I rischi di un attore

I rischi di un attore I rischi di un attore Pino Caruso ci scrive: "Se lavorare stanca, fare il comico è a volte anche più faticoso" 11 > i > i u i ! ! 111 i. i u. : 1111 < i < i < m u u i ; i : n - L'attore Pino Caruso ci scrive da Roma una lettera di risposta che ci scusiamo di pubblicare con grave ritardo. Le nostre Poste fanno spesso, com'è noto, servizio al rallentatore. 10 non so attraverso quali strani e misteriosi percorsi l'animo umano arrivi, a volte, a dolersi di cose che la normale logica non giudicherebbe minimamente offensive. Mi spiego. 11 signor Lorenzo Bonetto in una lettera scritta a Specchio dei tempi (e pubblicata il 1° febbraio scorso) dopo aver fornito alcune notizie inesatte sulla mìa attività (tipo quella che « imperverso alla tv, dove io non appaio da quattro anni e cioè dal tempo di « Dove sta Zazà »), dopo avermi insultalo — il che non è civile —, mi accusa di avere offeso lui come piemontese e Cesare Pavese come scrittore e come uomo. Perché? Perché in un « pezzo » da me recitato alla radio, sulle sofisticazioni alimentari, io mi esprimevo così: « Avevo deciso di defungere lasciandomi morire di fame, ma poi ho pensato che mangiare era più sicuro, più ricercato, più sofisticato. Perché a tavola, oggi, non è che s'invecchia... si muore: verrà la morte e avrà 1 tuoi gnocchi... ». La frase incriminata è: « verrà la morte e avrà i tuoi gnocchi », che nel « pezzo » è usata soltanto per dire come la morte, oggi, si presenti in mille modi e, a volte (è il caso dei cibi) sotto le apparenze più innocue (gli gnocchi, per esempio). Ora a me sfugge in che cosa io, parafrasando il verso di Pavese « verrà la morte e avrà i tuoi occhi », abbia mancato di rispetto al grande scrittore, e dove è che io, come dice il signor Bonetto, « mi sono fatto beffe della sofferenza e del dolore del poeta ». Il fatto che io non avessi, non dico l'intenzione di offendere, che non l'avevo sicuramente, ma che non avessi nemmeno, sia pure involontariamente potuto, in effetti, offendere chicchessia è dimostrato dalla assoluta mancanza di prove che carnttenzza la lettera del signor Bonetto. Il quale si limita ad affermare che io ho offeso lui e Pavese senza spiegare perché. Che posso dire di questo? Che il signor Bonetto non ha scritto la sua lettera in seguito ad un ragionamento ma spintovi da un impulso cieco che nascondeva si l'intenzione nobile di difendere un grande scrittore, ma anche il desiderio di difenderlo a tutti i costi, e cioè anche a costo che non fosse stato offeso. Una apprezzabile (?) stra nberia, che forse tradisce una notevole antipatia nei miei confronti. Ma mentre il signor Bonetto ha tutto il diritto di nutrire per me i sentimenti che vuole, e di giudicarmi come gli sembra più opportuno, non ha quello di insultarmi. Cosi come non ce l'ha Specchio dei tempi quando insinua gratuitamente — nei sottotitoli — il dubbio che io non abbia mai letto Pavese. Questa è cattiveria senza giustificazione. Insomma qui l'unico a venire attaccato con violenza e senza motivo sono stato io che, tra l'altro (ironia delle cose), non solo Pavese l'ho letto tutto (mi si perdoni la vanità di dichiararlo), ma lo rileggo coniinuamente essendone un ammiratore appassionato (tra l'altro sono stato, alla radio, anni fa, uno degli interpreti del suo « Prima che il gallo canti »). Pazienza! Se « lavorare stanca », fare il comico è, in certe circostanze, anche più faticoso (signor Bonetto non si arrabbi). Pino Caruso

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