La tenuta del re passa ai torinesi

La tenuta del re passa ai torinesi Una visita fuori stagione al parco della Mandria di Venaria: 1300 ettari di verde La tenuta del re passa ai torinesi La Regione Piemonte acquista dal marchese Medici del Vascello una enorme zona di.natura incontaminata a 15 chilometri dalla città. Boschi, prati c colline con 170 chilometri di strade - La cinta in muratura: 38 chilometri • Un fiume e centinaia di ruscelli - "Ho visto branchi di cervi, migliaia di fagiani, germani reali, cavalli selvaggi, bovini di .'azze selezionate allo stato brado" • Il castello e le rovine del rifugio d'amore della "Bela Rosin" • Chi .i véd liirni a nen la Venirli, * véd la mar*, ma nen la lia ». I torinesi hanno dimenticato con la tradlilone anche In bellezze che hanno alle porte della cittì. Vinaria Reale: li etra- I di il librai, nella piaua delle j due chieie. ifocia il ditello, prosegue verso li Mandria, dove li perde in prati e boschi (otto I le montagne, da Variseli! al Musine. E' storia antica. Afionda lo radici nel vecchio Piemonte, in un re, Vittorio Emanuele II. che preferiva allo nebbie cittadine gli spazi della campagna. E qui univa in un unico amore la don¬ na, 'fa Bela Rositi, licita del tamburo maggiore: I cavalli e la caccia. La tenuta della Mandria, rifugio di piacere, allevamento di puledri e riserva di caccia con cervi, cinghiali e volpi, ha oggi II fascino delle cose perdute e ritrovate. Passata dallo Stato al re. poi venduta da Umberto I al senatoro Luigi Medici del Vascello, ò ora vicina ad un nuovo passaggio di proprietà, in un ritorno ciclico: la Regione Piemonte sta perfezionando II documento dell'acquisto. Tro miliardi e 230 milioni, un'operazione unica In Italia, la vittoria sulle lottizzazioni e sulla distruzione del -poi- mone verde- a li chilometri da Torino. Dopo anni di Indecisioni si riapriranno le porte di un piccolo feudo rimasto a lungo un mistero, appena Intravisto dalle grate del cancelli. Del territorio originario, circa 3 mila ettari, ne è rimasto meno della meta: 1300. Gli altri sono già stati venduti 10-15 anni or sono: 100 ettari nel mune di La Cassa alla Fiat per una pista di collaudo; 114 ettari al Golf Club Torino; 500 ettari ad una società, con capitali Fiat e dei marchesi Medici, per un centro residenziale nel comprensorio Risarà: 430 ettari al gruppo Bonoml-Bolchinl, la parte più bella e selvaggia ricca di laghi, al confine con la direttissima di Lanzo. L'intervento della Ragione era Indispensabile per impedire che sparisse anche l'ultima ietta del- collettività. La «madre»" riconquisterà cosi la •figlia» e supererà la barriera di cemento cho corre con gli allucinanti quartieri di 7-8 plani da Mlraflorl a Falcherà. Quattordici milioni di metri quadri, una cinta di quasi 38 chilometri, tre centri agricoli, il Castello, tinto di rosso coma un casermone, con il borgo alle spalle, la I Popplnella. la Rubbianetta. una | serie di cascine, in parte abban| donate in parte attive, come la Collerla e la Carbonera. Boschi, viali, prati e ruscelli trionfo della natura. Sono stata in avanscoperta. Giornata fredda, nevischio e vento, la ataglone meno favorevole. Appena nel viale di Ippocastani e tigli che sale al Castello, c'è subito qualcosa che colpisce chi viene dalla caotica città; il silenzio, prepotente, tangibile. Il can| to del cuculo, il richiamo della gazza, la passeggiata sicura dei fagiani al lati del viale sombrano suoni e visioni irreali. • Il parco è coma al tempi di re Vittorio- dice il capoguardia Pietro Pesce. Da ventanni è alla Mandria, qui hs ricordi e vita. Nel suo racconto la storia si intreccia alla leggenda. -La cinta In muratura la lece costruire II re. Voleva proteggere l cervi'. Invece, il muro serrava la •fabbrica dei puledri»: la fantasia pnoolare ha scelto il mito. La visita al Castello 6 limitata ail'allogg'o reale. Un susseguirsi di anticamere, stanze, salotti