Una rivoluzione senza rumore di Mario Deaglio

Una rivoluzione senza rumore NELL' INDUSTRIA ITALIANA Una rivoluzione senza rumore Tutte le maggiori imprese si stanno ristrutturando - II tramonto della grande dimensione e dell'organizzazione gerarchica - I casi delle imprese Fiat, Eni, Montedison, Sir, Egam e Pire!li L'attenzione degli osservatori è oggi tutta concentrata sugli sviluppi giornalieri della crisi della lira e sugli scandali economico-politici. In questo stesso periodo, tuttavia, stanno avvenendo sotto i nostri occhi, e passano relativamente inos- cclpservati, mutamenti strutturali,! all'interno delle imprese italiane, di portata forse ancora maggiore. Si tratta di un enorme rivolgimento silenzioso, destinato ad incidere in maniera molto profonda sull'assetto del sistema economico la società italiana. Immobilità Negli ultimi due mesi almeno una decina dei più grandi gruppi industriali del Paese hanno annunciato i propri piani di riorganizzazione interna. La maggiore impresa italiana, la Fiat, ha dato inizio ai mutamenti più importanti della sua lunga storia, che la porteranno a frazionarsi in una decina di società operative. All'Eni si è verificato un rinnovamento radicale degli uomini al vertice, cui dovrebbe far seguito una maggior autonomia delle singole società del gruppo. Anche la Montedison cesserà di essere un impero industriale piuttosto accentrato; la Sir. nota pct il frazionamento delle società del suo gruppo, costituirà due « consorzi di imprese », una formula che, almeno sulla carta, pare contenere importanti elementi di novità. All'Egam uno dei gruppi pubblici più « chiacchierati » dell'anno scorso, i mutamenti avvengono al l'insegna della «snellezza buro Cotica». All'lhm Italia la parola d'ordine, che sta dietro ad una nuova organizzazione della società, e quella di una «gestio ne più dinamica ». La Monda dori ha annunciato che suddividerà in più parti l'importante settore periodici, la Pirelli che specializzerà i propri stabili menti c discuterà il proprio «piano aperto» con il sindacato. Nel gruppo Zanussi le varie unità aziendali saranno inquadrate in cinque settori produttivi. Anche alla Rizzoli, balzata all'attenzione generale per i ddi tutta I ! suoi elevati debiti c le perdile Jdei suoi giornali, si parla di !ristrutturazione e di riconversione, mentre è facilissimo prevedere che all'lri, dopo la recente ondata di scandali, vi saranno mutamenti di rilievo. Dopo anni di immobilità di vertici e di strutture, tutto dunque cominci* a muoversi rapidamente e vorticosamente nel mondo del cupitulismo italiano, sia privato che pubblico. Alla base dei mutamenti vi sono le motivazioni più diverse: essi avvengono talora dopo scelte meditale, mentre altre volte si verificano, specie per le imprese pubbliche, sotto la spinta di avvenimenti clamorosi, come le «rivolte» dei dirigenti dell'Uni e dcll'lri. oppure dopo i mandati di un giudice istruttore, che hanno portato al licenziamento del presidente dellu Finmcccanica, Camillo Crociani. Pur prescindendo dalle diversità dei singoli casi, esistono, in questo vasto tentativo di rinnovamento, tre elementi comuni. Il primo è rappresentato dal tramonto del cosiddetto «principio delle economie di scala», in cui generazioni di industriali e di «managers» si ti stati educali a credere come se fosse Vangelo. Secondo tale principio, l'aumento delle dimensioni dell'impresa porta, nella generalità dei casi, ulla riduzione del tosto unitario del prodotto, o, quanto meno, alla possibilità di tale riduzione. Di qui è nato lo «slogan» coro agli americani, , . ... „ -, (,„,,.., secondo cui «btgger is bette. ». la grande dimensione e simbolo di efficienza. Tale principio hn certo una sua validità ma è complessivamente più limitata di quanto non si creda. Esso invece venne esteso per analo già al campo finanziario, dando luogo ai «conglomeralcs». coacervi di imprese diverse, tenuti insieme da un'unica gestione ne- • cenlralriee. che ha portuto ad esperienze disastrose, come ha sperimentato, ad esempio, la ». . „,„i. ..„_: ;mm,.j;„ Montcd.son negli anni immedia- iumenle successivi alla sua co sliluzionc. e come sperimentano oggi numerose società multine- zionali. La maggiore efficienza tecni-ea si accompagna spesso ad una crescente inefficienza ammini- strativa, ed inoltre si paga un costo sociale imDonenle Abbia- r.'