Una Milano che piacerebbe a Balzac di Dino Buzzati

Una Milano che piacerebbe a Balzac Ambrosio, padre Zucca, padre Eligio e Rivera nel giallo meneghino Una Milano che piacerebbe a Balzac Irresistibilmente mi torna alla memoria un lontano pomeriggio milanese con Dino Buzzati. Eravamo in una libreria per il solito, inutile dibattito su chissà mai quale romanzo appena uscito, ed una vecchia megera carica di smeraldi e visoni gli corre incontro e lo investe col ro- c° birignao meneghino: «Bussati Bussati, il suo elseviro mi ha fatto piangere!». Buzzati. a labbra strette, la "ne celata del viso abbassa ta- mormorò: « Figurati, quella metterebbe in fuga duemila coccodrilli». Ci vorrebbe Balzac per tracciare un profilo della Milano coinvolta nell'uà/fare» Ambrosio. E lo stesso nome di questo ttguaglloncello» trentunenne, nato a San Giuseppe Vesuviano, sembra ì emblematico per la metropo- I li ——m———f—— — .i 11 C*mm li ambrosiana ed il suo Santo protettore. Ci vorrebbe Balzac per dipanare le ragnatele di tanti imbrogli. truffe, assegni postdatati, in- trighi bancari, viaggi su e giù da Lugano, conciliaboli in salotti e sacrestie, code di volpi azzurre e tonache fraI tesche. protocolli d'avvocati ; e mappe di volo per «jet» 1 prioi di permessi. Il «giallo» \ centi. che va delincandosi, seppure a stento e sovraccaricato di carte bollate, non sarebbe spiaciuto di certo al povero Scerbanenco, ultimo romanziere d'una Milano «nera», benché scritta col lapis. Donne e champagne, denunce e congiure, dollari veri e falsi, due morti che gettano le loro ombre in palcoscenico: e cioè quel Mario Tronconi, cassiere d'una banca svizzera, rinvenuto con la testa mozza lungo una massicciata ferroviaria del Ccnton Ticino, un anno fa; quel Giulio Silvestri, contrabbandiere di diamanti, «giustiziato» a colpi dì pistola con ta moglie nel luglio del '74 in piazza della Repubblica, a Milano. E tutti e due avevano avuto a che fare con Ambrosio, t'ultimo era in rapporti anche con l'avvocato del miliardario in questo momento a San Vittore insieme a consulenti fiscali e spirituali più o meno reti- E i frati? Padre Zucca che aiutò i trafugatori del cadavere di Mussolini nel '46? 1 Quel sinistro Eligio che sem- \ bra degnamente uscito dal i settimanale anticlericale j «Don Basilio» di tanti anni fa, per il modo in cui riassume cattivo gusto e arroganza, pessime abitudini e villania congenita? La ragnatela è fitta, allunga i suoi tentacoli da uffici lustri di scrivanie modernissime alle stradine buie e umide ove si annida l'ultima «aristocrazia nera» di Milano. Batte piste di decollo e preture, società di trasporti e sigle che si trastullano con preziosi, monete estere, libretti di assegni che staccano sui loro rettangolinl cifre da capogiro. Un po' di «intellighentzia» non guasta, così durante i festini, tra il frate e il calciatore, ecco un romanziere, un poeti¬ no, una madama. Ma il cuo- re motore di tutto questo? La fuga dei capitali? Forse. Un commercio che sbanda in affari illeciti? E' probttbi- le. Un nido di vipere a caccia di lustrini e di potere economico? Senz'altro. Dall'alto dei suoi riccioli impomatati, dalla prua di motoscafi velocissimi, il «finanziere» Franco Ambrosio ha sovente detto: «Io sono un dipendente... Il giorno in cui dovessi parlare tarò tremare molta gente...». E questa dichiarazione di «dipendente» a cinque milioni mensili, con moglie che soggiorna tra liete montagne svizzere ad un milione al giorno di pensione, non è certo diretta ai nemici o ai procuratori della Repubblica indaganti, bensì agli «amici», di ieri, di oggi, di sempre. Ln grande Milano guarda, allibita, scandalizzata. Ma una «piccola», occulta Milano, o trema davvero o sogghigna. Perché certi traffici, certi affari, se vengono al pettine possono diventar vertigine e iradiddio, memento e godimento vendicativo. Nel clima a metà sordido a metà puritano che ci coin- | volere, la storia di Franco j Ambrosio, «guaglioncello» a I Milano, è sintomatica. Dimo j stra come le furie di «escaia 1 tion» finanziaria abbiano | fatto perdere la trebisonda ad una città di ferrei commerci, quale Milano fu sempre. Sottolinea come il desiderio di avventura in dollari ? spregiudicatezze abbia contagiato anche persone che in un diverso assetto sociale sarebbero forse rimaste immacolate. Un tr.-.itunenne, non si sa quanto protetto da banche e società, vuole fingersi magnate; frati intriganti superano non soltanto i valori della loro «regola» ma sprezzano le leggi dello Stato oltreché il codice del comportamento civile (poco tempo fa, naturalmente su «Playboy», il solito Eligio dichiarava: «Fatemi conoscere un solo giornalista onesto». Bene, provi a domandare qualche indirizzo al procuratore Viola, che non tiene Crocifissi con orchidee nel suo ufficio). E c'è dentro, seppur appi- Giovanni Arpino (Continua a pag. 2 in quarta colonna)