Dove Sandokan batte Pulcinella di Mimmo Candito

Dove Sandokan batte Pulcinella Il Sud lascia il folklore Dove Sandokan batte Pulcinella (Dal nostro inviato speciale) Montemarano. marzo. Un viaggio nel Sud alla ricerca del carnevale conladino incontra Sandokan dove c'era il costume bianco di Pulcinella. Dentro i piccoli paesi disseminali intorno a Napoli, Avellino. Caserta, un'antica tradizione muore nella rincorsa ai miti della cultura dominante. A Filioli, un mucchio di case non lontano dalla via Appia. basta il ritiro d'un vecchio paesano. Gerardo, a uccAlftre per sempre la Cantala di i.eza; a San Polito e Beilizzi, ie maschere del passalo portano ancora girandole di quadriglie colorate, ma il loro intero non hu speranze; a Scrino, Palma c Somma, i ricordi d'un costume secolare sono assegnati ai nonni, musicanti e buiFerini non ce ne quasi più. Castclvetcre c Montemarano sono la storia a due facce di questo carnevale che fi consuma. Piccoli villaggi sco^esi sulla piana dell'lrpinia stanno in due pianori di roccia che si i remeggiano, divisi solo dulia grande curva della montagna; paesi di vita dura, con la genie emigrata e il lavoro pesante di chi resta, hanno il destino comune di queste terre, ma le noche centinaia di metri che li separano mostrano segni d'una diversità già profonda. Castclvetcre — che si compiace delle tentazioni d'uno sviluppo ingordo e confuto — quest'anno ha voluto rompere la tradizione della sua festa, mentre Montemarano — più raccolto in una dimensione iincora rurale — ha conservato i riti e le magic del suo carnevale .intico. Via la musica e i ritmi arcaici, via i costumi noti alla memori, i. le strade di Castelvetere sono state invase da carri di cartapesta e melodie sanremesi. Inserito in una realtà ancora visibilmente contadina, il miniviaregpio rumoroso e scassato rivela contralti amari: scomparsi il Notaio, Viccnzclla. don Pasquale Pacchesicco, i protagonisti nuovi sono le bambole di Di Miey. Li Tigre della Malesia, gli emiri del petrolio, mostri culturali assurdi tra i muri di mattoni e il fieno. I carri, una carovana lenta di trattori, passano ira due siepi di folla disattenta, stordilu dal rumore della musica: è la ri. petizione meccanica d'un costume estraneo, un nuovo rito con cui esorcizzare il passato e riscattarne la povertà della vitti contadina. E' durato meno di due ore, il tempo di far percorrere in su e giù la breve strada li-.- loglio il paese. Poi tutto è finito nella noia, come le macchine che scappavano per raggiungere Montemarano. Qui la festa è andata avanti fino a natte lunga. Il carnevale è rimasto un fatto di lutti, il rito hu conservato i valori d'una cultura profondamente vissuta. Comincia nelle prime ore del pomeriggio, s'avvia lento e greve. ] diventa orgiastico nell'incrocio | continuo dei cortei mascherati che bollono nella strada corta del borgo. Sono gruppi di demoni e vilhinotte che vecchi Pulcinella guidano con bastoni nodosi, chiudendo o frazionando i cerchi dei danzatori, mostrando lo via. ordinando con grida aspre la sosta e la marcia: nessuno dei figuranti è mai fermo. In musica ha un ritmo ossessivo e trascina nei giri le fila aggrozziute delle maschere. L'organetto, il piffero e ti tumburcllo procedono al centro dei gruppi, ora stretti dal cerchio, ora affiancati dai ballerini sempre in moto; la frase musicale c brevissima, ma non stanca, perche i suonatori v'innestano — con sorprendente naturalezza — fino a sette variazioni di tono. La baraonda dell'allegria è Ira-SCinante, le-notc facili e la dan za veloce finiscono per coinvolgere tulli, ballano maschere e spettatori. L'antica matrice magica ritrovu rapida la via nella memoria dei partecipanti; le tensioni emotive, i segni, i gesti stabiliscono rapporti rituali di comunicazione intensa, il ballo appare subito naturale, non c'è imitazione ma partecipazione. Il carnevale ridiventu una miste- fiiMli' ìArmii «iriViti'hi1 ci rni'LWti lui nelle forme arcaiche si ritrovu lu continuità dei valori e delle funzioni espresse dalla festa. Eppure, sorprendente nu rive, latore, il giudizio di molti e a favore di Castclvetcre: qui. a Montemurano. si divertono con naturalezza, ma sentono di dover dire che 'questa i una festa di poveri', l'ultro e migliore per. che 'Sembra un carnevale di quelli veri'. L'aggettivo tradisce la drammaticità d'un etnocidio j culturale: lu «irritò» non è più | quella della propria vita e della propria realtà, ma l'immagine fisso e ripetitiva del modello culturale «televisivo», l'universo ! di consumatori fittiziamente rifilali. Ripudiata la tradizione. I resta il tentativo d'imitare quel- : lu classe borghese (e cittadina) ! che si mostra padroni! del be- j riessere: il passato, e la suu cultura, diventano qualcosa di cui vergognai vi. ricordano il tempo ! antico della miserili e lu dura vi-1 la di campagna. La resistenza di Montemurano potrebbe apparire «reazionaria». I se il disfacimento di valori tradizionali significasse rottura d'una condizione di arretratezza j economica; mu quando si distruggono radici storiche senza leali//.ire unu nuova identità so- j ciale. nascono soltanto nuovi livelli di alienazione. Come nel carnevale viureggino lo televisivo) di Castclvetcre: l'estraneità ] della festa era evidente, le trcn-i ta ragazze del paese che aveva-1 no accettato di fare le bajadcrc ili Sandokan — lu pancia e le cosce scoperte, sotto lo sguardo atterrito delle vecchie donne del paese — si muovevano con disa-1 gio, annoiate e tese: l'ambiente eia impaccialo, l'interpretazione | del mondo esterno vedeva non a | caso la «esoticità» come «liberazione sessuale». La grazia del ballo ritmato dalle baccanti mu- ( schei aie di Montemurano aveva, in contrasto, modalità naturali e i gioiose, era una lezione umica j ripetuta con allegra consapevo-1 lezzu: i vecchi Pulcinella le | hanno guidate fino u notte fonda, senza senti-' il freddo della montagna. Mimmo Candito

Persone citate: Castelvetere, Pasquale Pacchesicco

Luoghi citati: Avellino, Caserta, Filioli, Malesia, Montemarano, Napoli, San Polito