Perché i docenti oggi scioperano nelle Università di Franco Mimmi
Perché i docenti oggi scioperano nelle Università Lo stato giuridico Perché i docenti oggi scioperano nelle Università Roma, 16 marzo. Sciopero, domani, nelle Università. La fermata del personale docente e non docente è stata proclamata dai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil e dai sindacati autonomi Cnu e Cisapuni. I motivi dello sciopero vanno cercati — ha detto Taverna, della Cgil — nel comportamento contraddittorio del governo. «VII scorso — ha spiegato il rappresentante sindacale — i;i un incontro con il ministro della Pubblica Istruzione, Malfatti, chiedemmo l'apertura della vertenza per affrontare i problemi dello stato giuridico degli insegnanti n dell'avvio della riforma universitaria (l'istituzione del dipartimento, la ricerca scientifica, l'introduzione delta funzione unica del docente, il tempo pieno ecc.). Abbiamo chiesto un calendario di incontri, e la soluzione di un contenzioso che ci trasciniamo da troppo tempo». Le risposte di Malfatti, riferisce Taverna, furono positive: per affrontare i problemi dello stato giuridico e del dipartimento si fissarono due incontri per il 24 e il 25 prossimi. Quanto al contenzioso, si trattava particolarmente della situazione dei contrattisti e degli assegnisti, personale docente che si definisce tout court «precario», il che basta a dare l'idea delle condizioni in cui opera. I contrattisti percepiscono 167 mila lire per 13 mensilità, gli assegnisti circa 130 mila per 12 mensilità, entrambi senza contingenza né assegni familiari (e vi sono poi i borsisti, con 125 mila lire per 12 mensilità e con neppure l'assistenza mutualistica). Queste persone hanno contratti di 4 anni, ai termine dei quali il loro inserimento definitivo non solo nell'università, ma sia pure nella media superiore o nella pubblica amministrazione, è incerto e problematico. Per contrattisti e assegnisti, dunque, i sindacati chiedevano a Malfatti il riconoscimento del diritto alla contingenza e agli assegni familiari, e nell'incontro dell'I 1 il ministro dette risposta positiva. «Ma il l'i — spiega Taverna — il ministero venne irìformato che al Tesoro vi erano difficclià, perché il sì del ministro avrebbe dato ai precari il diritto a riscuotere contingenza <i assegni familiari con retrodatazione all'inizio 'lei loro contratto. Perciò, il ministro ritirò il proprio impegno e promise invece un disegno di legge con valore dall'inizio del '76 e che avrebbe rivalutato i contratti del 40 per cento e gli assegni del 45 per cento, includendo in tale valutazione la contingenza». Di fronte a questa posizione del ministero, i sindacati hanno deciso lo sciopero. «Nell'atteggiamento del ministro — ha detto il sindacalista della Cgil — abbiamo dovuto leggere cose spiacevoli. A parte, infatti, la completa insoddisfazione sul piano econemico, che senso ha mai predisporre una leggina su contratti e assegni, quando il nodo della questione è Ji affrontare il problema globale dello stato giuridico? Noi diciamo che il precariato va abolito, e ci si risponde con una proposta di rivalutazione che ammette automaticamente la volontà di mantener divisi in due branche ben definite assegnisti è contrattisti». Anche tra il personale non insegnante l'insoddisfazione è grande: vi sono per esempio assegni perequativi che in aliiiiimiiiiimiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiii Si astiene dal lavoro anche il personale non insegnante degli atenei '■uni atenei sono stati riscossi, in altri no, e l'intervento presso la presidenza del Consiglio premesso da Malfatti non ha dato gli esiti sperati. Da tutto ciò 6 nato lo sciopero di domani. «Se non riuscirà in pieno — conclude Taverna — sarà solo perché il personale universitario è ormai così esasperato che reagisce persino contro i suoi rappresentanti sindacali». Franco Mimmi
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