Adesso gli enti lirici sono contro la Scala di Paolo Grassi

Adesso gli enti lirici sono contro la Scala Dopo un telegramma del ministro Visentini Adesso gli enti lirici sono contro la Scala I cinque teatri d'opera del Nord Italia hanno "fatto lega" per contestare la "funzione preminente" e quindi i maggiori contributi all'ente Gli enti lirici del Nord-Italia hanno ufficialmente dichiarato guerra alla Scala di Milano. I rappresentanti dei cinque teatri (il direttore artistico Ratolino per il Comunale di Bologna; il vice presidente Lalli e il sovrintendente Erba per il Regio di Torino; il sovrintendente Ugo per il comunale dell'Opera di Genova; il sovrintendente De Ferra per il comunale Giuseppe Verdi di Trieste e l'onorevole Vianello per il teatro La Penice di Venezia) si sono riuniti sabato pomeriggio a Torino, nella sala del consiglio d'amministrazione del Regio, dove, con un ordine del giorno votato all'unanimità, hanno aperto le ostilità. E' bene riassumere i motivi che hanno condotto alla decisione. Venerdì scorso, 23 gennaio, il «Corriere», nel pubblicare le prime reazioni del mondo politico e culturale alla decisione di Paolo Grassi di mantenere il posto di sovrintendente alla Scala (anziché accettare la vicedirezione della Rai offertagli dal presidente e compagno di partito Pinocchiaro), ha riportato anche il testo di un telegramma di congratulazioni del ministro delle Finanze, Visentini, che tra l'altro dice: «Occorre essere molto sinceri, a costo di dispiacere. La Scala non può essere considerata, come è ora, uno degli enti lirici italiani. Essa deve assumere ad ogni effetto, anche finanziario, una funzione preminente, una funzione di creatività anche al servizio degli altri enti e organismi lirici, con alcune rinunce quindi da parte di questi (e si tratta soprattutto di rinunce a pretese velleitarie e non più sostenibili) ma con un coordinamento che sarà utile a tutti e che è indispensabile se vogliamo difendere e salvare il teatro lirico in Italia». Pochi giorni prima dell'inizio della crisi di governo il ministro dello Spettacolo Adolfo Sarti aveva indirizzato ai tredici enti lirici italiani un altro telegramma, in cui — come avevamo riferito — si "ordinava" di riportare i bilanci in pareggio. Per il Regio di Torino, in particolare, ciò ha significato un taglio secco di tre miliardi; ma per tutti gli altri enti (compresa, in teoria, la Scala) s'è trattato, o si tratterebbe, di programmare "cartelloni" ridotti, di impoverire, insomma, le prossime stagioni. C'è da ricordare, infine, che gli enti lirici italiani sono riuniti in un'associazione, l'Anels (Associazione nazionale enti lirici e sinfonici) presieduta proprio da Paolo Grassi. «E Grassi — si fa notare negli ambienti interessati — dovrebbe tutelare gli interessi di tutti». Il telegramma del ministro delle Finanze Visentini, ora, ha riacceso una polemica contro la Scala che per altri versi (anche attraverso un dibattito televisivo) già da tempo si protraeva. Ha o non ha diritto il teatro milanese di considerarsi primo, migliore e, per conseguenza, degno di maggiori finanziamenti che non gli altri enti lirici? Enzo Lalli, vicepresidente del consiglio d'amministrazione del Regio, risponde di no. «A parte il fatto che non è con lo sfarzo e con spese faraoniche che si fa cultura (il riferimento è ai 600 milioni stanziati per l'allestimento del Macbeth), c'è da notare soprattutto che i soldi che finiscono nelle casse della Scala sono sborsati da tutti i cittadini italiani. E tutti hanno diritto a buoni "cartelloni"». La polemica, così, s'è spostata dalle parole ai documenti. E sabato pomeriggio, al termine dell'incontro, i cinque enti lirici hanno approvato quest'ordine del giorno: «I rappresentanti gli enti convenuti, presa conoscenza attraverso gli organi di stampa dell'allarmante, inaccettabile dichiarazione del ministro Visentini, proporranno ai consigli comunali delle città sedi e all'Anels una presa di posizione per la lesiva interferenza in un particolare momento politico e contrattuale decisamente inopportuna». Quindi hanno inviato al ministro Visentini, e per conoscenza al suo collega Sarti, un telegramma: «Rappresentanti enti lirici Bologna, Genova, Torino, Trieste, Venezia riuniti Torino per coordinamento attività futura, presa visione sue dichiarazioni riportate Corriere Sera in ordine al ruolo enti lirici in rapporto a Scala esprìmono vivissima preoccupazione inaccettabile volontà governativa dì comprimere attività autonome istituzioni musicali in contrasto con più volte dichiarata esigenza decentramento e diffusione cultura musicale». S'attende ora che Visentini, Sarti e lo stesso Grassi («che in realtà — a quanto si dice — ha sollecitato l'intervento del ministro delle Finanze») s'inseriscano nella discussione per stabilire, una volta per tutte, se ci debbano essere enti lirici di serie A, B e C, oppure se gli appassionati di musica, dal Nord al Sud, abbiano tutti diritto a spettacoli di buon livello. Mario De Angelis Milano. II sovrintendente della Scala, Paolo Grassi