Mancini: duro attacco a Moro di Alberto Rapisarda

Mancini: duro attacco a Moro Verso elezioni anticipate? Mancini: duro attacco a Moro L'ex segretario del psi ha parlato di "sciatteria, dimenticanza o indifferenza " del presidente del Consiglio - Assente De Martino, anche gli altri "leaders" socialisti hanno bersagliato di critiche la de Roma, 18 gennaio. Assente De Martino (il segretario del psi è a Copenaghen per una riunione dell'internazionale socialista), i suoi compagni di partito hanno interrotto la tregua precaria che si era stabilita con Moro la settimana scorsa, in attesa dell'incontro di martedì prossimo, e sono passati nuovamente all'attacco. Tralasciando questa volta le polemiche sul piano economico, i maggiori dirigenti socialisti hanno mirato drillo a Moro e contro la de. Il più duro ed esplicito è stato l'ex segretario del psi, Mancini. Moro, ha detto Mancini, ha «responsabilità primarie» nella attuale situazione perché i suoi comportamenti «hanno mal corrisposto al senso di responsabilità elei socialisti, provocando una acutizzazione dei contrasti più pesante di quanto non fosse nel 1974, quando il psi consenti la formazione del bicolore». Non sappiamo ancora perché Moro non accettò le richieste socialiste nel preparare i suoi provvedimenti economici, prosegue Mancini; forse fu per «sciatteria, dimenticanza o indifferenza:', o forse per una «sfida predeterminata». L'apertura di uno spiraglio positivo della crisi dipende «sono da un diverso atteggiamento» di Moro, taglia corto Mancini. «Non crediamo di essere isolati — assicura l'ex segretario del psi —: isolati sono coloro che restano legati alla vecchia politica della de. Per noi è essenziale tornare all'atmosfera politica del 15 giugno, che si è tentato di vanificare». Craxi, vicesegretario del psi, è altrettanto aggressivo. «Ci viene offerto il centro-sinistra come se non fosse successo nulla. Abbiamo il dovere di dire che questa offerta non contiene nessuna novità apprezzabile, e di aggiungere che non è maturata una sola condizione che possa consentire al psi di imboccare la strada dell'assunzione di responsabilità governative. E' perciò prevedibile che i socialisti non entreranno in nessun governo». «La difficoltà di tornare a col laborare con la de — spiega Mariotti — muove dalla convinzione che questo partito non ha ari cora concluso il processo di po sitivo cambiamento chiesto dal Paese e riaffermato dai risultati del 15 giugno». Sono dichiarazioni che riportano al clima teso dei giorni in cui i socialisti aprirono la crisi di governo. E' difficile che rincontro di Moro con la delegazione del psi, previsto per martedì, non ne risenta. L'obiettivo che i socialisti si propongono, con questi attacchi, non e chiaro. Ufficialmente tutti dicono di non volere elezioni anticipate, però tutti danno anche per scontato che in fondo si faranno perché a volerle sono i democristiani. «La manovra democristiana ormai evidente — dice il socialista Pieraccini — per giungere alle elezioni anticpate, parte dall'idea che esse possano rappresentare un recupero di voti perduti il 15 giugno, con una campagna elettorale che faccia apparire i socialisti come i responsabili della crisi, e la de come il baluardo contro il comunismo». Di fronte a queste dichiarazioni, Moro non si scompone. E' sicuro che non è in questo modo che i socialisti riusciranno ad attribuire alla de la responsabilità di eventuali elezioni anticipate. 11 presidente del Consiglio incaricato ha dedicato il suo fine settimana all'esame dei vari piani economici che gli hanno presentato socialisti, comunisti, socialdemocratici e liberali, per prepararsi all'incontro di martedì con i socialisti. Delle proposte del psi si è occupato oggi l'ufficio economico democristiano, definendole in parte «interessanti» e in parte «contraddittorie». Secondo i democristiani, tra le varie proposte del psi è difficile «cogliere sempre il nesso organico», tuttavia essere potrebbero integrare il piano del governo Moro-La Malfa, perché non sembra che abbiano il carattere alternativo che i socialisti vogliono attribuire loro. E' una replica che non calmerà gli animi nel psi. E il ricorso alle elezioni, che a parole nessuno vuole, diventa sempre più probabile. Lo sospetta Luciano Lama («avverto qualcosa che mi lascia dubbioso», ha detto in un'intervista a La Stampa); lo sospettano anche i comunisti, che scrivono sull'Unità di oggi: «Non si sfugge all'impressione che ci sia chi (...) vuol trascinare le cose a tal punto da rendere inevitabili le elezioni politiche anticipate. Sono nella de quelli che manovrano in tal senso? Non lo sappiamo con certezza». Lo stesso articolo dell'Unità, per la prima volta da mesi molto critico nei confronti della de e del governo Moro-La Malfa, fa pensare che il pei cominci a ritenere che è venuto il momenlo di prepararsi ad una non improbabile campagna elettorale. Alberto Rapisarda L'on. Mancini

Luoghi citati: Copenaghen, Roma