Il popolo cubano è andato alle urne per dire sì alla nuova Costituzione

Il popolo cubano è andato alle urne per dire sì alla nuova Costituzione Suffragio libero e segreto, ma risultato scontato Il popolo cubano è andato alle urne per dire sì alla nuova Costituzione Il testo è stato redatto da una commissione, poi discusso e modificato in dibattiti popolari Tra i princìpi fondamentali: condanna dell'imperialismo e diritto di "esportare la rivoluzione" L'Avana, 15 febbraio. 11 popolo cubano si è recato oggi alle urne per un referendum sulla approvazione della nuova Costituzione del Paese. L'esito della votazione è scontato, e l'operazione appare come una pura formalità. Il «voto libero, segreto e diretto del popolo in questo referendum — dice l'organo giornalistico del pc cubano — darà vita alla Costituzione. Ogni cittadino, votando "sì" al referendum, deve essere consapevole che sta esercitando il suo diritto democratico di determinazione delle nor> me giuridiche supreme che governano il nostro Paese nella sua marcia inarrestabile sulla sbrada rivoluzionaria verso la costruzione del socialismo e nell'avanzata verso il luminoso futuro del comunismo». Il testo della nuova Costituzione è stato redatto in molti mesi di lavoro da una commissione speciale del pc, capeggiata dal comunista della «vecchia guardia» Blas Roca. Il documento è stato discusso e modificato dopo dibattiti con operai, contadini, studenti soldati, intellettuali, in numerose assemblee. Il testo definitivo è stato approvato il mese scorso dal primo congresso del partito comunista cubano. La nuova Costituzione è ufficialmente motivata dalla volontà di realizzare più profondamente i princìpi socialisti nello Stato cubano. Uno degli assunti fondamentali è che l'imperialismo (termine sotto il quale i cubani intendono la polìtica internazionale degli Stati Uniti) costituisce la principale forza di aggressione, ed il peggiore nemico del popolo. La missione internazionale di Cuba, dice ancora la nuova Costituzione, è quella di venire in soccorso dei popoli che lottano per la loro liberazione. Questa affermazione, corollario della precedente, viene interpretata dagli oppositori del regime del primo ministro cubano Fidel Castro come un mezzo per sancire costituzionalmente il diritto del partito di «esportare la ri- voluzione» cubana in altri Paesi che gli interessino. E' infatti in base a questo principio che oltre diecimila militari dell'esercito cubano si trovano attualmente a combattere in Angola, contribuendo in modo determinante alla vittoria del «Movimento popolare per la liberazione dell'Angola» (Mpla, appoggiato dai sovietici) sugli altri due movimenti indipendentisti filo-occidentali, nell'ex colonia portoghese africana. In una critica alla Costituzione l'organizzazione degli esuli cubani anti-comunisti «Rece» afferma che in questo modo il governo di Castro confuta con i fatti l'affermazione di chi sostiene che Cuba non esporta più la sua rivoluzione, e che sta diventando più indipendente dall'Unione Sovietica. In realtà sì tratta, prosegue «Rece» di una doccia fredda su quanti «ritengono stupidamente di potere fare ritorno un giorno a Cuba per riprendere le loro aziende o ricevere l'indennizzo per le 1 proprietà loro confiscate». La nuova Costituzione, che consta di diecimila parole, è la prima dagli Anni Quaranta. Vi si sanciscono i diritti dei cittadini, tra i quali la libertà di espressione, di coscienza e di religione, che tuttavia dovranno essere esercitati tutti nell'ambito della filosofia della società socialista. La nuova Costituzione enuncia inoltre il diritto dei lavoratori ad essere retribuiti sulla base della quantità e della qualità del lavoro svolto, coerentemente con il principio «a ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo la sua produzione». E' un principio che si distacca dalla più stretta ortodossia comunista, che dice: «A ciascuno secondo le sue necessità». (Associated Press)

Persone citate: Blas Roca, Fidel Castro

Luoghi citati: Angola, Cuba, L'avana, Stati Uniti, Unione Sovietica