Lo splendido vero di Carlo Falconi
Lo splendido vero L'estetica di un teologo-letterato Lo splendido vero Hans Urs von Balthasar: e La percezione della forma », I voi. di « Gloria. Un'estetica teologica», Ed. Jaca Hook. pag. 650, lire 16.000. lì teologo luccrnese Hans Urs von Balthasar, prima del Concilio, era pressoché ignorato In Italia. Due sue operette di teologia spirituale. Il cristiano e l'angoscia e Suor Elisabetta della Trinità, le uniche fino allora tradotte, erano passate quasi inosservate. Soprattutto si ignorava il rumore destato, sin dal 1952, dalla pubblicazione del suo volume L'abbattimento dei bastioni, nel quale egli sosteneva l'urgenza di un aggiornamento teologico della Chiesa. « La verità della vita cristiana è come la manna del deserto » vi diceva: « Non la si può mettere da parte e conservare; oggi è fresca, domani è marcia. Una verità che continui solo ad essere trasmessa, senza essere ripensata a fondo, ha perso la sua forza vitale ». Considerato all'estero come uno dei fautori della « nuova teologia » ( il von Balthasar, nel '29 era entrato nella Compagnia di Gesù, da cui doveva separarsi nel '48, ed era stato destinato alla Fourvière, a Lione, dove aveva avuto tra i suoi maestri i ■ padri De Lubac, Daniélou, MCnatc ' Fessard, ecc., dedicandosi sot-1 i to la loro guida soprattutto ! va quasi di farne il nome ! Cosi come in Renere sl Jgn0. j 1 rarono di lui i suol contribu eurnsfabtssrlseGcpcagti al concilio, per il fatto che non figurò, sempre In conseguenza di quel libro, tra gli esperti ufficiali. Divenne inve- j ce quasi famoso anche da ì noi quando i suoi scritti con- ; tro gli eccessi del progressismo post-conciliare iCordula ovverossia II caso serio, 1968. con un duro attacco a Ranher, Punii fermi, 1971), additarono in lui, sebbene a torto, un traditore della sua vecchia e gloriosa bandiera. Anche allora comunque, al di fuori degli scritti polemici, si continuò ad ignorare il resto della sua varia produzione teologica, filosofica e patristica. Ma In particolare passò inosservata la sua ca¬ I ratteristica più tipica: quel1 1ft cioe dl esscre jj piu iette. rato dei teologi cattolici contemporanei, sia per le sue doti di scrittore, che per la apertura e la vastità dei suoi interessi umanistici. Von Bai¬ thasar. infatti, ha sempre ob- bedito a una sua inequivoca vocazione per le lettere: dap- prima specializzandosi in let-1 teratura tedesca nelle Univer- \ sita di Zurigo, Vienna e Berlino, poi, specie dopo l'incontro con Paul Claudel a Lione e con Albert Béguin, il grande amico di Bernanos, a Ginevra, curando alcune collane monografiche sui maggiori pensatori dell'umanità (fra essi Goethe, Novalis. Nietzsche. Buber, ecc.) e traducendo opere di Claudel. Mauriac, Péguy. Mouroux. Calderon, ecc. Sennonché la frequentazione della letteratura e degli artisti non era per von Balthasar un semplice hobby prsi al pegazagmcostituiva bensì un'esigenza ! me un'esperienza vitali che a un certo punto non mancarono di rivelarglisi decisive nei riguardi dei suoi stessi studi teologici. Finirono infatti per suggerirgli l'idea di applicare il concetto della bellezza, l'estetica, come criterio fondamentale di conoscenza teologica. Più o meno, si disse, come avevano esperimentato e attuato padri della Chiesa quali Ireneo e Agostino, dottori come Anselmo e Bonaventura, mistici come Giovanni della Croce, filosofi come Hamann e Soloviev, poeti e scrittori come Hopkins e Péguy, ecc. Gli altri criteri comuni (cosmologico, antropologico e sottospecie) gli si rivelarono fatalmente riduttivi del contenuto rivelato e perciò stesso tali da alterarlo nello sforzo di adat tarselo, mentre quello estetico, dato il suo carattere speculare, gli si mostrava pienamente ricettivo e capace come nessun altro di stabilire mi contatto vitale ed esaltante con la Parola. « Senza la conoscenza estetica, ha scritto, né la ragione speculativa né la ragione chrotolo«Dneloracesuverabiratechlualdelae laatstquloconetascceved pratica riescono a svilupparsi completamente. Se manca al verum lo splendor che è, per San Tommaso, la prerogativa del bello, la conoscenza della verità rimane pragmatica e formalistica... E se manca al bonurn la voluptas, i che è, per Sant'Agostino, prerogativa del bello, il rapporto col bene si ferma al livello utilitario ed edonistico...». «Dottrina della considerazione e della percezione del bello e dottrina della forza di rapimento del bello sono vicendevolmente connesse. Nes suno infatti può percepire in verità senza essere già stato rapito e nessuno che non abbia già percepito può essere rapito ». Di qui il suo tentativo di teologia contemplativa più che speculativa, ossia di «svi luppare la teologia cristiana alla luce del terzo trascen- j cioè | | I ! I I , i ! | I ! dentale, di completare cioè |la considerazione del rerum j e del bonum mediante quel- j la del pulchrum », tentativo ! attuato mediante il piano e j stremamente uMztoso di quella somma di estetica teo logica il cui primo volume, corrispondente a quello che nei corsi tradizionali aftron - ta i «fondamenti» della iscienza teologica, vide la luce nel 1961 ed ora appare in veste italiana nell'efficace traduzione di Giuseppe Buggeri. Carlo Falconi
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