Perché quei mariti bastonano le mogli di Clara Grifoni
Perché quei mariti bastonano le mogli Perché quei mariti bastonano le mogli Settimane fa, ci è arrivata una lettera che qui riassumiamo: «Il nostro fu un matrimonio d'amore, ma è andata male lo stesso. Incominciò con gli schiaffi e diceva che erano per insegnarmi a vive re. Poi è passato ai pugni e calci, un giorno tentai di rivoltarmi e ne presi tante che credetti d'imparare a morire Lui però è furbo, quando vede che boccheggio si ferma, non vuole arrivare allo scandalo. Ora son ridotta ad aver paura quando è in casa, mi aiuti». Stranamente, questa lettera di doleances, una delle trote, non era anonima: e nome e indirizzo non erano falsi. E' stato possibile rintrac dare la scrivente, signora E.B.. romana, minuta, graziosa, un filo di smarrimento rappreso all'angolo degli occhi: trentadue anni, sposata dal 'l>4 a un garagista, tre figli Una storia banale nella sua ferocia i «Perché la picchia?»; «Per questo o per quello, ogni scusa i- buona» i e. apparentemente, senza via d'uscita. Dopo quest'incontro, ci è venuta la curiosità d'indagare su un «costume.) coniugale che credevamo archiviato per sempre. Ci vuole più coraggio a sposarsi che a restar nubili, scriveva Colette prima del '40: a quei tempi le punì zioni corporali, lo finte corri gendi, erano un diritto del capofamiglia, nei riguardi di fi- gli e consorte. Oggi non sono più un diritto, ma i mariti cavernicoli pronti ad alzar le mani o il battipanni risultano ancora numerosi. Nel Meridione più che nel Settentrione, in provincia e nelle «cinture» più che nelle grandi città; ma è un fenomeno impossibi le a tradurre in cifre, gl'interessati stanno zitti, i vicini per principio non sentono. «Ma guai — dice il giudice Paolo Vercellone, presidente del tribunale torinese dei minori — guai se non si pretendesse la querela di parte e i vicini, l'assistente sociale, il parroco, il carabiniere di pae se che ne sa sempre più di tutti, avessero la facoltà d'intromettersi nei dissapori altrui. Un altro vecchio incentivo alle busse è il vino. L'uomo bevuto picchia moglie e figli. Dice la signora A.V.. calabrese, moglie d'un gruista: «Pri ma mi menava il sabato sera, tornando dal caffè dove s'incontrava con gli amici. Ora il sabato sta in casa a guardar la televisione e va al caffé la domenica pomeriggio, cosi le busco prima di cena». Esser picchiate soltanto di domenica può essere un privilegio nei confronti delle mogli battute Quasi giornalmente come cotolette. Armanda Quiducei. sociologa e scrittrice veneta, che ha compiuto un'inchiesta sulle condizioni di vita delle contadine del Sud ie tra breve pubblicherà un libro sull'argomento), ci Ilaria di scene selvagge scatenate negli abituri campagnoli da colui che si considera e. peggio, viene considerato tutfoggi dalle donne il padrone indiscusso, quando rincasa Ubriaco fradicio, vaneggiarne, demenziale. «In Campania. i come nel Friuli p nelle Lunghe — dice la Guiducci — la miseria e lo stremante lavoro nei campi abbrutiscono l'uomo, cui spesso non resta altra evasione che il bere. La donna invece non ne ha alcuna, è perennemente sospesa tra il terrore delle busse e quello delle gravidanze. La pillola non sa neppure che esista». Dopo l'alcol, il sesso e (dia mo a Freud quel ch'è di Freudi, le inibizioni, frustra z.ioni. eccetera. Ecco il padre di quattro figli, saltuariamente occupato, che picchia la moglie quando torna dal lavo ro (è lei a mandare avanti la baracca i per riaffermare una supremazia in pericolo. O la moglie tradita e regolarmente bastonata dallo sposo, che ha bisogno di scoticare i suoi complessi di colpa. La moglie-tipo italiana ha poco o nulla di femministico: è paziente, più o meno russe ■ guata e quasi sempre disinformata, Teme, denunciando il marito, di farlo «andare in galera»: timore antico e infondato al ito per cento. In genere, lui se la cava con una ramanzina o, se la donna muore per sevizie, con la reclusione da 3 a H anni «Anche a un certo livello culturale — dice l'avvocnto Bianca Guidetti Serra — le botte vengo no tenute nascoste per un malinteso pudore. Clara Grifoni
Persone citate: Bianca Guidetti Serra, Colette, Freud, Guiducci, Paolo Vercellone
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