Parola impreca mentre José protesta

Parola impreca mentre José protesta Nonostante l'ottima classifica i bianconeri sono amareggiati Parola impreca mentre José protesta L'allenatore dice: "Non possiamo vivere sulle disgrazie degli altri, il gol che abbiamo subito mi ha fatto rabbia" - Altafìni replica: "Perché non mi ha fatto giocare 45 minuti?" - Zoff ammette la sua colpa La Juventus è combattuta fra la tristezza per aver fallito un 'record" pareggiando contro il Como e la soddisfazione per aver aumentato Il vantaggio in classifica nei confronti del Torino. Un'ora trascorsa negli spogliatoi con i bianconeri al termine della partita non serve a dissipare il dubbio. C'è chi insinua che i campioni d'Italia sono troppo "Signori- e non hanno voluto definitivamente uccidere l'interesse del campionato anche se oggi fra loro e il Torino ci sono due derby di distacco quando ne è disponibile soltanto uno. Corrono frasi fatalistiche come quella di Parola: «E' la ruota del calcio Nella partita di andata avevamo pareggiato contro il Como all'ultimo minuto nel modo che ricorderete. Oggi ci sentiamo defraudati noi perché un gol subito a quel modo, un minuto dopo quello di Bettega, è incredibile. Proprio perché avevamo sudato tanto per andare in vantaggio dovevamo concentrarci di più almeno per amministrarlo». Andiamo a cercare il colpevole del gol. Scirea dice: «lo sono scivolato». Morini replica: «Sul cross di Rossi mi aspettavo che Zoff uscisse, ma Dino fino a quel momento aveva preso soltanto freddo e cosi la palla quando è arrivata mi ha sorpreso. Alle mie spalle Pizzato ha avuto gioco abbastanza facile». Chiediamo a Zoff: 'Si sente colpevole?". «Abbastanza — risponde —. Sul traversone di Rossi sono rimasto incerto nell'uscita, il pallone mi ha scavalcato. Mi sono anche sbilanciato e sul tiro non c'è stato niente da fare». Visto che siamo in tema di gol esauriamo l'argomento con la versione di Anastasi sul provvisorio vantaggio bianconero: «C'è stato un contrasto fra Bettega e Fontolan — dice il capitano — io ho intuito dove sarebbe caduta la palla, mi sono avventato, Rigamonti ha deviato di poco il tiro, sul palo naturalmente a conferma della mia fortuna, poi è arrivato Roberto che ha dato al pallone la zampata decisiva». Attorno a questa scialba prestazione della Juventus naturalmente s'è sollevata qualche polemica. Uomini in calando di forma? «No — giura Parola — li ho visti benissimo. Soltanto che giocare contro squadre come il Como, tutte rinchiuse in difesa, è difficile. Dopo otto vittorie consecutive ci sia consentito un piccolo passo falso. Importante è continuare a fare punti e noi, anche se con uno soltanto, andiamo avanti per la nostra strada. Meglio naturalmente se alle nostre spalle hanno perso. Ma è chiaro c é non possiamo vivere sulle disgrazie altrui. Abbiamo perduto un record: questo In definitiva è la cosa che più mi splace. Ma da qui a parlare di un calo di forma mi sembra ci sia un abisso». Zoff su questo punto aggiunge: «Proprio per la legge dei grandi numeri capita dopo otto vittorie consecutive la giornata storta e magari contro la squadra che alla vigilia sembra meno predisposta alla sorpresa, lo ho perso il mio record in nazionale contro un haityano, tanto per dire». Allora, la formazione. Questo è l'argomento sul quale più si discute. Ricordiamo l'antefatto. Giovedì Damiani si ammala e Parola annuncia il ritorno di Gprl. Venerdì Gori In allenamento riporta una leggera contrattura alla gamba sinistra mentre Damiani risulta sfebbrato. Sabato non si allena Gori e si allena Damiani. Ballottaggio fra I due che si accoppia al ballottaggio In difesa fra Cuccureddu e Gentile. Convocato In nazionale. Gentile chiede però che g'.i restituiscano il posto. Sabato sera a Villar Perosa c'è un consulto Ira Parola e La Neve. Il medico illustra le sue diagnosi: «Gori è stirato, Damiani è sfebbrato». Parola aggiunge: «Damiani, però questa settimana si è allenato soltanto una volta: non rischio». Anche se con Damiani la Juventus ha vinto otto volte (e guarda caso appena è uscito di squadra la squadra ha pareggiato). L'allenatore non crede alla cabala. Dopo la partita ha spiegato: «Non potevo rischiare, così ho mandato in campo undici uomini sicuramente sani. Tardelli aveva il compito di disturbare l'uomo di Causio». Tutti contenti i terzini, insomma, per avere giocato considerate le circostanze, meno Spinosi il quale comunque almeno è ritornato in panchina. Tutti contenti, meno gli spettatori e... Altalinl il quale si è allontanato dagli spogliatoi piuttosto amareggiato. «Visto che mancavano Gori e Damiani — dice — mi ero illuso di giocare fin dall'inizio. Poteva esserci il dubbio che non avrei tenuto per novanta minuti, ma quarantacinque potevano concedermeli. Invece mi hanno messo in campo a un quarto d'ora dalla fine. Come potevo segnare un gol se non ho avuto neanche II tempo di scaldarmi? lo sono vecchio, mi ci vuole la dovuta carburazione». Abbiamo chiesto a Parola: 'Non ha pensato di utilizzare subito Altafini per evitare la concomitanza di tre terzini in campo?-. Parola ha risposto: «Ci ho pensato, ma considerato il gioco del Como temevo un intasamento della manovra al centro. C'erano già Bettega. Anastasi, Causio mezz'ala, non me la sono sentita di inserire anche José». Parola è l'ultimo a lasciare gli spogliatoi. Morsica la sua Gauloise con una certa rabbia. Non gli piace proprio questo pareggio e in definitiva sembra l'unico veramente insoddisfatto nella giornata che, per colmo del destino alla resa dei conti, è stata favorevole alla Juventus. «Se l'arbitro convalidava il gol segnato da Anastasi nel primi minuti era fatta. M'è parso che il guardalinee avesse puntato la bandierina verso il centro del campo per confermare la rete, ma l'arbitro ha interpretato In fuorigioco la posizione di Bettega che ha fatto una bella finta al portiere». 'D'accordo — diciamo — avete giocato un brutto primo tempo, una ripresa più orgogliosa, avete segnato, vi siete fatti subito raggiungere, ma, a pensarci bene, potevate anche perdere se Rossi avesse segnato in contropiede negli ultimi minuti". «Ma Rossi era partito in fuorigioco!» replica Parola. Franco Costa

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