Aborto a scuola

Aborto a scuola Dopo il caso di Napoli Aborto a scuola Il caso dell'istituto «Della Porta» di Napoli, dove una classe ha indetto una colletta per l'aborto di una minorenne, si ripercuoterà probabilmente su altre scuole italiane. Il problema delle interruzioni di maternità esiste infatti in più d'un liceo del nostro Paese, e trova tutti impreparati. Le istituzioni (dalla scuola alla famiglia) tradiscono imbarazzo e impotenza; la speculazione medica (lo denuncia il Cisa) si accanisce proprio su chi — come le minorenni — ha maggiori paure e minori difese. Forse non è possibile tentare una statistica sui casi d'aborto fra le ragazze in età scolastica. Si può però immaginare che le minime disponibilità finanziarie e la segretezza d'obbligo facciano delle più giovani le «vittime» preferite della clandestinità. Con quale scotto, psicologico e in qualche caso anche fisico, è facile intuire. Le uniche informazioni attendibili sul problema ci giungono dal Cisa (Centro italiano sterilizzazione e aborto). E sono, in un certo senso, rassicuranti: soltanto il dieci per cento delle donne che si rivolgono all'organizzazione per liberarsi da una maternità indesiderata è «fuori età». Tra queste, poche sono le ragazze al di sotto dei diciotto anni: la maggioranza è di donne che han superato i quaranta. Non è il caso (la reazione delle autorità scolastiche a Napoli lo fa temere) di scatenare una nuova, penosa «caccia alle streghe», com'è accaduto recentemente in Francia, dove s'è scoperto che l'anno scorso 100 studentesse del liceo «Marmade» (in età fra i 14 e i 17 anni) hanno abortito. Episodi come quello francese o come quelli che si ripetono (ignorati o meno dagli adulti) nelle scuole italiane possono caso mai fornire motivo di riflessione. Che lo vogliamo riconoscere o meno, i ragazzi oggi fanno l'amore assai prima che l'ottimismo delle madri smetta di considerarli bambini. Dall'inchiesta condotta fra 5 mila studenti romani dalla rivista «Muzak» risulta che oltre il 64 per cento dei liceali maschi intervistati ha avuto già rapporti completi, e così il 56 per cento delle ragazze. Non sempre, tuttavia, questi rapporti sono vissuti con serenità. Poche sono, ancora oggi, le famiglie che accettano di affrontare, in materia di sesso, con i figli un discorso aperto e senza falsi pudori. E anche là dove si tenta di impostare questo discorso, non si va oltre i limiti della pura teoria: sembra sia facile accettare che « le ragazze facciano l'amore » senza essere sposate, ma assai più diffìcile ammettere che « la propria figlia » sia una di queste. Date le premesse, se forse non è più difficile come ieri per una ragazza conoscere l'esistenza dei mezzi contraccettivi (un'inchiesta Doxa stabilì 2 anni fa che solo l'I per cento di un vasto campione rivelava completa ignoranza), farne uso è sempre un dramma: che implica bugie, sotterfugi e sfiducia nei genitori. C'è, qui, anche la responsabilità della classe medica: che spesso, con le più varie motivazioni, rifiuta di fornire alle minorenni informazioni adeguate. Il dramma diventa tragedia quando l'ignoranza dei mezzi o l'impossibilità di procurarseli porta a una maternità indesiderata. Denuncia il Cisa che proprio sulle più giovani si accanisce la speculazione: sembra infatti sia difficile trovare un medico disponibile a far abortire una ragazzina. E le ragioni non si appellano a una, sia pur discutibile, «morale»: un collo dell'utero più stretto, una spesso presunta «immaturità» biologica sono altrettante ragioni per far lievitare le tariffe. Sono questi casi scandalosi a portare, se ancora ce ne fosse bisogno, una parola a favore della depenalizzazione dell'aborto e a sollecitare una tanto discussa, e mai attuata, educazione sessuale: da parte delle famiglie e da parte della scuola. Per evitare che l'aprirsi alla sessualità sia segnato — magari indelebilmente — dalla tragedia. Eleonora Bertolotto

Persone citate: Eleonora Bertolotto

Luoghi citati: Francia, Napoli