"Non ho tradito i subnormali»

"Non ho tradito i subnormali» L'istituto di Lambrate "Non ho tradito i subnormali» Così a ile r ma la direttrice del circolo didattico - Allontanando 10 bimbi dall'istituto ha voluto soltanto denunciare la drammatica situazione in cui si trova l'ente (Dal nostro inviato speciale) Milano, 4 marzo. «Afi hanno messo alla gogna: è un posto scomodo, ma era scontato che sarebbe accaduto. Nei nostri calcoli non rientrava soltanto la montatura che è stata fatta contro di me». Sorridente, a volte aggressiva, altre un po' triste, mai demoralizzata, sempre pronta a rintuzzare gli attacchi, la professoressa Adriana Kos, direttrice del circolo didattico di Lambrate, al centro di una scottante polemica, affronta gli eventi serena. Da un giorno all'altro è diventata la direttrice più impopolare d'Italia per aver allontanato dalla sua scuola dieci bambini subnormali gravi. Un provvedimento che non ha eguali nella storia, un po' confusa, della nostra scuola, una decisione destinata a suscitare scompiglio, tanto più che la professoressa Kos si era sempre distinta per l'ardore con cui si era impegnata in tutte le iniziative di avanguardia nel campo dell'educazione infantile ed in particolare del bambini handicappati. Che cosa l'ha spinta a compiere questo «tradimento», a fare di lei un mostro di nequizia sulle pagine dei giornali? La direttrice sorride divertita: un attimo di ilarità, poi la voce torna seria e grave. «Un mostro: ecco che cosa si dice di me. Invece ho fatto una cosa completamente contraria ai miei principi. Questi bimbi io e le mie collaboratrici ce li siamo allevati In grembo. Pensi un po' quanto mi può essere costato prendere una simile iniziativa». Perché, allora? «Per uscire dal vicolo cieco nel quale tutte le leggi, buona ultima quella che ha istituito i decreti delegati, hanno bloccato la scuola. Starno letteralmente strangolati, rischiamo di affogare nel mare della burocrazia, non riusciamo a tirare avanti con i pochi mezzi che abbiamo. Il problema degli handicappati, termine che io aborrisco, richiede mezzi, personale specializzato, una serie di interventi ad alto livello che nessuna scuola, e tanto meno quella che dirigo io, è in grado di allestire». Il circolo didattico di Lambrate: suddiviso in tre sedi, 115 insegnanti, 1600 bambini. «Ognuno con i suoi problemi, le sue necessità. Noi non abbiamo mai respinto nessuno, ogni maestra ha nella sua classe almeno tre o quattro bimbi "difficili", handicappati senza etichetta. Impossibile continuare in questo modo. Sinora abbiamo dato tutto quello che potevamo, il nostro e stato un vo'ontarlato eroico, ma adesso sono le stesse leggi che ci impediscono di proseguire». Adriana Ros illustra il lavoro svolto «in tredici anni di attività». Una serie di realizzazioni positive attuate col pieno accordo delle famiglie degli scolari «ancor prima che fossero istituiti i consigli del genitori». I dieci bambini handicappati (alcuni sono arrivati cinque unni fa ) sono stati accolti con amore ed inseriti con i compagni a prezzo di «grossi sacrifici personali da parte degli insegnanti». Ma non è sufficiente «lo zelo di pochi» per risolvere un problema cosi grave e complesso come il recupero di queste infelici creature. «Si fa presto a dire che bisogna inserirli nelle scuole normali e abolire le classi differenziate e gli istituti specializzati. Sono d'accordo anch'io, ini sono sempre battuta per questo, ma per farlo bene bisogna dotare le scuole normali di tutte quelle strutture interne necessarie per affrontare un simile compito: medici, educatori, aule di lavoro, ampt giardini, palestre, piscine». A Lambrate non esiste nulla di tutto questo. «Sono bambini difficili, i miei insegnanti non possotio intervenire da soli perché hanno bisogno di cure ed attenzioni particolari. Ci sono stati episodi gravi, situazioni di pericolo. Questi bimbi non stanno mal fermi, scappano dalle aule, gli insegnanti devono rincorrerli dappertutto e sono costretti ad abbandonare il resto della scolaresca per andarli a cercare». Si sono verificati casi dì aggressività. «Non sono cattivi, poveretti, lutt'altro. Ma hanno delle reazioni diverse, sproporzionate rispetto a quelle degli altri bimbi. Bisogna tener conto di tutte queste cose». Tornata a scuola dopo un mese di malattia ( «esaurimento nervoso: lo scotto che ho dovuto pagare dopo anni di lavoro senza respiro»), la direttrice si è trovata di fronte ad una situazione insostenibile. «Le mie collaboratrici non ce la facevano ptù. A questo punto mi sono decisa: il mio intervento è paradossale, me ne rendo conto. Ma soltanto con t paradossi si raggiungono t risultatt», afferma polemica. Con la decisione di allontanare i subnorinali, la professoressa Ros ha inteso pubblicizzare drammaticamente uaobfmcdptngcmnAdpcgd«aEdcla una situazione «clic è comune a tutte le scuole italiane. E' ora che i responsabili si rimbocchino le maniche ed affrontino il problema senza limitarsi soltanto a firmare del comunicati o a promuovere delle leggi che risultano, in pratica, assurde ed inoperanti». Quali sono state le reazioni? «Quelle prevedibili: sbigottimento, condanna. Logico: anch'Io al posto delle famiglie mi sarei risentita. Ma non si poteva fare altrimenti. Adesso qualcuno dovrà decidersi ad intervenire: noi le patate bollenti le abbiamo tolte dal fuoco sinora, mentre chi doveva agire è rimasto a guardare». Che cosa hanno detto le autorità scolastiche? «Nulla. Silenzio assoluto. Ma anche questo era scontato». Ed i bambini? Che cosa sarà di loro adesso che sono stati cacciati? «Ma vengono a scuola, naturalmente». Come? «Gli ordini, come lei sa, possono anche essere contravvenuti», sussurra la direttrice con aria complice. f. for.

Persone citate: Adriana Kos, Adriana Ros

Luoghi citati: Italia, Lambrate, Milano