Rock "duro,, con Ginger Baker

Rock "duro,, con Ginger Baker Rock "duro,, con Ginger Baker Concerto rock idi quello « heavy », duro) ieri sera al Palasport con il nuovo gruppo guidato dal veterano (si fa per dire) Ginger Baker, trentottenne batterista britannico di chiara fama. La musica era modesta e chiaramente commerciale, tuttavia lo spettacolo si sarebbe meritato un uditorio più vasto delle due mila e cinquecento persone che, più o meno, si affiancavano tra spalti e platea. Il repertorio era quello noto al clienti della « Baker Gurvitz Army», il quartetto (basso, chitarra, batterìa ed un «r vocalist ») che nel giro di circa un anno ha già pubblicato due discreti longplaying. Rock pesante, si è detto, di quello all'inglese che rivela però inaspettate ed inconcepibili connessioni con la musica pop « mode in Germany », teutonica presenza in un contesto africaneggiantc che richiederebbe forza e vigore quando siano espressi con « souplesse » e rilassata dinamica. Niente di tutto ciò ieri sera: la « Army » non va per il sottile, al contrario aggredisce l'uditorio con i suoi i» riff » massicci, costruiti in serie con il preciso scopo di favorire un'operazione adescatrice. Insomma, un'orchestra come tante. Differente discorso merita Baker, inedito per Torino. Solista ormai celebrato nella mitologia pop, Ginger è un batterista che in Europa si è guadagnato il suo Olimpo. E' infatti molto abile: tecnica, suono, eccetera. Si esprime con un linguaggio molto semplice, costruito su frasi che procedono sulla metrica delle quattro misure (abbastanza banale/: suona ostinatamente sul tempo ed il suo fraseggio è quello tipico dei batteristi jazz che durante gli Anni 30 furoreg¬ giavano a Chicago ed a New York. Forse troppo poco per l'uomo che ebbe il becco di sfidare un genio come Elvin Jones. Abbastanza per un virtuoso manieristi europeo. f. mond. Ginger Baker durante il concerto al Palasport

Persone citate: Baker, Elvin Jones, Ginger Baker

Luoghi citati: Chicago, Europa, New York, Torino