.'iVÒ^'V,^' il^n."'rl'„k';i; "n. ni sultano po, ingovernabili. Da un decennio non si costruiscono più, né in Italia ne' in altri Pae- si occidentali fabbriche con un jricnc eoo un mo assistito assai spesso in questi anni allo spettacolo di stabilimenti modernissimi che ri- numero di addetti supcriore ai tre-quattromila. L'ultima gran- de «cattedrale» dell'industria italiana è stata l'Alfasud di IV migliano d'Arco, c Tiri oggi certo si pente amaramente di aver costruito un unico complesso, che ha violentato l'ambiente chilo circonda e nel quale lo sciopero ha carattere endemico, in vece di varie unità produttive. mollo più piccole ma immerse nel tessuto sociale ed urbanistico esistente. Invece di «cattedrali ». l'industria italiana oggi costruisce «cappelle»: in questo, almeno, ha appreso la le zionc dcll'«autunno caldo ». Al tramonto delle economie di scala corrisponde il declino dell'organizzazione rigida. Un amministratore della Fiat che è rimasto quasi leggendario. Vittorio Valletta, amava ripeter, che la disciplina doveva passa re davanti a tutto. Disciplina significa gerarchia e l'organiz zazione di moltissime imprese divenne molto prossima a quella militare. I direttori centrali erano un po' come i generali di corpo d'armata, e via via si scendeva lino ai capi ufficio ed ai capi officina, tenenti e sergenti dell'esercito industriale, ed al soldato semplice, cioè all'operaio delle lince di montaggio Il tutto con un rapporto di subordinazione estremamente chiaro, con compiti delimitati con precisione, con un'emanazione di direttive e di iniziative a senso unico, dall'alto verso i! basso. Ora. invece, la flessibilità pro! dulliva porta ad una maggiore flessibilità organizzativa, come >i può vedere dai mutamenti di questi mesi. Alla gerarchia si affianca la « sinergia ». un concetto a còte il vero ancora nebuloso, che implica comunque che l'intento aziendale sia chiaramente percepito da tutti i dirigenti c che stimoli e proposte possano venire da ogni direzione, dall'alto come dal basso. Tramonto Il terzo elemento comune in quest'ondata di mutamento è il passaggio dal «prodotto» al «sistema di prodotti». Gli industriali italiani erano stati abitua- I ti a produrre singoli beni senza | curarsi troppo degli agganci che j potevano avere con altri beni. mincdpceststzsggdprssdmcsptipOddinmmelsiln JCni fatcva sP'11'- fatcva "P'11' !bas|a- °ra slann° imparando che ciascun prodotto, nelle scelte degli utilizzatori finali, è lega to ad altri che lutti insieme costituiscono un • sistema ». L'in duitria dell'auto scopre cosi il «sistema trasporto», che fa estendere i suoi interessi dai semafori alle autostrade, l'industria dell'abbigliamento scopre il « sistema moda » cioè i colle gementi dei vari articoli di vestiario e delle calzature, l'industria chimica si interessa alle applicazioni dei suoi prodotti nelle costruzioni, quella dei pneumatici intende sfruttare il suo « know-how » per costruire argini di gomma che regoline il flusso delle inaree. Mentre si attenuano le rigide sfere di competenza gerarchica, sembrano appannarsi anche, in una prospettiva di mutamenti tecnologici, le distinzioni ira i vari settori merceologici, in una ricomposizione di mansioni maggiormente rispondente alle do mande della so-.iclà. Si verifica in questo modo un profondo I I mutamento culturale. I gruppi industriali, pur portatori di tecnologie diverso, ritengono oggi di poter entrare in ogni settore produttivo, il che implica il recupero di una posizione globale e dialettica nei confronti della società civile. Si assiste così allo strano spettacolo di una classe politica che si rinchiude sempre di più nel tecnicismo delle proprie soluzioni, nelle « formule » che consentono la formazione di maggioranze governative, nel linguaggio per iniziati, mentre l'industria pare riacquistare una capacità di dialogo che non si sarebbe credula possibile anche solo qualche anno fa. Mutamenti Di questi mutamenti indù striali si possono naturalmente dare giudizi molto diversi. Un marxista convinto può sostenere che in questo modo il capitali { smo sta nuovamente mutando di pelle( e continua cosi una sua tradizione camalcontesca. men ; ire la sostanza del modo di produzione rimane inalterata. Osservatori cinici, o anche solo disillusi dalle « false partenze » di questi anni, possono mettere in evidenza la notevole componente imitativa che indubbia mente concorre a determinare molti dei cambiamenti attuali e di quelli che immancabilmen le seguiranno nei prossimi mesi, dietro ai quali forse non si intravederà alcuna consapevolezza profonda. In ogni caso va rilevato che : mutamenti nelle strutture c nella « filosofia » dell'industria rappresentano uno dei fatti più importanti sulla scena italiana; che si tratti di una vera e propria « rifondazione » dell'industria o di qualcosa di molto più superficiale, essi sono un segno di vitalità, tanto più importante nel momento in cui altre coni ponenti della società civile mo strano sintomi sempre più preoccupami di senescenza. Mario Deaglio

Persone citate: Camillo Crociani, Monda, Vittorio Valletta

Luoghi citati: Italia