Altri due fermati per la rapina Folla ai funerali del gioielliere

Altri due fermati per la rapina Folla ai funerali del gioielliere La polizia continua le indagini a Savona e a Ivrea Altri due fermati per la rapina Folla ai funerali del gioielliere Di uno la polizia non ha rivelato il nome, l'altro, fratello del bandito Cappello, è già stato trasferito ad Ivrea - Alle esequie hanno partecipato trecento persone malgrado il maltempo - Erano presenti anche il sindaco e i consiglieri comunali (Dal nostro inviato speciale) Ivrea, 1 febbraio. E' durata poche ore l'omertà dei tre banditi di Savona per coprire i complici della banda. La polizia ha individuato e fermato gli altri due del quintetto. Nino Pira, Pietro Cappello e Nicodemo Avenoso avevano detto di non conoscere il nome dell'autista della « 127 », rubata, usata per la rapina, ma gli inquirenti sono riusciti a sta- bilire che oltre all'autista terà un altro complice, li ha individuati e fermati entram-1 bi. Uno è Ugo Cappello, fra- ! tello di Pietro, mentre dell'altro, la Mobile di Savona, non ha rivelato l'identità. Ugo Cappello è stato tra-1 sferito oggi da Savona a Ivrea. L'auto della polizia con il fermato è partita dalla città ligure alle 9,39 di stamane, ma è giunta soltanto a destinazione alle 22 per le difficoltà incontrate durante il tragitto dovute alle strade ghiacciate e innevate. Appena sceso dall'auto il Cappello ha preteso di essere accompagmto all'ospedale, accusando un malore. E' stato trasferito subito al noso- comio anche perché gli inqui-. renti intendono stabilire, da una visita medica, se il bandito era in condizione, con il braccio contuso, di poter guidare ugualmente un'auto. Ugo Cappello prima di essere portato all'ospedale ha detto: « Non intendo dire nulla. Attendo l'arrivo del mio avvocato e soltanto con lui a fianco parlerò ». La banda si era mossa dalla città ligure due giorni pri- ma. E' stato possibile accer tarlo perché sulla «127» della rapina è stato trovato un bi ghetto, scritto a mano: «Ca¬ ro... (il nome del destinatario ' è quello taciuto dalla polizia), ti aspetto martedì alle 16 al la Torretta per il colpo ». Al- cuni banditi hanno viaggiato sulla «Renault» di Avenoso, mentre gli altri su una «Opel 1709» già individuata, che ora viene ricercata. Tutti si erano fermati a Cigliano, dove qualcuno aveva provveduto in precedenza a prenotare alcune stanze in un albergo. I cinque hanno pernottato presentando all'ai-1 bergatore documenti in parte ' falsificati. Il Pira aveva una patente intestata a Luigi Gio-1 ia, poi risultata rubata, mentre l'uomo rintracciato a Savona, s'era presentato sotto il nome di Renato Bostucci; Ugo Cappello non aveva documenti. Il giorno dopo erano in un ristorante di Strambino con ! un sesto complice, il basista | che, secondo le prime risul-1tanze della polizia, dovrebbe | essere quello che ha commis- ! sionato la rapina e che ave- [ va assicurato l'acquisto della j merce. Un incidente deve però aver turbato i preparativi del « colpo »: la Renault è stata trovata bocciata sulla fiancata sinistra, mentre Ugo Cappello, accompagnato dal fratello Pietro, si è presentato mercoledì pomeriggio alle 15,45 ali'ospedale di Ivrea con il braccio sinistro lussato e contuso. Al medico aveva detto di essere giunto ad Ivrea per incontrare la fidanzata e di essere caduto accidentalmente. Avrebbe dovuto anche essere ricoverato, ma ha rifiutato firmando il relativo documento. Questo spiega perché la rapina è stata tentata giovedì sera e non venerdì come il Pira, parlando con Silvana Quagliotti durante il seque- str0> aveva confessato. Ora sj tratta di accertare se Ugo cappello, che sicuramente fa ceva parte della banda, ha potuto in quelle condizioni partecipare direttamente al « colpo » od ha dovuto essere sostituito con l'altro complice fermato a Savona. Stamane intanto si sono svolti i funerali di Claudio Blessent. Il freddo ha limitato la partecipazione della popolazione. Al rito funebre erano presenti più di 399 persone. Il feretro è stato portato, alle 9,39, dall'obitorio all'androne della sua abitazione, proprio nel punto dove giovedì sera Nino Pira gli ha sparato. Alle 19 si è svolto il rito funebre nella chiesa di S. Domenico. Ha officiato il vescovo monsignor Bettazzi. Dietro la bara, con il figlio maggiore Federico, c'erano anche Dino e Silvana Qua- gliotti, i due tenuti in ostaggio dai banditi. Numerose le corone, tra le quali quella del Consiglio comunale di Ivrea e quella dei compagni del ragazzo. Ha presenziato il sindaco con tutti i consiglieri comunali; il sen. Chabod, rappresentante della famiglia che domani si costituirà parte civile, il vicequestore Battegazzorre. Prendendo la parola, mons. Bettazzi ha detto: « Chiedo la solidarietà dì tutta la cit- tadinanza eporediese per guesta famiglia così duramente colpita. Le siamo stati vicini nelle o.e tremende. Non soltanto io ma anche il sindaco e tutte le autorità. Sentiamo per queste violenze un desiderio di giustizia, umana, molto severa. Noi, cristiani, non vogliamo la morte dei peccatori, preghiamo perché si convertano e vivano ». Silvana Quagliotti dopo i funerali ha voluto accompagnare la salma di Claudio Blessent anche a Sparone dove nel pomeriggio è stata tumulata nella tomba di famiglia. Le indagini, adesso, si concentrano sul cervello della banda: sull'uomo che avrebbe ordinato il colpo e acquistato tutti i gioielli rubati. Per questi preziosi Silvana nella notte in cui è stata sequestrata ha dovuto fare una cernita. I banditi l'hanno svegliata e rovesciando il bottino sul materasso dove dormiva l'hanno obbligata a scegliere i pezzi migliori. Forse speravano ancora di poter tentare una sortita e di salire su un'auto messa a disposizione dalla polizia, come avevano richiesto. Al mattino invece tutto si è risolto. Il più abbattuto, è sempre Silvana Quagliotti a dirlo, si è dimostrato Nino Pira. L'ha sentito disperarsi: «E' finita, non possiamo far più nulla, io mi uccido». La ragazza sostiene anche che a colpirla di striscio alla testa sia stato un colpo di pistola sparato dalla polizia, mentre da parte degli agenti si esclude che loro abbiano sparato se si eccettua i due colpi di fucile da caccia esplosi dall'abitazione del brigadiere Russo al secondo piano dell'edificio. Oltre che alla testa Silvana è stata colpita anche ad un piede. La scarpa è stata trovata bucata da parte a parte e così pure la calza di lana che indossava. Il proiettile l'ha però ferita soltanto leggermente all'alluce, tanto leggermente che soltanto ieri sera se n'è accorta e l'ha detto al- ì la nonna. A sparargli, dice Silvana «è stato Pietro Cappello quando mi ha trascinata sull'auto dela polizia per fuggire e poi abbiamo dovuto tornare indiero perché non c'erano le chiavi». Alessandro Rigaldo Rolando Argenterò Ivrea. Ugo Cappello Ivrea. Il piccolo Dino Blessent con Silvana Quagliotti, che ha vissuto con lui la terribile avventura, ai funerali del padre