La psicologia della corruzione
La psicologia della corruzione La psicologia della corruzione Milano, 17 marzo. Il caso Lockheed suggerisce le linee di una « psicologia della corruzione ». Nell'esaminare i rapporti tra corruttori e corrotti è necessario, prima di tutto, ricordare che « corrompere » non significa soltanto comprare, indurre con il denaro qualcuno a fare cose contrarie al suo dovere, ma significa, originariamente, sedurre, inquinare, guastare un corpo sano, una fede salda, una virtù incontaminata. La corruzione del pubblico ufficiale e la corruzione del minorenne, dal punto di vista delle motivazioni profonde, sono molto più affini di quanto non appaia dalla lettura del codice. In entrambi i casi, il corruttore è. Inconsciamente, spinto da un impulso perverso a trascinare un innocente nel vizio, in entrambi i casi il corruttore agisce per un piacere, sottile e demoniaco, di seduzione. E poiché nella corruzione non c'è violenza si può pensare che il corrotto ceda alla tentazione per il piacere di venire sedotto. Il corruttore è attivo, dominante: il corrotto è passivo. « soggiace alle voglie ». Non per nulla, nella storia del costume patriarcale, il seduttore è stato identificato nel maschio e l il sedotto nella femmina. anche | Il fatto che alla base della corruzione vi sia il denaro accentua i significati ora ricordati. L'associazione tra denaro e peccato, tra denaro e demonio è comune. Il denaro, dal punto di vista simbolico, è carico di contenuti erotici: il suo profumo stordisce come una droga, il suo fascino è simile a quello della strega ammaliatrice, che induce al delitto. Nelle vicende di corruzione i ruoli sociali e politici s'invertono: il cittadino corrompe il potente: da dipendente si fa sovrano, da soggetto passivo diventa autorità dominatrice. Attraverso la corruzione il suddito consuma la propria vendetta non solo rendendo passivo il potere, ma umiliandolo e coprendolo di vergogna. I corruttori e i corrotti cercano di tenere a bada la loro coscienza mediante alibi morali sapientemente costruiti: il corruttore penserà di essere costretto a cericatto del potere deve sopravvivere economicamente e il corrotto maschererà gli scopi reali dell'operazione dietro la facciata -d? qualche « buona causa »: l'istituzione, per esempio, di cui fa parte e che deve essere finanziata per il bene comune. La psicologia parla, n que- dere al perché sto proposito, di « corruttibilità del Super-Io », cioè di un sistema che consente di mantenere in equilibrio gli impulsi contrastanti che agiscono all'interno della persona, mediante un compromesse' e un ricatto: il « Super-Io », cioè, dà il permesso di fare un'azione cattiva contro la promessa di un'azione buona o la prospettiva di una punizione. Ecco allora l'efficienza del manager, l'abilità del funzionario, la dedizione agli ideali del politico che « compensano » le loro azioni disoneste e lasciano la coscienza tranquilla. Quando protagonista della corruzione è un uomo di potere, l'analisi psicclogica si completa di un altro argomento. Nonostante la sua astuzia l'uomo dì potere, infatti, finisce per cadere intrappolato nella corruzione. Egli, cioè, pur possedendo mezzi intellettuali e informativi che gli consentono di prevedere gli effetti disastrosi del proprio comportamento, continua ad andare verso il baratro. Si potrebbe trattare del desiderio inconscio di cercare una punizione per le proprie malefatte ma. anche e più probabilmente, st può trattare di una « illusione di immunità ». Il potere esalta ed intimo¬ risce; l'eccitazione del potere genera la paura di esercitarlo e la paura di perderlo; sollecita il bisogno di difendersene fuggendo la realtà. Il senso di onnipotenza è un modo per realizzare questa fuga. L'uomo di potere ritorna psichicamente all'infanzia, quando, nei momenti di misterioso terrore, bastava compiere un gesto magico o nascondere il viso per sentirsi salvi. L'uomo di potere finisce, così, per sentirsi superiore alle leggi della realtà, immune e impunibile. Questo delirio di onnipotenza lo porta inevitabilmente a commettere errori ed eccessi e. quindi, al disastro. Alla radice del fallimenti delle classi dominanti vi è spesso questo « delirio ». Ma l'effetto rovinoso non è limitato al destino del potente. La sua immunità affasci na anche il suddito. Il divismo dell'uomo di potere è i legato a questo fascino. II I cittadino che vede l'uomo autorevole corrotto ma impunito cerca di imitarlo. Nel i pensiero inconscio (magico e primitivo) l'imitazione del gesto di una persona equivale ad acquisirne le doti. Imitare la disonestà del sovrano dà al suddito l'illusione di eguagliarlo nell'onnipotenza. Gianni Tifaaldi
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