Un docente universitario uccide il figlio telefona glia polizia e subito si sopprime di Adriaco Luise

Un docente universitario uccide il figlio telefona glia polizia e subito si sopprime Allucinante tragedia della follia ieri mattina a Napoli Un docente universitario uccide il figlio telefona glia polizia e subito si sopprime L'uomo, 38 anni, ha sparato tre colpi di pistola al volto del ragazzo undicenne - In una lettera ha chiesto perdono - Era esaurito e forse si sentiva un po' escluso dall'amore dei familiari f Dal nostro corrispondentel Napoli, 3 marzo. Raccapricciante delitto-suicidio di un docente universitario, il professor Franco Jacobucci, 38 anni, che nel pomeriggio durante l'assenza della moglie da casa, ha ucciso con tre colpi di pistola al volto suo figlio Massimiliano di 11 anni e ha poi rivolto l'arma contro se stesso, lasciando partire un proiettile alla tempia destra. Prima di uccidersi l'uomo ha composto la salma dello sventurato ragazzo sul lettino della sua cameretta. Ha chiamato il «113» e all'operatore telefonico della questura con voce sconvolta ha detto: «Accorre/e subito in via Consalvo 107 a Fuorigrotta nell'appartamento del professor Jacobucci al sesto piano troverete due cadaveri». E ha subito posato la cornetta. Nello stabile, un edificio di sette piani costruito una decina di anni or sono, nessuno si è accorto del dramma e quando sul posto sono giunti i funzionari della squadra mobile, il custode si è mostrato sorpreso. Non vi è stato bisogno di abbattere l'uscio, poiché la famiglia Jacobucci era solita lasciare una doppia chiave dell'appartamento al portiere. Padre e figlio sono stati rinvenuti nella cameretta del ragazzo, il fanciullo aveva il volto sfigurato dai prolettili, una maschera di sangue. Il docente era riverso sul lettino con le gambe penzoiuni. Nella destra stringeva ancora l'arma, una Beretta 7,65 con cui aveva posto tragicamente fine ai suoi giorni ed ucciso l'unico figlio. Accanto all'apparecchio telefonico nello studio, il sostituto procuratore dottor Rigillo, che ha compiuto le constatazioni di rito insieme al perito settore, ha trovato una lettera-diario del docente universitario. Recava la data dell'agosto scorso, ma ad un primo sommario esame, sembra essere stata scritta in più riprese. Secondo indiscrezioni il professor Jacobucci, in una introspettiva analisi psicologica, spiegava le cause che lo avevano indotto a compiere il terribile gesto, maturato in sei-sette mesi di angosciosi dubbi. In calce a lapis poche parole dirette alla moglie: «Perdonami cara Isa, avevo | da tempo deciso di farlo...». ■ Le indagini pai chiarire i motivi del delitto-suicidio, sono ai primi passi, ma è fuor di dubbio che il prof. Jacoburri era esaurito dal lavoro1 e negli ultimi tempi non na- j scondeva la sua insoddisfazione per quanto riguarda gli studi di vulcanologia presso l'Università di Napoli. Un'amarezza che non trova riscontro tuttavia nella stima dei colleghi che avevano in lui e nella sua preparazione. Recentemente sembra avesse i vinto una cattedra all'Univer¬ sità di Catania. Nella lettera il docente fa anche accenno alle divergenze sorte con la moglie sull'educazione del figlio, uniche ombre della loro unione. L'uomo accusa la moglie. Isabella Rizzi, insegnante di una scuola media a Napoli, di essere possessiva, troppo attaccata al figlio, forse si sentiva escluso dal loro amore. Il prof. Jacobucci ha atteso l'occasione propizia per attuare il tragico disegno. Il figlioletto Massimiliano, che frequentava la prima media nella stessa scuola dove Insegna la madre, nei giorni scorsi era stato colpito dall'influenza. Madre e figlio si erano assentati dalle lezioni e la donna era rimasta accanto al ragazzo, senza lasciarlo neppure per un attimo. Ieri, in occasione dell'ultimo giorno di Carnevale, gli aveva comprato un vestito da Arlecchino e avevano fatto festa insieme. Oggi Isabella Rizzi, non volendo prolungare le sue assenze dall'Istituto, ha atteso che il marito rientrasse dall'Università ed approfittando che le toccava il turno pomeridia no, alle due e trenta è scesa per andare a scuola. Adriaco Luise

Persone citate: Beretta, Franco Jacobucci, Jacobucci, Rigillo

Luoghi citati: Catania, Napoli