De '76, un partito vivo e inquieto

De '76, un partito vivo e inquieto LA TRIBUNA E LA PLATEA, DOPO CINQUE GIORNI DI CONGRESSO De '76, un partito vivo e inquieto Roma, 22 marzo. Non sappiamo se da questo congresso la de uscirà « rifondata »: i segni raccolti in cinque giorni sembrano escluderlo, né l'attuale congresso poteva trasformarsi — in questo momento politico — nella « costituente » auspicata da Bassetti. Dubitiamo che dal congresso in corso la de emerga davvero unita, anche se con qualche compromesso verrà evitato lo scontro fra liste contrapposte. Il ripetersi di appelli all'unità, sinceri e persino angosciati, non basta per colmare il solco fra le due de: basta guardare la platea dei delegati per accorgersi che esiste, al di là d'ogni manovra, una profonda frattura. Il dibattito conferma la dispersione delle vecchie correnti, e anzitutto la liquidazione del gruppo di potere doroteo. Alcuni notabili, entrati in congresso come « capi storici ». già appaiono emarginati o disfatti. L'assemblea ha respinto l'appello di Fontani, rendendone ormai inverosimile un'altra resurrezione. Non ha perdonato i secessionisti della lega dorotea, come Rumor e Ta- viani: ma ha accolto assai male anche i dorotei ortodossi, come Piccoli e Bisogna. Ha fatto di Colombo, più di quanto non fosse equo, il capro espiatorio delle difficoltà economiche. In modo forse diverso da come i novatori desideravano, si è realizzato un ricambio parziale di protagonisti. Il congresso ha confermato invece a Moro la posizione di « /eader »: con i consensi, con gli applausi, con inconsueti segni di riconoscimento per il suo prestigio morale e politico. Ila concesso un'investitura anomala, ma significativa, a Zaccagnini: un fatto importante, an che se il segretario fosse so- stituito domani o in un pros simo futuro. Non occorre attendere i voti finali per av vertire che dal congresso 1D76 emerge come protagonista lo sconfitto del congres so 1973. la vittima dell'oc cordo di Palazzo Giustiniani: l'on. Forlani sarà comun que. nel partito o al governo, un protagonista di primo piano e il simbolo d'una parte della de. Ma conti tutti dovranno fare icon Andreotti. Un po' i , , o e n o , luto parlare a lungo/, nessu no ha pensato che l'estrema brevità del discorso intaccasse il prestigio di Andreotti. Il travaglio, autentico, della de non è dimostrato sol- i tanfo dalla tensione del cono o appartato, rimasto per cinque giorni in seconda fila nel pai- co della presidenza, discreto nno all'ambiguità nel suo in- tervento originale e proiet- tato sui grandi disegni del futuro, il delfino di De Ga- speri conferma che la sua vi-talità politica sfida l'usura dei decenni. E' un personag- gio a sé in tutti i particola- ri: mentre l'autorità dei capi si misura anche sulla moledei discorsi (non a caso For-™nle_ponat-Cattln hanno vo-I gresso, dalle reazioni appas ■ siorMte. dagli scontri. C'è una ! parte di rituale nelle conte\ stazioni: di solito la platea j rivela i suoi umori divisi nei primi cinque minuti, poi non infierisce più (ma con Piccoli 'è rimasta ostile). Ci sono : chiarissimi segni di manovre, i legate alla battaglia per la ! segreteria, in certe contestaI zioni bene orchestrate: non è ; difficile, a destra come a si- i \ nistra, arruolare squadre di o'. ple.uditori o disturbatori. , Tuffatila delegati, militanti e invitati partecipano al dibat j tito con una passione più ce \ cesa che negli ultimi congres si. e spinta fino all'intempe ! ronza. Di solito la pluteo ap ; pare più o meno divisa in due 1 schieramenti: metà applaude, 1 l'altra metà dissente o tace, j Ci sono però alcuni temi che {suscitano consensi unanimi, j /; vecchio « anticomunismo , ai bandiera» (come lo defl1 nisce Forlani) è finito, e Fan-\/a„i inutilmente ha tentato di risvegliare lo spirito di crociata: ma l'intera assem-blea concorda nel rifiuto del compromesso storico e della collaborazione con il pei. in un'ostilità di fondo al comu- nismo. Decisamente antifasci- sta e avversa a ogni totali- tarìsmo, l'assemblea sembra unanime nel sostensre ti ca- rattere « popolare » delta de e nel volere un'accentuazione « sociale » della sua linea (che poi ne tragga tutte le conseguenze politiche e ope- rative. è un altro discorso), Il patriottismo di partito è molto forte: quando lo ce- lebra, qualsiasi oratore ha la certezza di scatenare un'oca- zione. Anche il tema delle ir mani pulite » suscita entu- siasmi. e risponde al bisogno profondo di liberare la immagine del partito dall'ombra degli scandali: ma, proprio per quel patriottismo, ai capi si chiedono piuttosto impegni per il futuro che processi al passato. Come tutte le istituzioni in crisi, alla ricerca di un'identità e di una linea, la de del tredicesimo congresso sembra voler trarre legittimità e ispirazione da un ritorno ai « padri fondatori » e insieme investigare le strade del fu1 turo con un (frettoloso! ri | pensamento culturale. Così abbondano i richiami, da tut ti ripetuti, a Sturzo e De Ga speri: ma non manca neppu re ricerca del colloquio con \ ' cattolici democratici fuori , del partito (l'invito a Pietro Scoppola è significativo), ! Proprio su questa ricerca [culturale, peraltro, le posizio j ni ridiventano assai lontane, [pur nel larghissimo rifiuto ■ dell'integralismo e dei condi \zlonamenti confessionali. C'è j un abisso tra il discorso « lai [co » di Moro, ansioso di ca ; pire e assorbire tutte le in ! quietudini della società, e la j polemica di Forlani contro '. lo spirito libertario dei laici e le imprudenze dei cattolici del dissenso, il suo esplicito richiamo alla tradizione, il consenso con la battaglia di « Comunione e liberazione ». Mentre tanti oratori hanno esaltato l'ispirazione cristiana del partito, Forlani ne ha rivendicato l'ispirazione cattolica: il cambio d'aggettivo non è casuale, né privo di significato politico. L'antitesi Moro-Forlani esiste, è ovvia in un movimento composito come la de. è una dimostrazione di vitalità del partito. Soprattutto se si pensa ai rispettivi schieramenti, non può essere semplicisticamente spiegata come un conflitto tra conservatori e progressisti: e da sola non costituirebbe un ostacolo insormontabile ad accordi unitari. Ma essa non esaurisce tutti i problemi. Al di là dei fischi e degli applausi del congresso, la nomina del segretario, la direzione del partito, le prospettive per il governo saranno decise nelle riunioni segrete delle correnti: con vecchi giochi oscuri, negoziati ambigui e magari soluzioni a sorpresa, in dubbia coerenza con i propositi di rifondazione. Carlo Caaalegno

Luoghi citati: Bassetti, Roma