Margaret amore e vendetta

Margaret amore e vendetta Taccuino di Vittorio Gorresio Margaret amore e vendetta Non è per fare concorrenza a quella che si chiama la presse du coeur o la stampa rosa, o comunque i servizi a sensazione che appaiono sui rotocalchi di larga diffusione nelle famiglie: voglio però occuparmi con una certa libertà di apprezzamento dei casi d'amore della gentile princì pessa Margaret d'Inghil terra, quinta nell'ordine di successione al trono di San Giacomo, e spezzare una lancia a sua favore. La sorte parve che la favorisse quarantacinque anni fa, quando nacque sui gradini di un trono — e di che trono.' E quando poi. via via crescendo, non la privò del tutto di charme e di attrazioni femminili. Non era molto alta di statura, non si sa bene quanto fosse dotata di intelligenza né quanto gusto avesse per l'istruzione, ma queste sono condizioni — dall'avvenenza alla cultura — che non sono mai state di rigore per te principesse di sangue reale. Certo, comunque, era fornita di sensibilità, con esigenze di cuore che non disdicono alle ragazze, commesse o dattilografe che siano. Si innamorava infatti facilmente come una qualunque piccola borghese, e appunto in questo stava il segno della sua personale dignità di donna. Si ricordano tutti la sua passione per un giovane eroe della seconda guerra mondiale, il tenente colonnello aviatore Peter Townsend, che era certamente un uomo affascinante, il quale aveva però il torto di avere già contratto un preredente matrimonio, e di aver poi ottenuto il divorzio. Un divorziato ammesso nella famiglia reale? Perfino negli Stati Uniti un candidato alla presidenza che risulti divorziato si vede sbarrata ia strada verso la Casa Bianca. Ci fu il caso di Stevenson, nel 1S52, e se anche la scelta allora fatta dagli e-' lettori americani pro-Eisenhower aveva molto più profonde ragioni politiche, il divorziato Adlai Stevenson fu facilmente presentato alla pubblica opinione puritana come un matrimonialmente irregolare del quale era meglio quindi non fidarsi. E così uno degli eroi della battaglia d'Inghilterra vinta dalla RAF nei cieli del 1940 si ebbe lostraci smo. Più accettabile parve. una quindicina di anni fa, il fotografo Armstrong Jones che divorziato non era, anche se sul suo conto correvano volgarlssime battute a proposito delle sue tendenze sessuali. C'era chi lo chiamava il conte di Middiesel, e non starò a tradurre la parola per non cadere in polivalenze oscene fra il nome geografico di una onorabile contea e una accezione letterale di allusivo dubbio gusto. Comunque, la regina Elisabetta lo iìnbiancò a nuo vo nominandolo lord Snowden. Difalti snow significava neve, onde il marito di Margaret diventò una specie di principe 'i Monte nevoso (come D'Annunzio ai tempi suoi) e proseguì correttamente ad esercitare la sua professione di fotografo, magari approftt iandosi quel tanto che si immagina della sua nuova posizione di fotoreporter regale. Ricordo una polemica quando il prestigioso settimanale Sunday Times ottenne di assicurarsi i suoi servizi: ci fu chi protestò per una presunta concorrenza sleale nella profes sione. Ma non c'è dubbio che come fotoreporter era assai bravo, lord o non lord che fosse. Ben più difficile, purtrop po, era il rapporto con la moglie che egli pare trascurasse e dalla quale sembra che fosse del pari tra scurato. La principessa Margaret, anche se gli anni trascorrevano, continuava ad avere un cuore, una sensibilità, desideri, come ogni altra donna di legittimo e giusto temperamento. Sembra che adesso sia stata innamorata da un cer¬ to giovane Llewellyn, figlio di un grande campione di equitazione, ben noto agli appassionati dei concorsi ippici di piazza di Siena a Roma, 'dove più volte ha riportato meritorii successi. Ma anche la sorella di Margaret, regina Elisabetta, ha la passione dei cavalli; sua figlia Anna è felice sposa di un altro campione della nobile arte, e se la povera Margaret si è accontentata del figlio di un campione, davvero non si vede che cosa ci sia di male, di - dirazzato », per così dire. Mi piace, in ogni modo, il senso centrale di tutta questa storta che vedo imperniata sui divorzi piuttosto che sui cavalli. Nel 1936 — se non sbaglio — il re d'Inghilterra Edoardo Vili abdicò perché non gli era concesso di sposare la signora Simpson. un'americana divorziata; più tardi sua nipote Margaret dovette rinunciare al suo amore per il colonnello Townsend. eroe ma divorziato: ma adesso Margaret prende le sue vendette su tutto e tutti. A propria volta divorziando da un marito che faute de mieux si era dovuto prendere. Ci sono a mio parere due considerazioni da fare. La prima è quella relativa al mestiere della regalità in sé e per sé. e che il nostro Guido Morselli aveva già a suo tempo definito bene nel Divertimento 1889 (Adelphi ed. 1975) là dove parlava del mestiere di re come di « un mestiere che era fra i più detestabili e alienanti, e a cui si reagiva con la fatuità ad oltranza ». Era già vero ottantasette anni fa, quando Morselli parlava degli amori di Umberto I re d'Italia, e figuriamoci adesso, dopo quasi un secolo La seconda riguarda la storia del divorzio che cacciato con ostinazione dalla porta di una reggia rientra nella reggia per la finestra, onde posso concludere con due mottetti latini di facilissima ed eterna comprensione: « Amor omnia vincit ». cioè l'amore vince tutto: e poi: « Spiritus durissima coquit », il che significa che alla volontà, allo spiriio, a un deciso proposito non c'è cosa che regga, che non si liquefacela pei quanto dura sia: nemmeno il senso tradizionale del conformismo incoronato.

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Roma, Stati Uniti