Le favole dell'operetta che piacciono ai giovani

Le favole dell'operetta che piacciono ai giovani Si chiude domani la rassegna all'Alfieri Le favole dell'operetta che piacciono ai giovani Breve scambio di battute con Corrado Alvisi nel suo camerino. Il sipario s'è alzato su «La ianza delle libellule » le note si levano dalla sala dell'Alfieri. Corrado Alvisi sta dandosi l'ultimo trucco, tra una ventina di minuti entrerà in scena. Socrate, il suo magnifico pointer, giocherella con una ciabatta. Un'occhiata rapida tra le quinte. Il teatro trabocca di gente. Corrado Alvisi commenta: « L'operetta affascina ancora. I giovani particolarmente si sono lasciati "lusingare" eia queste favole incredibili e dalle melodie che le accompagnano ». Sergio Corucci, pisano, « titolare » della « Compagnia dei grandi spettacoli », qualche anno fa diceva, amareggiato: « Rilancio dell'operetta? Se ne ascrive il merito al Festival di Trieste e alla "stagione" di Palermo. Ma alle spalle di questi spettacoli ci sono i finanziatori. Noi, invece, abbiamo fatto tutto da soli. Il pubblico ce lo siamo creato noi, con le nostre mani e con grossi sacrifici ». « Allora, i giovani si err-no avvicinati all'operetta forse col proposito di contestarci e contestare, soprattutto, questo genere di spettacolo », dice Alvisi. « Si sono ricreduti e ora costituiscono una buona parte del nostro pubblico». Oggi, i testi non sono quelli originali. C'è una profonda trasformazione: non si sente più parlare di tiro a quattro, ma di taxi e addirittura di jet: sulla scena il grande scalone della cosa patrizia non c'è più: ore c'è l'ascensore. Il dialogo è vivace, moderno, aderente alla realtà di ogni giorno. L'operetta dell'800 lascia il posto all'operetta del 2000 I tempi in cui Alvisi recitava, attor giovane, a fianco del grande Memo Benassi e della Pagnani e, più tardi, di Totò e di Mario Riva, sono lontani. « Ho fatto un po' di tutto. Dall'avanspettacolo alla rivista; e, ancora, il doppiatore, il presentatore di modelli, il fine dicitore ». Ora. riscrive i testi e si occupa di scenografìa (ha studiato all'Accademia delle Belle Arti di Bologna). «Il mio mondo è la operetta. Tiriamo avanti con i nostri mezzi senza sovvenzioni, otto mesi l'anno. Termineremo a meta maggio. Da Torino andremo a Biella, Vercelli, Novara. Ci attende, poi, una lunga tournée al Sud ». Tempi duri per qualsiasi spettacolo. Fra ristrettezze e rinunce. « Basta che uno di noi s'ammali e si è già in crisi ». Cosi è stato per Liliana Chiari, la soubrette. «Abbiamo dovuto rivoluzionare il cartellone. Per la "Vedova" erano previste due recite. Invece lo spettacoli è stato ripetuto. Meno male che c'è stata rispondenza. E in nostro aiuto è arrivata anche Aurora Banfi ». Aurora Banfi, la soubrette, ebbe notorietà ai tempi d'ore della rivista italiana, quando sulle scene « imperavano » Wanda Osiris e Dapporto, Totò e Taranto. Nel '59 era in compagnia con Elvio Calderoni, che accompagnò sino al '70. tranne una breve parentesi rivìstaiola con Rascel. Ma l'amore per l'operetta rimase. L'anno scorso i torinesi la ricordano protagonista all'Erba di una selezione di operette. Fu un successo. Ora ritorna. Ha lasciato i fornelli (è un'appassionata di cucina) per vestire i panni di principessa. Una favola che si ripete. g. gr.

Luoghi citati: Biella, Bologna, Novara, Palermo, Taranto, Torino, Trieste, Vercelli