Ipotesi pei al governo "studiata" a Bruxelles di Renato Proni

Ipotesi pei al governo "studiata" a Bruxelles Nell'analisi della Nato e della Cee Ipotesi pei al governo "studiata" a Bruxelles (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 28 febbraio. L'eventuale inserimento del pei nel governo italiano, anche se ipotizzato nel tempo, è discusso alla Cee e alla Nato cori interesse quasi ossessivo. La Cee e la Nato, infatti, rappresentano la cornice internazionale entro la quale anche l'ipotetico go,verno di coalizione dovrebbe muoversi, dato che l'Italia conduce la sua politica estera soprattutto nell'ambito della Comunità e organizza la propria difesa in seno alla Alleanza atlantica. Ma le due organizzazioni' non sono di tipo gemellare, non hanno soltanto ruoli diversi ma anche una natura politica differente. La differenza determinante è che della Cec non fanno parte gli Stati Uniti mentre della Nato essi sono i garanti e lo Statoguicte. Si è visto, analizzando la « dottrina di Charlemagrfe», che la politica estera della Cee non contrasta con gli indirizzi generali del partito comunista italiano e quindi non pone, con qualche riserva, preclusioni, ma potrebbe essere un motivo di stabilità interna per l'Italia. Per la difesa — che della politica estera è la necessaria estensione e la naturale garanzia — il problema è più complesso. Eppure, questi sono i due « nodi » internazionali collegati tra loro che dovrebbero essere sciolti qualora si verificassero le condizioni interne italiane per attuare il « compromesso storico». Nei giorni scorsi, il presidente americano Ford e il capo delle forze armate atlantiche in Europa Haigh hanno sottolineato, con toni più o meno chiari, l'incompatìbiIità di fondo tra la Nato e un paese nel cui governo si trovino i comunisti. Il segretario della Nato, Luns, in una intervista alla Stampa, aveva accennato all'adozione di misure restrittive sui segreti atlantici in caso di partecipazione comunista al go- (CopvrichI N.V Revlcw of Itooks. Opera Mundi c per l'Italia La Slampa) verno, il che relegherebbe l'Italia in una posizione di scomoda inferiorità. E' « curiosa » l'opposizione al desiderio di Berlinguer di entrare al governo sia di Washington che di Mosca, dato che il compromesso storico è diventato una ipotesi non meramente astratta anche a causa della loro intesa sulla distensione, dalla quale essi, e il mondo intero, hanno tratto una maggiore garanzia di pace. La questione è come conciliare l'eventuale presenza comunista al governo con ciò che lo stesso Berlinguer asserisce di volere: il mantenimento dell'equilibrio strategico mondiale. In base alle dichiarazioni fatte sinora da Ford, Kissinger, Haigh e Luns, il compromesso storico potrebbe — infatti — condurre ad una crisi nei rapporti tra l'Italia e la Nato. Non così rigidamente, tuttavia, si sono espressi il cancelliere Schmidt, in un recente incontro con la stampa estera, il Iaborista Wilson e altri capi di governo socialdemocratici europei al convegno di Elsinore del mese scorso. C'è dunque un punto fermo: l'Europa, esigendo il rispetto assoluto della società pluralista, non espellerebbe l'Italia del compromesso storico come un corpo politicamente estraneo, ma cercherebbe di tenerla nell'orbita occidentale e di conservarne con mezzi pacifici le strutture democratiche. Nella stessa Nato non si possono mettere sullo stesso piano l'apparente, e non necessariamente eterna, rigidezza di Washington e l'opposizione qualificata di altre capitali. Il problema di conseguenza, più che essere tra la Nato e l'Italia, sarebbe tra quest'ultima e l'America, e la differenza c'è. Ma dato che una forte maggioranza degli italiani continuerebbe a considerare indispensabile una connection con gli Stati Uniti d'America, il problema sembra insolubile. Infatti, la difesa comune europea non è al momento una proposizione realistica; un patto regionale fra l'Italia e altri paesi non atlantici è impossibile per motivi di inadeguatezza militare e la neutralità sarebbe uno schermo troppo fragile e contrasterebbe con la storia e con l'importanza strategica del nostro Paese, oltre che con la volontà dei partiti che sono o potrebbero essere al governo. E se l'incompatibilità sinora dichiarata da Washington — ma non dalle Botteghe Oscure — dovesse portare ad una crisi acuta? Si possono fare soltanto delle ipotesi e tutte sono da verificare sul piano concreto: rinvigorire l'Unione europea occidentale (che anche la Francia poco tempo fa voleva) oppure stipulare accordi di mutuo soccorso con i paesi principali dell'Europa, restando in tal modo nel blocco strategico continentale, che a sua volta è collegato con gli Stati Uniti. Le incognite, in ogni caso, sono parecchie e certamente non bastano a chiarirle le dichiarazioni che auspicano il superamento dei blocchi. Renato Proni losef Luns visto da Levine

Persone citate: Berlinguer, Iaborista Wilson, Kissinger, Levine, Schmidt