Renato Curcio catturato di Mario Bariona

Renato Curcio catturato Dopo un violento conflitto a fuoco in un alloggio di Milano Renato Curcio catturato Il capo delle Brigate rosse (che riuscì ad evadere dal carcere di Casale) sorpreso dai carabinieri con una compagna, al termine di una vasta operazione per gli attentati di questi ultimi giorni - Il terrorista ha sparato una raffica di mitra ferendo un milite - Reazione degli agenti - Curcio colpito alla spalla da un proiettile, medicato all'ospedale (Dai nostri inviati speciali) Milano, 18 gennaio. Renato Curcio, il capo delle Brigate rosse, è stato arrestato questa sera alla periferia di Milano. Sorpreso con un'amica, Nadia Mantovani, 27 anni, figlia di un ex colonnello di Padova, in un appartamento di Porta Ticinese, Renato Curcio ha cercato di sfuggire all'arresto imbracciando un mitra e sparando contro i carabinieri che erano al di là della porta. Ha colpito un brigadiere, Lucio Prati, 22 anni, ferendolo ad un braccio ed a una gamba. I militi hanno risposto al fuoco. La casa era completamente circondata. Il conflitto è durato qualche minuto, poi una sventagliata ha raggiunto il capo delle Brigate rosse alla spalla destra ed un proiettile gli ha frantumato l'omero. « Smettete di sparare — ha urlato Renato Curcio — sono con una donna. Ci arrendiamo. Sono ferito ». I carabinieri, appostati sulle scale al quinto piano di'i una casa popolare, in via Maderno 5, gli hanno urlato di uscire con le braccia in alto. E' calato un lungo silenzio. Tutti si ricordavano quant'è accaduto alla cascina Spiota di Acqui quando i brigatisti, sorpresi dai carabinieri, riuscirono (con mitra e bombe a mano) a fuggire dopo aver ferito mortalmente l'appuntato Giovanni D'Alfonso, mutilato il tenente Umberto Rocca e ferito il maresciallo Rosario Cataffì Quel giorno morì, colpita da un carabiniere, la moglie di Curcio, Margherita Cagol. Un tenente dei carabinieri ha urlato: «Attenti a non farvi sorprendere, ma se hanno le mani alzate non sparate ». La tensione era al massimo, tutti gli occhi erano puntati sulla porta nocciola attraversata dalle raffiche di mitra; le mani dei militi stringevano nervosamente le armi, il dito sul grilletto. Dopo qualche minuto la porticina si è aperta, piano. « Esco — diceva la voce di un uomo — non sparate, sono disarmato ». Ancora qualche istante poi sulla porta è comparsa la figura di Renato Curcio. Sanguinante. Stempiato, i capelli lunghi, il volto reso irriconoscibile da una folta barba. Camminava all'indietro, con le spalle volte agli agenti, a fatica, legger¬ mente piegato sul lato destro. Si è subito appoggiato con la schiena al muro, tenendo le mani ben alte sul capo, cerne avevano ordinato i carabinieri. Subito dopo lo ha seguito Nadia Mantovani. Tenendo le mani alte, si è avvicinata a Curcio. « Non ci sono altri — ha detto il capo delle Brigate Rosse — siamo soltanto due ». Mentre venivano portati giù dalle scale altri carabinieri hanno fatto irruzione nell'alloggio dove hanno trovato mitra, pistole, bottiglie molotov, bombe a mano, libri e materiale di propaganda. In strada c'era molta gente. Si è subito sparsa la vo-j ce che era stato catturato Renato Curcio. Le gazzelle dei carabinieri con i due pri-| gionieri hanno faticato ad a-1 prirsi un varco fra la folla, j Con le sirene spiegate sono i poi partite velocissime verso I il centro di Milano. Renato Curcio è stato por-1 tato in un ospedale e, più, tardi, alla caserma Moscova per essere interrogato. Le condizioni del brigatista j non destano preoccupazioni. | Probabilmente sarà necessario un intervento chirurgico. Anche le condizioni del cara- ; biniere ferito, il brigadiere Lucio Prati, non sono gravi. ] E' stato ricoverato con prògnosi di 20 giorni al Policli-1 nico di Milano: i proiettili lo | hanno ferito ad un braccio j ed a una gamba. Nadia Man-1 tovani, la ragazza che era con | Curcio, è illesa. La stanno interrogando al comando di via Moscova. L'operazione che ha portato alla cattura di Renato Curcio è avvolta nel massimo ri¬ serbo. Le poche notizie che vengono lasciate trapelare la presentano come