e studloll. che si aprono da un lato sul corridoio affacciato al cortile interno, dall'altro sulla sfilata di balconi neo-rocoro, dalla linea danzante. In faccia, tra quinte di alberi che si allargano come un sipario. Il Castello di Venaria e la basilica di Superna, allineati, punti di riferlmen to voluti da chi amava tendere lo sguardo sui suol possedimenti. All'interno, soffitti a cassettoni, rosoni e stucchi, dipinti di caccia e di putti mascherati (uno ha baffi e barba, come aveva il padrona di casa): mobili autentici del primo Ottocento: ricordi conservati con affetto. come il ritratto di Elena di Francia con dedica al marchese Medici o I ritratti e I busti di Vittorio Emanuele II. ora cacciatore paffuto, ora militare impennacchiato: Garibaldi e Cavour su tappezzerie stinte. Animali o scene di caccia trionfano su pareti, porte e riquadri, accanto a figure di donne dagli occhi grandi e romantici. Non tutto e In ottimo stato. CI sono pareti zuppe di Infiltrazioni, stucchi cho cadono a pezzi. La Regione non potrà ignorare questi guasti prima di aprire II Castello al pubblico. Occorreranno restauri, somme non Indifferenti. Dal Castello al parco, costeggiando padiglioni dall'aspetto neogotico, abitazioni delle 50 famiglie che lavorano nella tenuta. Percorro In auto viali e carrarecce, spesso sconnesse. • Sono le " rotte " », dice Pietro Pesce. Rotta Boschi, Ferlot. Marchesa. Tre Plancho. Verna. Roche. Il parco si distende a perdita d'occhio, diviso In plani e valloni: prato, bosco, campo. In mez*o scorrono I ril: rio Torto, rio Bassa Collerla. rio Val Soglia, fino alla Ceronda impetuosa. Gruppi di stalloni vivono bradi, puledri nervosi, vacche di razza pregiata [Chevrolet, bianco-latte, e Limousine, marron-rossiccio). Ovunque quel canto di uccolli. quei richiami fantastici di natura incontaminata, fagiani a centinaia che percorrono indisturbati 1 sentieri. • Sono 170 chilometri di strade ». Una cittì tutta verde. Ogni tanto una cascina, padiglioni di sosta durante le cacce regali, luoghi di attività agricola. Anche una fabbrica di yogurt. Le • rotte • costeggiano campi di saggina !• 50 ettari per II mangime del fagiani •); si affiancano ai boschi fogni tanto tra gli alberi un osservatorio per controllare gli animali) e ali Improvviso appaiono le radure. Vedo un gruppo di una trentina di cer/i. Pochi metri In auto e si scorge un altro branco, coma giganti dei maschi. I cerbiatti In cerca di pastura. Uno spettacolo Impensabile. Altri chilometri e scopro le enormi reti aeree per l'allevamento: fagiani (80 mila l'anno), germani reali (30 mila), starna. Un patrimonio che richiede n i o e una spesa di 3 milioni l'anno per fieno e mangimi. Dopo il • ponte del Violino • sulla Ceronda. tra due torrioni voluti da Vittorio Emanuele. In un angolo si apparta il Belvedere, nido d'amore per la • Bela Rosin >. un padiglione d'un barocco dolciastro sulla strada di La Cassa. Sopravvivono l'ossatura esterna e qualche malinconico affresco: l'intorno è un cumulo di macerie. Un altro problema da risolvere. Sarà il parco do) torinesi alla ricerca della natura? E' il progetto della Regione. Certo si dovrà disciplinare l'accesso e studiare soluzioni per impedire al vandali e agli sprovveduti la distruzione dei boschi e degli ammali Ci sono già percorsi stupendi e passeggiate attraverso prati, boschi, ruscelli e colline. Bisognerà conservarli con un servizio di vigilanza adeguato. Non basteranno 1 cartelli di invito o di divieto. Avremo presto un parco di non comune bellezza. Dovremo conquistarci, prima, l'educazione per mantenerlo Integro. Simonetta Conti cFMVcpvmsccsq tigli c il parco sotto una spruzzata di neve davanti alla facciata neo-rococò del castello della Mandria 1. Campo Golf; 2. Zona residenziale; 3. Pista Fiat; 4. Parco Bonomi-Bolchini; S. Tenuta Regione Piemonte • Sull'angolo in basso c'è il padiglione della « Bela Rosin »