Liberato l'orafo per 600 milioni

Liberato l'orafo per 600 milioni Rapito aVerona io giorni fa Liberato l'orafo per 600 milioni La richiesta iniziale era stata di 3 miliardi Verona, 4 gennaio. (f. r.) Filiberto Fraccari, l'orafo di Verona rapito la notte di Natale, è stato liberato la notte scorsa. I rapitori hanno accettato un riscatto di 600 milioni (la prima richiesta era di tre miliardi). L'avvocato Mario Morgante, che ha condotto le trattative, aveva consegnato ieri sera il denaro poco fuori l'uscita di Rovereto Sud dell'autostrada del Brennero, in una cabina telefonica vicina ad un albergo. E alle tre di notte una telefonata ha informato che il Fraccari era libero su una strada di montagna, nei pressi di Bellori a 20 chilometri da Verona. Filiberto Fraccari è imbottito di tranquillanti, è disidratato, non ha energie. Il suo racconto è rinviato a domani. Ciò che si sa viene dall'avvocato Morgante. Sul finale il capo della banda ha preso ir mano le trattative, «Un settentrionale, che non ha mai commesso un errore. Gentilissimo. Quello che telefonava prima era meridionale, senz'altro anziano. Leggeva i messaggi, l'altro, invece, aveva capacità decisionale», racconta Morgante. Le trattative sono state lunghe, laboriose. La parola d'ordine iniziale era «La calce è bianca Còme la neve», sostituita successivamente con «Le nuvole non sono più nere». Le telefonate sono state fatte prima in casa del Fraccari, poi, per impedire alla polizia di intercettarle, in casa dell'avvocato Giuseppe Cappiotti, collega di studio di Morgante. I messaggi venivano raccolti davanti alla Stantìa di Verona, in via Cappello, poi in un altro luogo nel centro della città. C'è stata anche una corsa alla stazione ferroviaria di Brescia dove, in una cabina telefonica, c'era la prova che Fraccari era vivo. Infine, l'accordo, con una telefonata ancora in un albergo di Verona. Quindi la partenza per Rovereto e la consegna di due valigie contenenti 600 milioni. Il Fraccari è rimasto prigioniero per dieci giorni, guardato da due banditi armati di mitra, in una stanza con una lampadina rossa. Vi era giunto dopo un lungo viaggio iniziato nel momento in cui si era trovato, la canna di un mitra puntata contro la gola ed era stato spinto su un'auto, incappucciato e la bocca chiusa da un cerotto. Poi trasferito su un'altra auto, sulla quale si era addormentato. L'orafo si era risvegliato, intontito, mentre gli facevano salire una rampa di scale per portarlo alla prigione. Dieci giorni a mele, arance, acqua minerale e latte. Dieci giorni di silenzio assoluto, con le orecchie chiuse da cera, ovatta e cerotto. Si fa l'ipotesi che si tratti della stessa banda che il 3 dicembre scorso aveva rapito il commerciante Aldo Mirandola. Allora la parola d'orrline riguardava il pittore Picasso, oggi i colori.

Luoghi citati: Brescia, Rovereto, Verona