Il Bundesrat unanime approva il trattato fra Bonn e Varsavia di Tito Sansa

Il Bundesrat unanime approva il trattato fra Bonn e Varsavia Dopo equivoci, polemiche e battaglie formali Il Bundesrat unanime approva il trattato fra Bonn e Varsavia tDal nostro corrispondente» Bonn, 12 marzo. All'unanimità tutti i 41 membri del Bundesrat (la Camera dei Laenderi hanno approvato oggi la ratifica degli accordi tedesco-polacchi, da molti mesi al centro di una violentissima disputa tra governo e opposizione democristiana. Il «sì» compatto delle cinque regioni democristiane è venuto all'ultimo istante, dopo un'altra notte insonne alla cancelleria, al parlamento e alle sedi delle rappresentanze regionali, dove si sono susseguiti colloqui affannosi e contatti tele/onici con Varsavia per via della parolina «possono» che i democristiani pretendevano venisse tolta dai protocolli riguardanti l'uscita dalla Polonia di tutti gli oriundi tedeschi che ne faranno richiesta. Varsavia infine ha ceduto, accettando di togliere la parola incriminata, per cui il testo ora suona «I permessi di emigrazione verranno concessi» anziché «potranno venire concessi». A questo punto (era l'alba/ il capo del governo regionale delia Bassa Sassonia. Ernst Albrecht (la cui posizione è instabile in quanto non ha una maggioranza) ha considerato soddisfatta la sua richiesta e ha annunciato che avrebbe votato a favore degli accordi. Sono seguite consultazioni tra tutti i governi locali democristiani e il candidato alla cancelleria Helmut Kohl ha chiesto solidarietà, riuscendo a convincere tutti a votare a favore. Ma per avere garanzie totali ha chiesto un altro «vertice» con il cancelliere Helmut Schmidt e con il ministro degli esteri Hans Dietrich Genscher. L'incontro è avvenuto in terreno neutrale, al Bundesrat. dopo un'ulteriore disputa (gli uni pretendevano avvenisse alla cancelleria e gli a//rj nella sede della Bassa Sassonia). Alle 13.38 il voto, accolto senza alcun applauso dal pubblico. Tutto bene ciò che finisce bene, si sarebbe potuto dire. Ma non è stato così, l'approvazione degli accordi con Varsavia ha avuto l'effetto di una cartina di tornasole, mettendo alla luce profonde differenze tra gli uomini politici tedeschi. Anzitutto, dai discorsi pronunciati dal cancelliere Helmut Schmidt. dal ministro degli Esteri Genscher e dal capo dell'opposizione Kohl si è capito ie testimoni erano milioni di telespettatori) che non soltanto ciascuno attribuiva al proprio partito il merito del « lieto fine ». ma che la coalizione socialdemocratico-liberale comincia a scricchiolare, mentre vi sono accenni a un avvicinamento dei liberali ai democristiani. Schmidt, scuro in volto, non ha mai fatto il nome di Kohl. questi ha più volte ringrazia to il liberale Genscher. che ha ricambiato la cortesia, mentre il portavoce del governo Boelling ha attribuito il merito dell'operazione non al ministro degli Esteri ma al governo di Varsavia. Ma la sensazione vera è venuta mentre protagonisti e spettatori stavano sfollando dal Bundesrat, ed è stata come una bomba. Al telefono il capo dei cristiano-sociali bavaresi Franz Josef Strauss chiamava da Monaco il capo del suo governo regionale, Alfons Goppel, protestando per: che aveva votato a favore degli accordi. Mezz'ora prima , — si è poi saputo — il con! gresso cristiano-sociale riunito nela capitale bavarese aveva votato all'unanimità affin. che i cinque rappresentanti della regione nel Bundesrat bocciassero gli accordi. Per motivi che tuttora sono ignoti /difficoltà di comunicazione, sciatteria di qual; che funzionario, sabotaggio? / il capo del governo regionile ; non era stato informato a ! tempo e aveva dato il proprio « ti » insieme a quello degli i altri quattro rappresentanti. | tra cui il vice di Strauss. j Heubl. Secondo una voce non smentita, il capo del governo bavarese sarebbe stato in/orI muto « indirettamente » della decisione presa dal partito, ma non ne avrebbe tenuto conto, votando di propria iniziatica. Strauss non soltanto ha telefonato da Monaco su tutte le furie, ma ha anche convocato d'urgenza i suoi uomini per un redde rationem e alla riunione si è scatenato contro Helmut Schmidt, dandogli del bugiardo perché ieri (durante il «vertice» alla cancelleria/ aveva categoricamente escluso che sarebbero stati fatti ulteriori passi a Varsavia per convincere i polacchi a togliere la parolina «possono». Il focoso bavarese ha anche rafforzato il sospetto (in precedenza smentito sdegnosamente da Schmidt/ che il cancelliere non avesse fatto nulla per condurre in porto gli accordi con la Polonia perché essi favoriscono un avvicinamento tra il democristiano Kohl e il liberale Genscher. Riassumendo, la situazione è la seguente: Strauss è stato sconfessato dai suoi stessi uomini (perfino il cardinale di Monaco, Doepfner. ha lodato gli accordi) e potrebbe ora vendicarsi estendendo il proprio partito a tutta la Germania; Schmidt deve temere che il liberale Genscher ceda alle lusinghe del democristiano Kohl; quest'ultimo esce rafforzato notevolmente dalla diatriba sugli accordi con Varsavia, perché è riuscito a ottenere un voto compatto dei suoi, si è liberato dalla tutela di Strauss e si è meritata la riconoscenza del liberale Genscher. Tutta la vicenda, drammatizzata dai protagonisti nelle ultimissime ore prima della votazione, lascia — come ha commentato l'ex cancelliere Willy Brandt e come hanno rilevato i polacchi — « un sapore amaro in bocca ». Sul piano dei rapporti internazionali, la votazione odierna ha portato a un risultato positivo (i tedeschi potranno lasciare la Polonia, il ministro degli Esteri Olszowski verrà in aprile a Bonn), ma sul piano dei rapporti tra i partiti politici di Bonn ha aperto gravi ferite, a poco più di sei mesi dalle elezioni. Tito Sansa