In cinque anni è nata una nuova coscienza
In cinque anni è nata una nuova coscienza In cinque anni è nata una nuova coscienza « / giganti che proclamarono i diritti dell'uomo — disse Togliatti alla prima Conferenza, nel '45 — non ebbero la capacità e il coraggio di proclamare i diritti della donna ». In Italia, la lotta per l'emancipazione femminile comincerà massiccia nel '48, con la Costituzione. E si avvierà faticosamente per una strada irta di battaglie che, attraverso il superamento dell'arretratezza nei rapporti economici, tenteranno di vincere l'arretratezza dei rapporti civili. Ma lo scoppio violento della « questione femminile » si verifica negli Anni 70. Gruppi femministi si organizzano e danno battaglia: sessualità, rapporti uomo-donna, sottosviluppo culturale e « minorità in tutto » vengono posti bruscamente all'attenzione anche di chi fino a ieri la prò abvzpppria condizione aveva vissuto j amaramente, ma che non ne aveva fatto motivo di riflessione e dunque di lotta. L'ultima conferenza delle donne comuniste risale a cinque anni fa. Cinque anni sono lunghi, on. Seroni, soprattutto se sono, come questi, « travagliati — lei stessa lo scrive —, complessi, portatori di nuove problematiche ». « Il nostro dibattito sulla questione femminile non si realizza soltanto attraverso conferenze come questa. In realtà c'è stato uno spiegarsi ricchissimo del confronto: i convegni nel Mezzogiorno, quello recente sulla maternità, l'assise di Reggio Calabria sui problemi delle donne in agricoltura. Diciamo piuttosto che certe iniziative non sono state sufficientemente pubblicizzate dalla stampa, che si occupa della donna quando fa colore, non quando fa politica. La conferenza di oggi risponde alla necessità di raccogliere quanto è venuto emergendo in questi anni. E, se ha rappresentato un momento eccezionale di confronto, ha però confermato un giudizio che era già in noi molto chiaro: abbiamo di fronte una donna più cosciente della sua problematica, che vuole partecipare maggiormente al dibattito sociopolitico e contribuire alla soluzione dei problemi suoi ma anche dei problemi del Paese ». Nel '46, Togliatti — valutando i risultati elettorali — affermò: « Sarebbe un errore se dicessimo che le donne hanno votato contro i comunisti; però si deve dire che è stato molto più facile condurre tra le donne l'agitazione anticomunista ». Per lungo tempo, dopo quella data, l'opinione fu largamente condivisa: parve che le donne — rese strumento di conservazione dall'organizzazione sociale — nutrissero profonda diffidenza verso le sinistre. Il 15 giugno ha ribaltato questo giudizio? ì(P.icordo di aver esaminat: i dati elettorali dei reparti di maternità torinesi: un voto straordinario per noi. Credo che la donna sia cresciuta nella sua capacità di partecipazione, di valutazione autonoma della società. E che iz avverta la necessità di cambiamento, perché senza dubbio la crisi del Paese, economica, morale e politica, è pagata da lei a prezzo profondissimo... ». Infatti c'è chi definisce il voto « di protesta »... « Il voto al pei, portatore di una linea di rinnovamento e risanamento, non è soltanto voto di protesta. E' anche voto per costruire una prospettiva nuova ». C'è chi sostiene che il 15 giugno deve molto al movimento femminista. « Credo che il voto al pei esprima la presa di coscienza della propria condizione in ceti nuovi della società italiana: fra studentesse, intellettuali, ceto medio. Queste donne si sono accostate alla problematica secondo una propria angolazione. Ecco, mi sembra che il movimento femminista appartenga a que- st0 estendersi più complessi vo della presa di coscienza femminile ». Come si pone, oggi, il pei nei suoi confronti? « E' molto difficile valutare il "movimento femminista" perché è fatto di mille gruppi differenziati: un giudizio complessivo è fatalmente approssimativo. La nostra critica, pur in una volontà aperta di confronto, è che spesso questi gruppi che decollano dal "personale" — e questo è punto di partenza validissimo — non riescono poi a superare la sfera del privato. Oggi, ad esempio, mentre affronta la problematica del rapporto interpersonale, il movimento non è altrettanto coinvolto nell'impegno di modificare lo status dell'occupazione femminile. Malgrado questa osservazione, vogliamo mantenere un confronto aperto con i vari movimenti: femminili e femministi ». Occupazione. Anno 1961: 6 milioni e 85 mila donne hanno un lavoro stabile. Anno 1975: le donne che lavorano sono 5 milioni e 266 mila.
Persone citate: Togliatti
Luoghi citati: Italia, Reggio Calabria
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