II periplo del "Corriere,, di Alfredo Venturi
II periplo del "Corriere,, I CENTO ANNI DEL GIORNALE IN UNA MOSTRA II periplo del "Corriere,, (Nostro servizio particolare) Milano, 2 marzo. Secondo i curatori di questa mostra intelligente (cento anni, cento firme del Corriere della Sera), inaugurata oggi al Castello Sforzesco dal Senatore Spagnoli! in rappresentanza del capo dello Stato, il senso dell'esposizione muove a ritroso nel tempo, da! 1976 al 1876. E difatti a chi entra nella sala della Balla il primo pannello che si offre è quello più strettamente contemporaneo, dedicato a Montale. Ci sono dei versi ! inediti: «Si deve attendere un pezzo prima che la cronaca si camuffi in storia». Ma basta aggirare Montale per trovarsi proiettati nell'anno fatidico che vide cadere la destra storica («Ci siamo dunque. Il ministero ebbe ieri ! un voto di sfiducia», annunciava pacato 11 Corriere nu mero 15). e che pochi giorni, . .. «.-•-.»_ prima aveva visto un barbuto reduce garibaldino (Torelli Viollier veniva da un '60 in camicia rossa, e proprio al lora si era fatto le ossa, co- ! me giornalista, nell'/ndipen-1 dente di Dumas) mettere in- sieme un ambizioso quotidia- ; no serale. Cosi esordiva, cen- ito anni fa. il Corriere: «Pub- bllco, vogliamo parlarli chia- ;ro. In diciassette anni di re- |girne Ciberò tu hai imparato \di molte cose. Oramai non1ti lasci gabbare dalle frasi. !Sai leggere fra le righe e co- jnosci il valore delle gonfie dichiarazioni e delle declama- zioni solenni d'altri tempi». Verranno purtroppo, anche per il Corriere, nuovi tempi di «gonfie dichiarazioni» e di «declamazioni solenni», in cui parlar chiaro non sarà prò- , Prio Possibile. Ma. prima, ci gr rn flit (fi A hitrlinl TI /li rut. sarà Luigi Albertini. Il dlret- toro del primo quarto di se- colo farà del Corriere un grande giornale europeo, in- ! sieme il più diffuso e il più 1 autorevole dei quotidiani d'I- talia. Quella albertiniana c la ; stagione dei grandi collabora- i tori: Einaudi che ha preso il posto di Luzzatti come prin- ; cipale commentatore di poli- | tica economica, e poi la le- \ gione dei critici e degli elze-1 viristi che si sbizzarriscono ! sulla «terza» ideata da Ber- j gamini: Giacosa, la Deledda, \ Ojetti, Ada Negri, D'Annun- j zio. E' la stagione che vede ; il quotidiano milanese, ormai affermato, avversare Giolitti ! e il «giolittismo», favorire l'impresa di Libia, farsi por- tavoce di un interventismo in ! parte riscattato dalla crocia- ; tu per le «nazionalità oppresse». Poi, fra il '24 e il "25 anche su via Solferino scendono le tenebre della «informazione fascista». Se ne va il leggendario Albertini, e con la sua scompare dal giornale la firma di Einaudi: soltanto si salva, nel grigiore conformista del Corriere imbavagliato, quel patrimonio di «mestiere», quella ricchezza organiz-zativa e redazionale, quell'ab-bondanza di grandi firme, che ne fanno, almeno, un prodot-to tecnicamente rigoroso. Ec- co il podestà di Ischia che vuol profittare del soggiorno obbligato di Malaparte per veder comparire nel Corriere qualche bell'articolo sulla sua isola; ecco Pirandello alle prese con problemi di bilan-ciò, e prega il direttore che non si tardi troppo a pubbli! care quella sua novella, per i cné na 0j30gno di soldi; ecco, ...... ... i a 3 glU8no dei .40una lettera ; di Mauri> capo dell'ufficio ro i man0. vCaro direttore, richla ! mate subito i corrispondenti i d<j Parigi, lasciandone uno so io. senza chiedermi per telefo no ; particolari in proposito. Fatelo con molta discrezione, ' in modo da non suscitare al ' tarme». A sette giorni dalla 1 dichiarazione di guerra, una bella primizia taciuta: come , sono lontane le parole dell'e sordio, «PubWico. vogliamo , parlarti chiaro»'. | Passa il fascismo, passa la ; guerra, ed ecco il commissa '. rio del Nuovo Corriere coa trollato dal Cln, Domenico j Capocaccia, che invita a colla | borare Leonardo Borgese: j «Se invece lei accettasse la | collaborazione al Popolo non ! le sarebbe più possibile usci- e e e a i o, ez-1 Benedetto Croce. Arrivano b-1 firme nuove, presto famose: e . Egisto Corradi, che si fa tutte ì t-1 \e guerre del dopoguerra, Alc- j berto Cavallari, di cui la mo-1 e \ stra ricorda la celebre intervio j sta a Paolo VI di undici anni r fa. siamo ormai vicini a quele \0 che i curatori intendono a | COme il punto di partenza deie ] ia mostra, l'oggi. Da Missiroli n-1 a Russo a Spadolini a Ottone: re dall'organizzazione tentacolare del democratici cristiani. Quella è gente che avvolge e che immobilizza, gente che sa logorare coll'acquasanta e intontire con l'incenso». Siamo di nuovo al dibattito. Ecco gli anni di Montanelli e David, Mosca e Piovene, Buzzati e Bartoli. Il carnet dei collaboratori si arricchisce di un nome come quello e ir o, a oati o oo. e, la a e eo a aao ae: a I óarlar'ehiaVo'ai Dubblico" n 1 i-. ed è una nuova stagione di grandi collaboratori, Moravia, Sciascia, Benedetti, Parise, il gruppo agguerrito degli economisti (Vìsentini, Modigliani, Luraghi, Andreatta, Spaventa), e poi Calvino, la t ini/ burg fino a Pasolini di cui ve diamo un pezzo inedito sul Caravaggio. Sono anni difficili, si parla anche qui di disavanzo, c'v un dibattito accanito sulla «linea», c'è una diaspora di oppositori politici, c'è l'avvio di una nuova prassi nei rapporti interni, che Ottone chiama «monarchia costituzionale». La dimensione secolare può intendersi come circolo chiuso: ed ecco, giusto dietro al pannello di Montale, quello di Torelli Viollier, il garibaldino che aveva imparato il mestiere con Dumas e che voleva Alfredo Venturi ! ;
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