Quattro detenuti sono sospettati per l'agguato ai "brigatisti rossi,,

Quattro detenuti sono sospettati per l'agguato ai "brigatisti rossi,, Milano: il mistero dei tre incappucciati a San Vittore Quattro detenuti sono sospettati per l'agguato ai "brigatisti rossi,, (Dal nostro inviato speciale) Milano, 25 gennaio. Dopo due giorni di affannose ricerche, perquisizioni interrogatori e inchiesta alla ricerca di una qualunque traccia degli incappucciati che a San Vittore hanno accoltellato sabato scorso due brigatisti rossi e un «ultra» di « Lotta comunista », forse si è trovata una traccia. Al sostituto procuratore dottor De Liguori il personale carcerario ha consegnato oggi alcuni indumenti macchiati di sangue ed un coltello trovati in una cella dello stesso raggio dov'è avvenuta la aggressione. Vi sono ancora molte per- plessità perché potrebbe trattarsi di indumenti appartenenti a detenuti che hanno soccorso i feriti, ed anche il coltello non è certo sia una delle armi usate dagli incappucciati. Comunque il magistrato, dopo aver interrogato il personale di guardia, ha cominciato ad ascoltare quattro dei detenuti che abitano la cella divenuta sospetta. Il direttore del carcere dott. Amedeo Savoia ha ribadito che secondo lui è assolutamente improbabile che un commando sia arrivato da un altro braccio o addirittura dall'esterno, escludendo quindi ogni possibile complicità del personale addetto alla custodia dei detenuti. 11 fatto — Alle nove di sabato al terzo piano del primo raggio dove sono detenuti una quarantina di reclusi politici di estrema sinistra e detenuti comuni (i politici di destra sono in un altro raggio) la guardia carceraria sta aprendo le celle per l'« ora d'aria ». Nella cella 311 ci sono Pietro Morlacchi, Battista Miagostovic e Pasquale Sirianni. Un quarto il dott. Sergio Spazzali al momento dell'aggressione, si trova nel locale docce. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Sirianni si trova accanto alla porta della cella che è stata aperta soltanto da qualche munito dalla guardia di custodia. Morì lacchi in pigiama è disteso sul lettino e Miagostovic è tra i due: attende che Spazzali torni dalla doccia. Irrompono i tre incappucciati. Il primo ad essere colpito è Sirianni, che cade leggermente ferito, il secondo è Morlacchi. La sua reazione è violenta e immediata. Spinge indietro a calci gli aggressori che gli vibrano fendenti ferendolo agli arti. Miagostovic colpito una prima volta fugge per il corridoio invocando aiuto. Due degli aggressori sempre incappucciati lo inseguono. Lo raggiungono e lo accoltellano nuovamente allo stomaco e al braccio destro. Anche il terzo killer è sconcertato dalla reazione di Morlacchi e abbandona la cella. Miagostovic alle sbarre di ingresso del raggio che è chiuso a chiave (le chiavi le hanno il direttore e la guardia) urla. Non accorre nessuno. I tre riescono a far perdere le tracce. I personaggi — Sergio Spazzali, 39 anni, avvocato, esponente del pdup e della Cgil Scuola, esperto di economia per i Paesi del terzo Mondo, è in carcere dal 21 novembre scorso accusato di detenzione di esplosivi. Nella vicenda sono implicati due cittadini stranieri Daniel Von Arb e Petra Krausi, la guerrigliera dei Nap. Von Arb e la Krausi si trovano nella prigione di Zurigo. Giambattista Miagostovic, 23 anni, nato a Venezia, figlio di un dirigente industriale, infermiere diplomato, si è allontanato da casa per entrare nella « clandestinità » un mese prima dell'arresto, avvenuto il 28 ottobre a Milano dopo una sparatoria con i vigili urbani. Doveva difendere una «24 ore» piena di documen-u i ItLili t_„ „,,i .._ "iS'^ ti importanti fra cui un ciclo stilato di 74 cartelle intitolato « Lotta armata per il comunismo giornale delle Br ». Pietro Morlacchi, 37 anni. Il suo nome è affiorato nell'inchiesta milanese del 1972 dopo la morte dell'editore Giangiacomo Feltrinelli, poi nell'istruttoria sui rapimenti Sossi, Labate, Amerio. Il brigatista è stato estradato neldicembre scorso dalla Svizzera. Morlacchi viene indicato come un sostenitore della linea morbida delle Brigate rosse. Pasqualino Sirianni, 28 anni, detenuto per tentato omicidio, ex militante di «Lotta comunista», arrestato durante un tafferuglio davanti alla Casa dello Studente. E' accusato di aver ferito un giovane di un gruppo di extraparlamentari di sinistra. Sull'attività