Innocenti: molte voci ma nulla di concreto
Innocenti: molte voci ma nulla di concreto Mentre si attende la Gepi Innocenti: molte voci ma nulla di concreto Milano, 1 febbraio. Una «ridda di voci di cui molte senza alcun fondamento» sono state definite negli ambienti della Firn le notizie di questi giorni sul futuro dell'Innocenti. «Non c'è nulla di concreto», si dice, «non avrebbe quindi nessun senso dare giudizi ». Tre sono le ipotesi ventilate in questi ultimi giorni. Tutte e tre niente affatto incoraggianti per i 4500 lavoratori di Lambrate. La prima riguarda le liquidazioni: la Leyland minaccia di non pagarle finché non le sarà permesso di mettere in commercio le auto e i pezzi di ricambio prodotti nello stabilimento. «Si tratta di un braccio di ferro che la Leyland tenta di fare per non sappiamo quale motivo», dicono alla Firn. «Non può spuntarla: siamo in troppi a tirare la corda in senso contrario». Un'altra voce, che i sindacati definiscono «priva di fondamento», è quella secondo cui nello stabilimento di Lambrate si continuerebbe a produrre la Mini per venderla all'azienda commerciale recentemente costituita in Italia dalla Leyland che, a sua volta, la immetterebbe sul mercato. In questo modo alla Gepi sarebbero accollati solo gli oneri dell'attività produttiva mentre i guadagni di quella commerciale rimarrebbero alla casa inglese. La terza delle «notizie» sulla Innocenti riguarda i fornitori. Questi, che vantano crediti nei confronti dell'azienda per circa dieci miliardi, si sono riuniti ieri in assemblea e hanno annunciato che se entro il 15 febbraio non verranno soddisfatti chiederanno il fallimento dell'azienda. I responsabili della Firn hanno definito questa minaccia come un «tentativo di terrorismo». «Oltretutto, anche se venisse chiesto il fallimento, i lavoratori non avrebbero nulla da perdere e i creditori ben poco da guadagnare», dicono. La posizione di questi fornitori, d'altro canto, non è molto allegra: si tratta di aziende di modeste dimensioni che lavoravano quasi esclusivamente per la Innocenti. Ora non solo si trovano senza commesse, ma non ricevono neppure quanto spetta loro per il lavoro compiuto in questi ultimi mesi. g. d. s. LODI — Tre ladri hanno tentato di forzare nella notte la camera blindata dell'agenzia di San Donato Milanese della Banca Mutua Popolare Agricola di Lodi. L'operazione è stata interrotta da alcuni passanti. I ladri, segate le sbarre di un sottoscala, erano penetrati nelle cantine sottostanti l'agenzia e con una lancia termica e sette cannelli ossidrici stavano già fondendo le intercapedini di metallo
Luoghi citati: Italia, Milano, San Donato Milanese
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