'è Bobi Bazlen. l'uo¬ mo che nel 1925 fece cono ■ sccrc Svevo a Montale, lettore onnivora e impavido, 1 treiiuentatorc di zone segrete o dimenticate della letteratura universale, propagatore di squisite faziosità: fiorita miracolosamente a Trieste da un'eredità di birrai tedeschi, nell'aroma composita degli empori di caffè e delle legatorie. Luciano Foà racconta lento e filato, dietro la figura di Bazlen si sottrae e insieme si rivela. Conobbe Bazlen all'Ali in tempo di « autarchia » culturale, si fece consigliare da lui per esportare diritti di autori italiani: Vittorini. Gadda. Pea... Furono insieme a Ivrea tra il '41 e il '43 a preparare quella che. nelle intenzioni di Adriana Olivetti, avrebbe dovuta essere « la grande casa editrice del postfascismo ». Poi ci fu il decen- ■ nio di Foà all'Einaudi, come segretario generale, il lento distacco dall'Ali e nel 1902 la fondazione, insieme a Roberta Olivetti, della Adelphi: come sigla editoriale, i due omini-insetti sulla barchetta, che sarebbe poi la luna («E' un antichissimo segno cinese che significa vita mio va a). Quaii criteri, quale idea, stavano dietro V Adelphi? « L'idea di Bazlen. totalmente irrazionale, che i libri sono come le persone, alcuni danno un buon suono e altri no. Volevamo dei libri unici, che fossero il risultato di un'esperienza di vita, un'intera vita ». Foà insiste su queste scelte di gusto, che non erano però occasionali, si muovevano in direzioni precise. Bisognava superare il blocco culturale provocato dal provincialismo italiano e consolidato dal fascismo, rotto appena, negli Anni Trenta, dalla « scoperta » degli Americani: ritrovare la letteratura a cavallo del secolo, certa avanguardia: Jarry, Baumal. Artaud. Nell'area tedesca imperversavano Mann e Brecht: ebbene. VAdelphi pubblica Kraus. Ruth. Walser, Wedekind. Bazlen aveva poi un estremo interesse per la letteratura fantastica: Patocki. Kubin. Strindberg. Alce Nero: « Intendevamo reagire all'aria del tempo, che era tutta politicizzata e ideologica: naturalmente, altri ci vennero dietro, ci tolsero l'esclusiva ». Anche per i classici, Bazlen pensava a nomi diversi, agli orientali, per esempio. «Nietzsche, un pensatore così asistematico, così mistificato, si confaceva a noi. Abbiamo avuto un colpo di fortuna; tramite Colli, il filosofo, abbiamo messo le mani sulle carte, in gran parte inedite, conservate all'archivio Goethe-Schiller di Weimar. Così è nata l'edizione critica, un'impresa di prestigio internazionale... ». « Ecco, lavoriamo con una combinazione di elementi che si "tengono" abbastanza. L'eredità di Bazlen è stata raccolta da Roberto Calassa, il nostro direttore editoriale: non pubblichiamo un libro che non ci piaccia, sicuri che il pubblico lo troviamo. Quanti? Una trentina all'anno, il numero giusto per non alterare questo equilibrio artigianale Siamo in sei, me compresa, che lavoriamo qua dentro. Conser viamo all'interno il rapporto di tipo orizzontale implicito nella parola Adelphi...». Gli dico che è caratteristica dell'Adelphì pubblicare libri indispensabili e comunque avvincenti ricorrendo spesso agli « scarti » di altri editori. Il caso più emblematico è quello di Guido Morselli, il solo vero scrittore scoperto in Italia da un buon numero d'anni e rifiutato da troppi editori: « Era il non specialista che segue, scrivendo romanzi, l'evolversi dei propri interessi culturali ed esistenziali. Il grosso nodo del marxismo, i mutamenti nella Chiesa dopo il concilio... E poi. c'era in lui quasi un senso di sfida: voleva scrivere di tutto come certi autori stra nieri: non mercificati per questo, liberi soltanto dal peso di una soffocante tradizione letteraria. Morselli era lo scrittore fatto su misura per noi ». Lorenzo Mondo

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