politica di «Lotta comunista» sono stati avanzati molti dubbi. Le polemiche — Alle sei del pomeriggio il direttore di San Vittore. Amedeo Savoia, rilascia una prima dichiarazione: « Le guardie sono intervenute, gli accoltellati sono stati prontamente soccorsi. Due, i più gravi, sono stati portati al San Carlo. Escludo che. si tratti di un'azione politica. Due detenuti politici sono venuti a contatto con detenuti di tipo mafioso. Secondo le prime risultanze l'impresa criminosa ha tutta l'apparenza di una punzione di tipo mafioso ». Dichiarazioni degli avvocati dei feriti Janni, Piscopo e Giuliano Spazzali. Janni: « Gli abitanti della cella 311 non hanno mai avuto contai- ■,. elementi mafiosi del 1 ° con elementi manosi aei i carcere». Spazzali: «L'azione carcere ». Spazzali: svolta da mio fratello e dai suoi compagni di cella non teneva assolutamente conto dei possibili contrasti esistenti all'interno del carcere ». Mario Bariona Italia », di Roberto Faenza e Marco Fini. «Per il 1972 — si dice in quella nota — gli aiuti di maggior rilievo sarebbero stati riscossi dalle segreterie amministrative di due partiti della coalizione governativa di centro-destra; per il 1975-76 ne avrebbero beneficiato esponenti di una corrente di centro e di una corrente di sinistra del partito di maggioranza relativa, di una corrente sindacale di minoranza anti-comunista, della corrente di minoranza del psdi... ». Quanto all'entità dei pagamenti, non si hanno notizie sicure: lo stesso New York Times, all'inizio di gennaio, aveva parlato di sei milioni di dollari (circa 4 miliardi di lire), ma il dato è per noi oggi incontrollabile. Sembra invece certo che anche questi finanziamenti — come in genere tutti i finanziamenti della Cia — non sono stati effettuati direttamente dall'ente spionistico americano, ma da alcune delle società-fantasma create dalla Cia stessa in molti Paesi proprio per coprire tali operazioni. In questo caso, i soldi sarebbero passati attraverso la Svizzera. Lo « scandalo » sugli ultimi pagamenti della Cia in Italia era sorto nel mese di dicembre con le dichiarazioni del corrispondente da Washington della rete americana Cbs, che aveva raccolto notizie già allora « sfuggite » dalle maglie delle commissioni d'inchiesta. De e psdi si affrettarono a smentire « nel modo più reciso e categorico ». La de smentì anche le successive rivelazioni della Washington Post, secondo cui gli Stati Uniti le avevano concesso, tramite la Cia « fino a tre milioni di dollari all'anno in finanziamenti segreti, per un periodo che va dalla fine della guerra al 1967 ». Ma alle smentite da parte italiana si sono sempre opposte le conferme da parte americana. Da ultimo quella di due congressmen democratici, Wayne Hays dell'Ohio e Leo Ryan della California, membri della commissione d'inchiesta parlamentare sulla Cia: in una intervista sulla Washington Star del 7 gennaio si affermava che « il finanziamento ai partiti e ai sindacati italiani è continuato regolarmente sin dal 1948 ». Sui pagamenti americani Stampa Sera aveva già pubblicato, nel novembre scorso, alcuni documenti segreti del Dipartimento di Stato Usa, che si riferivano al periodo post-bellico e facevano piena luce sulle ingenti somme fatte pervenire, prima delle elezioni del '48, alla de, al psdi e ai sindacalisti scissionisti. Anche se l'attenzione corre naturalmente all'oggi, la polemica sul passato è ancora viva: questa settimana Panorama pubblica alcuni brani dello stesso libro di Faenza e Fini, sui rapporti misteriosi tra il Vaticano e gli Stati Uniti nel 1948. Non è un caso che le rivelazioni sull'Italia giungano in questo momento e attraverso certi canali. Al di sotto del loro clamore è impossibile non scorgervi le trame sottili della « guerra fredda » pre-elettorale tra il partito democratico e quello repubblicano, tra il presidente Ford e i suoi probabili avversari di novembre. Non è neppure un caso che il capo della commissione senatoriale di inchiesta, Church, sia uno dei possibili candidati democratici alla corsa per la Casa Bianca. Ma tutto ciò nulla toglie alla gravità delle accuse rivolte ai politici italiani, contenute nei rapporti delle commissioni. E proprio di fronte a questa gravità, ci sembra giunto il momento — inderogabile — di avviare una inchiesta parlamentare che ci dia, finalmente, tutta la verità. Carlo Sartori