Sette condanne (e tre assoluzioni) per Sabrina prostituita dalla madre di Filiberto Dani
Sette condanne (e tre assoluzioni) per Sabrina prostituita dalla madre Il tribunale di Pescara accoglie le richieste del pm Sette condanne (e tre assoluzioni) per Sabrina prostituita dalla madre I giudici hanno inflitto quattordici anni ciascuno alla donna e al suo amante (Dal nostro inviato speciale) Pescara, 5 marzo. Sentenza del tribunale di Pescara per i corruttori di Sabrina, la bambina di dieci anni prostituita dalla madre e dal suo amante: sette condanne (da un massimo di 14 anni di carcere a un mìnimo di 8 mesi) e tre assoluzioni per insufficienza di prove. A Rosaria Del Calzo, 28 anni, e al suo amico Luigi Chicchi, 31 anni, sono stati inflitti 14 anni e un anno di casa di lavoro a pena espiata; quattro anni e otto mesi a Tommaso Giovannetti, quattro anni a Pasquale Di Santo, tre anni ciascuno a Carmine Alonzo, Antonio Tini e Mario Cimini, otto m^si a Luigi Pavone. Sono stati assolti con formula dubitativa i tre imputati che hanno sempre negato le accuse: Luigi D'Amico, Nicola DI Cesare e Altorino Ranalli. La sentenza, che accoglie in larga misura le richieste avanzate dal Pubblico Ministero, è arrivata stasera alle 21, dopo tre are e più di camera di consiglio. Uno degli imputati assolti, Nicola Di Cesare, pensionato della polizia, è stato colto da collasso e i carabinieri hanno dovuto portarlo fuori dall'aula a braccia. I condannati, invece, hanno dato in escandescenze gridando e inveendo contro il funzionario di polizia che ha condotto l'inchiesta. La folla ha replicato con insulti alla donna e al suo amante. Ed ecco la cronaca dell'ulti-ma udienza. La parola è pas- sata alla difesa, sette ore di bordate contro l'accusa, una battaglia dialettica combattu- ta su due fronti. Da una par-te gli avvocati dei quattro imputati confessi che, dovendo alzare bandiera bianca in partenza, hanno puntato sulla conquista di ogni possibile attenuante; dall'altra, gli avvocati dei sette imputati non confessi, che hanno cercato di aprire una breccia nel pilastro del dibattimento: la credibilità o meno di Sabrina, caposaldo dell'accusa. Due ipotesi sono state avanzate dai difensori per sostenere che i giudici non potevano prendere per oro colato tutto ciò che aveva raccontato la bambina. La prima è quella di una possibile «mendacia accusatrice» legata all'Immaturo sviluppo intellettuale di Sabrina. E in psichiatria — ha detto l'avv. Angelo Scudieri, patrono della madre — non è infrequente il caso del bambino bugiardo, una forma quasi patologica derivata dall'istinto dell'autoprotezione. L'altra ipotesi è quella della reazione sopravvenuta dopo tante offese subite. In altre parole, Sabrina finché era immersa in quella sua triste vita non si rendeva conto della propria degradazione. Capi soltanto quando intervenne la polizia e da qui il desiderio della rivalsa, di farla scontare a tutti coloro che avevano approfittato di lei. 1 Ma in questa sua parte di giustiziera, hanno aggiunto 1 difensori, Sabrina ha usato I pesi e misure diversi: per esempio ha accusato dura1 mente la madre ed ha invece scagionato dallo sfruttamento l'amante di costei. Mentre in aula era in corso la discussione, gruppi di femministe pescaresi hanno diffuso In città un volantino che definisce il processo «una continua violenza nei confronti di Sabrina e di tutte le donne ». C'è una critica verso l giornali che « si sono preoccupati solo di lare di questa storia un latto di cronaca nera », ce n'è un'altra verso la legge che « ha latto in modo che Sabrina, violentata in modo orribile dalla situazione in cui ha vissuto, subisca ogni giorno delle nuove violenze ». Chiusa la pagina giudiziaria, la turpe vicenda che per quasi due anni si è dipanata a Montesilvano, alla periferia di Pescara, non andrà in archivio. Se ne riparlerà presto ( indipendentemente dal ricorso in appello dei condannati) perché la polizia è decisa a far uscire dall'ombra quanti hanno abusato di Sabrina. Non tutti i responsabili — si dice — sono fra gli imputati del processo: parecchi, a Pescara e dintorni, hanno tremato durante l'inchiesta ed ancora oggi vivono nel terrore di essere trascinati nello scandalo. Filiberto Dani
Persone citate: Angelo Scudieri, Antonio Tini, Carmine Alonzo, Luigi Chicchi, Luigi D'amico, Luigi Pavone, Mario Cimini, Ranalli, Tommaso Giovannetti
Luoghi citati: Montesilvano, Pescara
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