L'«ultimo tango» dei primari di Cosimo Mancini

L'«ultimo tango» dei primari Dietro le quinte del San Giovanni: nomine e sospensioni L'«ultimo tango» dei primari Andando in pensione dal primo febbraio il prof. Pier Carlo Borsotti ha lasciato vacante il posto di primario della chirurgia « A » delle Molinette. Questo vuoto sta ora per essere colmato a costo di un tremendo terremoto che probabilmente travolgerà le piii antiche e solide baronie della medicina torinese. Pur di impedire al prof. Guglielmini, primario al vecchio San Giovanni, di entrare alle Molinette, è stato rotto Quell'equilibrio che aveva permesso alla casta di sopravvivere. La tradizione dell'ospedale voleva che « Chirurgia A » fosse affidata al chirurgo più valente o, quanto meno, al più anziano. Così non è stato, anche se si è cercato di rispettare in parte la tradizione « traslocando » il prof. Cristoforo Colombo nel reparto che era occupato materialmente dal prof. Borsotti. La chirurgia «A» è passata nelle mani di un aiuto e, per impedire che un primario (leggi Guglielmini) fa- cesse formale richiesta di dirigere il reparto, i letti sono stati ridotti da 60 a 30. Nessun primario può sentirsi interessato a un reparto di 30 letti. A questo punto però si sollevano le voci degli aiuti che hanno più titoli del chirurgo al quale è stata data la chirurgia « A ». E' gente che è stata lasciata indietro ripetute volte dai « soliti raccomandati ». Forse questa volta non ingoieranno in silenzio l'amaro boccone. La chirurgia, alle Molinette, sta attraversando un momento difficile. Delle quattro divisioni di chirurgia generale che c'erano, ne sono rimaste due e mezzo: 150 letti in tutto. Eppure le appendiciti e le colecistiti non sono in diminuzione. Attualmente, per un intervento, si aspetta un mese. In compenso vanno molto forte le tonsille. I letti di otorinolaringoiatria sono 120 ai quali si aggiungeranno molto presto i 90 di un reparto faraonico non ancora inaugurato: in totale 210 letti. Potrebbero essere riempiti se alle Molinette facessero chirurgia dell'orecchio interno; ma non la fanno. L'importante è « fare gruppo » attorno alla sovrintendenza sanitaria ed alla presidenza. Se negli altri ospedali manca uno specialista ci sono i pulmini dell'Ente per portare gli ammalati dal medico. E' in programma il trasferimento del reparto di neurologia dall'Astanteria Martini alle Molinette dove c'è già quello del prof. Bergamini. La barriera di Milano perderebbe così un altro servizio importante e le Molinette guadagnerebbero un altro doppione. 1 locali soprastanti le chirurgie « E » erano stati progettati per accogliere due reparti operatori. Sono diventati invece gli alloggi dei medici interni e dei sacerdoti. Reparti, per migliaia di metri quadrati, sono «in costruzione » da decenni e così ora manca il posto per ospitare temporaneamente i ricoverati dei reparti in via di ammodernamento. Il neurochirurgo, prof. Fasano, dovrà quindi dividere un reparto con un chirurgo vascolare e il cardiochirurgo, prof. Morino, ha trovato una sistemazione di fortuna spartendo i letti con la chirurgia generale dell'Università. Un'altra falcidia per la chirurgia generale quindi. L'importante è fermare Guglielmini; a qualunque costo. Il « male oscuro » ha contagiato tutto il gruppo del San Giovanni. Le situazioni incomprensibili sono molte, come ad esempio quella del Centro tumori di via Cavour dove non è chiaro se c'è il dipartimento o l'Istituto e se il prof. Caldarola è direttore dell'Istituto o del dipartimento. Se gli ammalati rimasti senza assistenza, motivo che ha provocato la sospensione del prof. Matlì, erano affidati a un primario o all'altro. Il concorso che avrebbe dovuto designare il nuovo sovrintendente sanitario è stato rinviato. Il consiglio dei delegati è diventato un organismo senza volto: dopo l'aggressività dimostrata fino all'anno scorso, ora inaspettatamente è calato il silenzio. In tutto questo caos qualcuno sta cercando di porre ordine, ma i « baroni » accecati dalle rivalità, non se ne sono accorti e credono di essere ancora loro a dirigere una musica, che in questo caso però può diventare un «ulti¬ mo tango ». Cosimo Mancini Il direttore amministrativo del San Giovanni, dott. Manzoli, i professori Borsotti e Guglielmini, Fasano e Morino, Caldarola e Matlì, interpretati da Franco Bruna

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