conclusione delle indagini aperte dai carabinieri dopo gli attentati dei giorni scorsi a Milano e a Genova, dove vennero bruciati alcuni automezzi con il lancio di bottiglie molotov. Secondo quanto si dice, proprio indagando su questi due episodi i carabinieri sarebbero arrivati tre giorni fa ad individuare il rifugio di Curcio e l'avrebbero poi tenuto discretamente sotto sorve glianza. Ieri sera è scattata la prima fase dell'operazione. In viale Certosa, due pattuglie dei carabinieri hanno bloccato un'auto con targa falsa, su cui viaggiavano tre brigatisti, due uomini ed una donna. I tre hanno tentato di reagire, ma i carabinieri sono riusciti a disarmarli prima che facessero fuoco. Tuttavia i brigatisti non si sono arresi e hanno impegnato i carabi¬ nieri in un furioso corpo a corpo. L'identità di questi tre giovani è ancora segreta. Si sa invece che cinque dei carabinieri che li hanno catturati hanno dovuto farsi medicare per alcune lievi escoriazioni: sono il maggiore Cucchetti, il capitano Tigati, un appuntato e due carabinieri semplici. Sull'auto dei tre giovani c'erano due pistole calibro 38. Poco dopo, i carabinieri sono arrivati ad un « covo » in via Mattei, a San Donato Milanese. Qui sono stati trovati un ciclostile, una bomba a mano, un altoparlante ed altro materiale. Nella notte i carabinieri sono poi piombati in un box di via Pantaleone dove hanno rinvenuto due mitra, una pistola ed una « Mercedes » rubata. Da almeno tre giorni i carabinieri controllavano il caseggiato. Un maresciallo dell'Arma aveva infatti chiesto giovedì sera al parroco della chiesa di Santa Maria del Caravaggio (e non del Rosario, come detto in precedenza), don Luigi Lattuada, il permesso di fare appostare alcuni militari sul tetto della chiesa. « Non sapevo assolutamente nulla — ha detto don Lattuada — e non mi sarei aspettato un "appostamento" alle Brigate rosse. Immaginavo, tutt'al più, un'operazione antidroga: non certo questo ». « Oggi, verso le 18,30 — ha detto ancora il sacerdote — prima che sentissi sparare, mi trovavo in confessionale, durante la Messa, quando è venuto un giovane, inviatomi da un maresciallo che aveva conosciuto in precedenza, il quale mi ha detto di far chiudere il portone principale e di far uscire, a Messa finita, i fedeli dalle porte posteriori che danno sulla via Brioschi ». « Al microfono — continua don Lattuada — ho pregato i fedeli ffìOO persone circa) di uscire da via Brioschi perché il portone principale era stato chiuso, nessuno si è allarmato: hanno pensato, probabilmente, che qualche impalcatura (stiamo facendo restaurare la facciata e sono stati montati i ponti tubolari) fosse pericolante. Poi si sono sentiti gli spari, proprio quando la gente stava per uscire, dal retro, a messa appena terminata» Dal «covo» di via Maderno 5, intanto, non usciva più nessuno. Probabilmente Curcio e Nadia Mantovani questa notte, non vedendo rientrare i complici, hanno capito di essere in pericolo, ma non hanno avuto il coraggio di tentare una sortita. L'ultimo atto si è iniziato alle 18,30 di questa sera. La zona è stata completamente circondata. Dai camioncini sono scesi i tiratori scelti, con fucili di precisione. Indossavano giubbotti antiproiettili. L'operazione non è sfuggita a Renato Curcio: la luce dell'appartamento si è spenta. Poco dopo un carabiniere ha suonato. Curcio non ha risposto. Quando ha sentito i calci del fucile sulla porta, ha lasciato partire una raffica di mitra. Alcuni proiettili sono finiti sul giubbotto protettivo indossato dal brigadiere Lucio Prati, ferendolo poi leggermente ad un braccio ed a una gamba. I carabinieri hanno rispo¬ sto al fuoco, crivellando la porta, ma Curcio si era già spostato. Era andato alla finestra. Rotti i vetri con il calcio del mitra, ha lasciato partire una raffica verso le camionette che vedeva in strada. Ha dovuto subito ritirarsi per non essere ucciso. La sparatoria è durata ancora qualche minuto. Poi, ferito. Renato Curcio ha urlato: « Non sparate, mi arrendo ». Mario Bariona Renato Scagliola vinh

Luoghi citati: Casale, Genova, Milano, Padova, San Donato Milanese