Le donne secondo il pci

Le donne secondo il pci Conclusa a Milano la sesta conferenza nazionale femminile Le donne secondo il pci I lavori sono durati tre giorni - Affrontati dai congressisti, in 152 interventi, i temi di maggiore attualità: le donne comuniste e il femminismo, aborto, occupazione, consultori La sesta conferenza nazionale delle donne comuniste si è conclusa ieri al Teatro Lirico di Milano con la relazione di Gerardo Chiaromonte. Nei Ire giorni di dibattito, sono stati 152 gli interventi delle delegate. Sono stati discussi tutti i problemi che oggi travagliano il mondo femminile (occupazione, aborto, educazione sessuale) e sono stati approfonditi i rapporti con il femminismo e la presenza delle donne all'interno dello stesso pei, ritenuta a livelli « non ancora soddisfacenti ». Sulla questione femminile secondo i comunisti abbiamo intervistato l'on. Adriana Seroni, dirigente nazionale del partito dal '69 e direttrice di « Donne e politica ». In 15 anni sono 828 mila a perdere il posto, il tasso di attività scende dal 24,65 al 19,3 per cento. Nei primi sei mesi del '75 il numero delle lavoratrici cala vertiginosamente: meno 83 mila unità. Era inevitabile che la Conferenza delle donne comuniste trovasse nell'allarmante situazione uno dei nuclei centrali del dibattito. <f L'attacco all'occupazione si colloca in un momento in cui la richiesta di lavoro da parte delle donne si dilata. Il problema è come stimolare uno sviluppo che apra maggiori spazi alle donne. E dunque si è discusso di Mezzogiorno, di agricoltura, di riconversione industriale. Si è insistito sulla necessità di allargare il ventaglio delle occupazioni femminili. Ma si è posto anche il problema della qualità del lavoro. Non si tratta infatti solo di espulsione dalle fabbriche: la maggiore scolarizzazione femminile non ha corrisposto che in piccola misura a una migliore collocazione nel mondo del lavoro. Esiste, oggi più che mai, il divario tra una donna con titolo culturale di un certo livello e una occupazione fortemente dequalificata ». C'è qualcuno che pensa di risolvere il problema dell'occupazione femminile con il part-time... « Noi non abbiamo nei confronti del part-time obiezioni di principio: ci possono essere Paesi con alto livello di occupazione femminile in cui questo sistema può richiamare altre donne al lavoro. Però in Italia la sua introduzione ha significato la sostituzione di un mezzo posto di lavoro a un posto di lavoro intero. Il nostro partito non può che tendere a far aumentare i livelli di occupazione e il più possibile una occupazione femminile stabile, qualificata, professionalizzata ». Aborto. Il tema non ha soltanto acceso polemiche feroci tra i partiti della sinistra, ma ha rischiato di incrinare — dicono — la stessa base femminile pei. Documenti in disaccordo con la posizione che i comunisti difendono in Parlamento sono stati diffusi persino dall'Unione donne italiane. «L'Udì è organizzazione autonoma che raccoglie donne di diversa tendenza polìtica, quindi è giusto che la sua linea tenga conto della diversità delle sue componenti. La base femminile comunista, invece, mi sembra compatta su questo problema e la conferenza ha smentito le mille chiacchiere che si fanno circolare in questo campo. Fanfani, quando si faceva battaglia per il referen dum sosteneva che le donne avrebbero votato diversamente dalle indicazioni di partito. Poi Fanfani ha avuto la sua lezione. Riteniamo improrogabile la necessità di abrogare l'attuale legislazione. Combattiamo perché l'aborto sia consentito in tutte le circostanze in cui si renda necessario, perché sia assistito e gratuito. Ma sosteniamo che il problema è di liberare la donna dall'aborto, di non trasformarlo in un normale mezzo di contraccezione. Per questo abbiamo posto alcune priorità: per esempio l'educazione sessuale. Siamo stati i primi a sollevare queste problematiche, poi raccolte da altri. E oggi si vedono i risultati: per i consultori le Regioni già lavorano alle leggi d'applicazione ». C'è chi sottolinea che il finanziamento per i consultori è modesto, chi lamenta che la possibilità di convenzione con i privati abbia aperto la porta agli enti confessionali. « / finanziamenti sono modesti ma col tempo potranno essere aumentati. A me sembra importante che sia stato strappato il riconoscimento della necessità di queste strutture in un Paese do¬ ve c'è voluta una sentenza della Corte costituzionale per abolire il divieto di propaganda dei contraccettivi. E' essenziale che si sviluppi al più presto l'iniziativa degli enti pubblici. Quanto alle convenzioni coi privati, credo importante che la legge nazionale consenta di controllare l'attività dei privati in modo consono ai bisogni della collettività. Esistendo strutture pubbliche accanto a quelle private, ognuno avrà possibilità di scelta. Anche questo è un aspetto del pluralismo ». Eleonora Bortolotto L'on. Tullia Carettoni e Adriana Seroni

Persone citate: Adriana Seroni, Eleonora Bortolotto, Fanfani, Gerardo Chiaromonte, Tullia Carettoni

Luoghi citati: Italia, Mezzogiorno, Milano