Concesso a Karen il diritto di morire di Vittorio Zucconi

Concesso a Karen il diritto di morire Decisione della Corte suprema per la ragazza in coma da un anno Concesso a Karen il diritto di morire (Dal nostro corrispondente) Washington, 1 aprile. La storta di Karen Ann Quinlan, la ragazza americana di 22 anni in coma da 350 giorni, è alla fine: In qualunque momento, ora mentre stiamo scrivendo o fra giorni, la macchina per la respirazione automatica che l'ha tenuta sospesa in un limbo artificiale tra vita e morte per quasi un anno potrà es sere rimossa spegnendo cosi il residuo di attività flstca che ancora rimane in lei. La Suprema corte dello Stato del New Jersey (sette giudici) ha deciso ieri, rovesciando all'unanimità la decisione del i magistrato di prima istanza I (novembre '75). che il padre j adottivo della ragazza, Joseph Quinlan è il responsabile assoluto di quanto ad essa accadrà e nessuna azione legale potrà essere intentata contro di lui o contro i medici che accettassero di « staccare la presa » della macchina respiratoria. Visto l'atteggiamento dei genitori adottivi di Karen Ann (loro hanno richiesto l'autorizzazione legale a lasciar morire la giovane) non vi sono dubbi su quanto avverrà. E' possibile che lo staff medico che dal 15 aprile 1975 assiste Karen Ann Quinlan, ricoverata all'ospedale di Denvllle (New Jersey) in coma profondo e da allora mai risvegliatasi, rifiuti comunque di darle il colpo di grazia per il quale i genitori si sono battuti in giudizio: al processo di prima istanza, i j medici curanti e le Internile re espressero per la giovane un attaccamento quasi fanatico affermando concordi che mai avrebbero interrotto le cure straordinarie, meccaniche, elettroniche, biologiche, che le consentono ancora di respirare. In tal caso — grazie alla sentenza della Corte suprema — il padre potrebbe affidare la figlia ad altri medici più disponibili e farle sottrarre ogni intervento eccezionale, lasciando che « i processi naturali facciano ti loro corso — come ha detto Joseph Quinlan — e se al termine vi sarà la morte, sia ». « Mia figlia — disse il padre di fronte ai giudici — ha diritto di spegnersi con grazia e dignità. Quella di oggi non è vita, ma uno scempio meccanico di un povero corpo ». Quando la macchina sarà spenta, un prete sarà presente. Non esiste alcuna possibilità umana di sopravvivenza autonoma e naturale per la giovane. Da quando precipitò in coma, la sera del 15 aprile 1975 durante una festicciola fra amici, per. ragioni ancora oscure (risulta soltanto che essa bevve un bicchiere di « Gin e acqua tonica » subito dopo aver ingerito barbiturici; Karen Ann Quinlan è rimasta nella camera di cure intensive dell'ospedale di Denvllle respirando grazie a strumenti meccanici, con l'attività cerebrale praticamente azzerata, insensibile a stimoli esterni, capace soltanto di sporadiche reazioni riflesse, uno scatto delle palpebre, una breve contrazione muscolcz. 1 Un particolare struggente, ri velato dai medici cunnti, dice che gli arti della ragazza, bruccta e gambe, sono ormai calcificati e bloccati in una posizione che la fa somigliare — citiamo a fatica le pa¬ role di un neurologo che ha testimoniato in Corte — « ad una mantide religiosa ». /{ peso della ragazza è sceso In 12 mesi da 120 libbre (60 chili circa) a 75 (meno di 37 chilogrammi). I genitori adottivi, Julia e Joseph Quinlan, entrambi cattolici, hanno già affrontato spese pazzesche per il mantenimento di Karen nel suo stato attuale: le sole spese ospedaliere, senza dunque le parcelle dei medici, raggiungono i 300 dollari al giorno, al cambio attuale quasi 90 milioni di lire, dalla data del ricovero. Gran parte dei conti è stata pagata direttamente '\ar genitori, poiché l'assicurazione non ha coperto che una trazione dei costi (negli Usa non esiste assistenza medica pubblica, se non per alcune classi indigenti). Nessuno si nasconde che il problema delle spese ha giocato un ruolo non secondario nella decisione della famiglia di chiedere ai tribunali il diritto di « vita e morte » sopra Karen Ann. Ma il caso della giovane in coma oltrepassa ovviamente, e di molto, le soglie di una pur grande tragedia umana e familiare. Questioni giuridiche fondamentali — i diritti dei privati contro il diritto dello Stato — questioni mediche — dove tracciare con sicurezza il confine tra vita e morte reso ormai mobile come un fronte di guerriglia quotidiana dai progressi delle tecnologie terapeutiche — si aggiungono a problemi morali, di deontologia medica e di teologia. In esse, giuristi, medici e teologi potrebbero dibattersi per anni, nella precisa coscienza che non esiste una risposta univoca e assolutamente valida. Il procuratore dello Stato del New Jersey, che ha combattuto la richiesta di eutanasia del padre di Karen Ann. ha sostenuto che la sfera dei diritti privati non arriva all'autodistruzione (in tutti gli Usa il suicidio è un reato), mentre i legali dei genitori, e ieri an- Vittorio Zucconi (Continua a pag. 2 in quarta colonna)

Persone citate: Joseph Quinlan, Karen Ann, Karen Ann Quinlan

Luoghi citati: New Jersey, Usa, Washington