Beirut: stragi dopo l'attentato Il premier Karame a Damasco di Igor Man

Beirut: stragi dopo l'attentato Il premier Karame a Damasco Il caos libanese è costato 100 morti in un giorno I Beirut: stragi dopo l'attentato Il premier Karame a Damasco I Dal nostro inviato speciale ) Beirut, 20 marzo. I « tre presidenti », il primo ministro Karame. Io speaker della Camera Kamal El Assaad. l'ex premier Sud» Salam, scampati miracolosamente a un attentato, hanno ripreso la via di Damasco. VI sono giunti nella tarda mattinata di oggi a bordo di un aereo siriano, gemello dello « Yak-40 » incendiato ieri da un razzo, sulla pista dell'aeroporto di Beirut. A convincerli a recarsi In Siria è stato il ministro degli Esteri damasceno Khaddam che ha avuto con loro lunghe conversazioni telefoniche, «Il complotto era diretto contro il Libano, contro la Siria e tutti gli arabi — ha detto Khaddam —, ma noi taglieremo le mani ai congiurati». 11 colpo era stato minuziosamente preparato. Se il presidente della Camera non (osse giunto il ritardo sulla pista, l'aereo sarebbe stato centrato in volo da almeno due razzi e da raffiche di mitragliatrici. Due militari sono stati arrestati da guerriglieri di Saika, l'organizzazione palestinese di obbedienza siriana che controlla l'aeroporto. «Vengono sottoposti a martellanti interrogatoria. Si conoscono i loro nomi: il sergente Mohamed Obeid e il soldato Geries Elias. Secondo il giornale Al Nahar, Geries Elias, ch'era di servizio all'aeroporto insieme col sergente Obeid, appartiene «ai servizi segreti». Avrebbe agito su mandato di «provocatori internazionali» (11 giornale parla di Israele, Gheddafi. l'Egitto, la Cia) per sabotare la mediazione siriana e sancire la spartizione del Libano. Qualcuno avanza però il sospetto che i mandanti sarebbero membri di un'organizzazione di sinistra della resistenza, che avrebbero agito con la tacita acquie-j scenza «di altri gruppi pale-', stinesi». E' un'accusa indiretta al «fronte del rifiuto» legato alla Libia e all'Iraq. Da parte loro i giornali Beirut (prò iracheno) e Al Nido (comunista) non esitano l ad attribuire la responsabilità dell'attentato al «palazzo», va-1 le a dire al presidente Frangie. L'Orient le Jour non sposa alcuna tesi ma fa rilevare una «stranezza»: né Frangie, né il ministro dell'Interno Chamoun si sono preoccupati di felicitarsi con i «tre presidenti» per lo scampato pericolo, cosa che invece hanno fatto numerose personalità, lo stesso Arafat e persino re Hassan del Marocco che ha indirizzato loro un retorico messaggio di saluto in cui benedice Allah e invoca la protezione dell'Altissimo sui «tre presidenti» e sul Libano «paese fratello». II quotidiano Al Moharrer (vicino alla resistenza) scrive che il soldato Geries Elias è un uomo della montagna, a significare che egli farebbe parte del clan di Frangie. E' ovvio che il soldato non ha potuto agire da solo, i suoi mandanti vanno cercati «al giusto indirizzo». Il giornale fa notare come il ministro dell'Interno Chamoun (cristiano, fedelissimo di Frangie) si sia ieri affrettato a dare una versione dei fatti che non trova alcun riscontro con la dinamica dell'attentato. Gli uomini di Al Saika hanno sequestrato nell'area dell'aerodromo proiettili incendiari, obici di mortaio e bombe che erano state piazzate all'interno dello Yak-40. I due famosi razzi non provenivano dal mare, ma sarebbero stati sparati da dietro un hangar dell'aeroporto. L'attentato, benché fallito, ha avuto come effetto di avvelenare ancor di più l'atmosfera. Mentre le opposte fazioni polemizzano sui giornali e alla radio, sul terreno i combattimenti sono ripresi se possibile con più selvaggio accanimento. Il bilancio della giornata è terribile: 100 morti e 60 feriti. Si è combattuto un po' dappertutto, dal centro alla periferia. Nella zona dei grandi alberghi sono entrati in azione i soldati del tenente Khatib, capo dell'esercito libanese arabo, che hanno impiegato addirittura cannoni antiaerei da 105 montati su autoblindo sparando contro i falangisti asserragliati nell'Holiday Inn. Costoro haii replicato con cannoni senza rinculo e con lanciagranate. Nella zona lisi Mont-Liban sono avvenuti veri e propri massacri: ad Abadyeh, un uomo, sua moglie e i loro sei figli sono stati selvaggiamente uccisi. A Batchay 18 persone sono state «giustiziate» e i loro corpi gettati in mezzo alla strada. A Sadd-Bauchrieh padre, madre e cinque bambini sono stati ammazzati mentre dormivano. L'elenco dei crimini potrebbe continuare all'infinito. I massacri han fatto da detonatore, cosi ora si combatte fra drusi e cristiani ad Abadyeh e a Chouite e nella regione a popolazione mista di Dhour e Choueir-Bickfaya. Se non sopravverranno «fatti nuovi» l'incendio della guerra civile finirà col propagarsi a tutto il Libano. Ma 1 «fatti nuovi» quali possono essere? Una pace generale im¬ pqpdcdgldslniasd posta dalla Siria, tuttavia I questa pace — o tregua — presuppone l'allontanamento ; del presidente della Repubblica Frangie. Ebbene, la Siria è d'accordo sul fatto che Frangie debba andarsene, ma vuole scegliere un successore gradito a tutte le fazioni. Questa scelta implica complicate e lunghe trattative. Cosi i giorni passano, la gente muore e il Libano rischia di saltare per aria. E se salta il Libano, scoppia la polveriera del Medio Oriente. Igor Man