Lo zingaro che fu con D'Annunzio

Lo zingaro che fu con D'Annunzio Lo zingaro che fu con D'Annunzio ; Giuseppe Levakovich e Gior- gio Ausenda: « Tzigari », i Ed. Bompiani, pag. 235, [ lire 3500. ————- «««»*» delle relazioni tm, 1 ,R°m Tadi -e ' gaJe {sedentari, cioè noi. e una vi- < cenda di incomprensioni., odio reciproco, violenza (si calcola che siano 600.000 I i Rom inghiottiti dai campi di i I sterminio nazisti,. Secondai I un'indagine del 1971. ritolta no medio considera i noma- di « sporchi ». « ladri », « a• . »««« » e Pigri». Come qual-\ìcuno ha osservato, condan- I ninno il loro eterno vagare j ma proibiamo loro la sosta: 1 pretendiamo che lavorino. ! ma mutiamo le licenze in- dispensabili: ne deploriamo ì i _ _» t i^t ; : la mancanza di istruzione. ma non permettiamo ai lo ro figli di sedere accanto ai nostri sui banchi di scuola. La contrapposizione è lampante anche a livello linguistico: il termine <i zingari » con cu: li definiamo suona spregiativo. Per i Rom (cioè gli « uo-mini » per antonomasia, nel loro idioma) i civili SOnogaje. c/ie significa originaria- mente « contadini, servi del la gleba ». sempliciotti su cui far scattare come giusta pu nizione e rivalsa la beffa delfurio (il gergo della mala farà sua la voce «gaggio» peri indicare il « pollo » da spen- nare,. Gli unici a tare da in-termediari con questi «direr-si» sono i padroni delle oste-rie da loro frequentate e. pa-radossalmente. i poliziotti e \ torta, ma infine costretti dal dovere d'ufficio a conoscerne l'umana realtà, quanto diffe- i carabinieri, delegati ad ap- e Plicare le norme di una le-gislazione prevenuta e vessa-tenie dai diffusi pregiudizi. Proprio la milanese tratto- ria dellArchett ha ospitato per mesi un incontro singo- lare: quello tra il nomadeistriano Giuseppe Levako-vich, detto Tzigari. e lo stu-dloso di cultura Rom Gior- gio Ausenda. L'uno andava rammemorando la propria vita, l'altro raccoglieva e or- dinava il racconto: e cosi è naia questa succosa autobio-grafìa Nato nel 1902, Tzigari ha imparato presto l'arte deicento mestieri con cui so-prauiwere. tagliar legna. accudire le bestie, commercia i re cavalli, suonare alle feste e ai matrimoni- «Anch'io ai a i e "> matrimoni. «Anca io gt-p • rovo come gli altri, a volte e " còmDaania - | a volle compagnia \La donna andava a manghèl i 'cioè a chiedere l'elemosina). i e io mi arrangiavo cercando fiere e mercati di bestiame... Avevo due civalli e mi sareb- ; be piaciuto comprarne degli altri, perché i Rom vengo i no giudicati da quello che si [ vede, e a quei tempi dal nu mero dei cavalli. Non com- prai altri cavalli, non mi van lai mai dei soldi di mia mo- Ioidi Tanfncano^oco f" sol°!J„°m»™ °„P? , *"™Zi?^»?J«Z In fa matict delat sua oente- e oue: f«° *» « noi, sentirsi i ™Pf° diverso, ad andare tra i* gate con «no disponibilità mentale che naturalmente non gli impedisce di coglier ne i di/etti e le incongruenze . , \*« ma curiosità lo spinge **rflno ad avvicinare D An- nunzio, che sta vivendo da eroe l'avventura fiumana. In vena di populismo, il poeta resta conquistato dalla schiettezza di lui, gli fa dare un fazzoletto verde, una pistola e un vestito nuovo, e lo arruola nelle sue guardie del corpo. E quando la vocazione del noìnadismo riafferra Tzigari, lo congeda paternamente con un pacco di biancheria e un po' di soldi. Nell'imprevedibile itinera- 1 r,° dìJzt°,ari cè an,cne. un \ tocc,° d zotico: quando si ar\ruola, ™r and™ ad asJalta reJtradel"' Etiopia, tra le I MhtoppeMe a sorpresa de I ascari seumpre ™ agguato, i f ^opre che il diverso non 1"" m?> Tme: e Otarda gli in\d,°em me^} nud) netle loro i capanne di bambù con la per P'e^"à vagamente depreca- \ t.ona de> che f* ^ntono i'»«'"'•" * una missione di \"v'ltà;Lt '? raggiunge la no1 'IZ a c"e Mussolini ha man ! dat° m camP° dt concentra- mento tutti i nomadi sema 1lavoro e °,uindl ar!c.ne <suan moglie e t due bambini. Da questi soprusi, come dalle condanne per reati non commessi. Tzigari si districa \con Ie"fl«a aitale mista a ! ^omento per l incompresi , 0,le demenza che sembra reg «ere il mondo degli altri, ] Scoppia la guerra, e lui va in \atTO Per "<a»« con il suo -\carr°: co"'e."} '"] tranquillo vtaa<"° di ,s .r"*'°T B°}.° I ona- ^enze. I Umbria... D in a verno si nutre di polenta e - Porcospini, spia le mosse dei è \ tedeschi con la sagace pru-1 de"Ja. dì un animale dei bo I sc'"' m^ne si aggrega ai par- a tio}?,ni i1 G" anni gli accumulano -1 wpezza appena intinta \di scetticismo, appagata dall'* consonanza con i ritmi na e '"ra" del1 esistere, dalla cer ' tezza di avere speso al me -, nntrimonio culturale e " Pair>manio culturale i della sua gente: un piccolo . nascosto a cui i civili l ; '5, . \° " . I delusi da> XoJO modelli di svio lluppo- S| s'an"° lentamente . j ma sicuramente avvicinando. -1 Ernesto Ferrerò

Persone citate: Ausenda, D'annunzio, Ernesto Ferrerò, Giuseppe Levakovich, Mussolini, Tadi

Luoghi citati: Etiopia, Umbria