Rivelati i progetti di Tuti (stragi, sequestri, golpe)

Rivelati i progetti di Tuti (stragi, sequestri, golpe) La requisitoria contro il gruppo fascista Rivelati i progetti di Tuti (stragi, sequestri, golpe) Doveva saltare la Camera di Commercio di Arezzo (con Fanfani e altri politici) - A Pisa un commando doveva prendere un aereo con passeggeri e liberare Freda - Si voleva un "uomo forte" a capo dello Stato iiie e d " di e oanoeè in. oeoli e ino di e o ndi ei e (Dal nostro inviato speciale) Arezzo, 27 febbraio. Alle 17,40 del 23 gennaio dello scorso anno doveva saltare in aria la Camera di commercio di Arezzo, con dentro Fanfani ed altri esponenti politici, intervenuti alla premiazione dei «fedeli del lavoro». Alla stessa ora, un «commando» armato avrebbe fatto irruzione nell'aeroporto di Pisa, per impossessarsi di un «Fokker» e dei passeggeri, diretti a Roma. L'aereo sarebbe stato dirottato su Catanzaro dove i fascisti, in cambio degli ostaggi, si proponevano di chiedere un miliardo di lire e la liberazione di Franco Freda. L'opinione pubblica, già provata dagli attentati dei mesi precedenti, dalle stragi di Bresc:a e dell'Italicus, sarebbe rimasta sconvolta. Le imprese clamorose, le bombe avrebbero fatto correre il terrore nel Paese. Sarebbe stato inevitabile il confronto diretto e violento fra le componenti politiche a vantaggio del «Fronte nazionale rivoluzionario»... Questi gli aberranti progetti di Mario Tuti, il geometra fascista assassino di Empoli, capo del «fronte», ora in carcere a Volterra, dove sconta l'ergastolo. Tuti, che ha sempre rifiutato di parlare con i magistrati inquirenti, (.«Sono prigioniero politico», afferma) ha affidato questi suoi piani ad un memoriale. Obiettivo del «Fronte» era di realizzare una repubblica con a capo un «uomo forte», eletto , a suffragio universale. Lo StaI to avrebbe avuto soltanto organi consultivi, di tipo corporativo, formati da rappresentanti dei diversi settori. Ci sarebbe stata una camera dei rappresentanti dei gruppi etnici e naturalmente un consiglio della rivoluzione. Le rivelazioni sono contenute nella requisitoria scritta che il p.m. Mario Marsili ha depositato mercoledì presso a i ) to la iLjja cancelleria penale del tri- ne be na no n7; à, eaala. ni oUn etei ra oto ne ati er la ootgiona. se he etso ici ra ra raMdcLbunale di Arezzo, a conclusione dell'inchiesta sulla attività del «Fronte nazionale rivoluzionario» in Toscana. Il fascicolo processuale passa adesso al giudice Franco Chimenti, che dovrà decidere se limitare l'istruttoria alle imprese dei complici di Tuti, che operavano nell'Aretino, o estenderla ad altre città dove, in più occasioni, sono venuti alla luce allarmanti legami con il «Fronte». Non è neppure da escludere che, alla luce delle recenti rivelazioni di Aurelio Fianchini (rapinatore evaso) e delle risultanze dell'inchiesta di Bologna, che indicano in Mario Tuti l'ideologo, ed in Luciano Franci l'esecutore materiale della strage delì'Italicus, tutta la terribile vicenda possa essere unificata in un solo processo d'Assise. Il sostituto Marsili nelle conclu sioni chiede che il processo si svolga ad Arezzo e il rinvio a g: o di Mario Tuti, Lucian. .anci, Piero Malentacchi, Giovanni Gallastroni, Augusto Cauchi e Marino Morelli, quali responsabili del delitto di strage, di detenzione di armi e materiale esplosivo e ricostituzione del disciolto partito fascista. Il particolare, che potrebbe consentire di avocare ad Arezzo al- tre inchieste svolte dalla magistratura e dall'Antiterrorismo, consiste nel fatto che Marsili ha rinviato a giudizio anche un fascista lucchese, Marco Affatigato, amico di Tuti. Con i sette del «Fronte» dovrà comparire in assise anche una ragazza, Margherita Luddi, ex commessa aretina, amante di Luciano Franci: è I accusata di detenzione d'armi e di esplosivi. L'inchiesta, culminata nella notte fra il 22 ed il 23 gennaio dello scorso anno, quando venne arrestato Luciano Franci (stava trasferendo l'esplosivo dal sotterraneo di una chiesa sconsacrata), si era iniziata il 31 dicembre '74 dopo che i fascisti fecero esplodere una bomba lungo la ferrovia in prossimità della stazione d'Arezzo. Il 6 gennaio c'era stato un attentato sempre alla strada ferrata, su una curva in prossimità di Terontola: l'ordigno tranciò di netto un metro di rotaia e soltanto un miracolo evitò una strage come avvenne cinque mesi prima a Bologna (l'alta velocità permise ai convogli di «saltare» il punto dove mancava la rotaia). La sera dopo, altra impresa criminale del «commando Tuti» è | aie o e, di » na a, è I mi la o o o edi si 74 ro go la nto u di iò e tò ne na ai o La rii» sempre sulla Firenze-Roma, fra Olmo e Rigutino. L'Antiterrorismo era in allarme. Vennero seguite le mosse di tutti i sospetti, fra cui Franci e la Luddi. Molti numeri telefonici di Arezzo e dintorni furono messi sotto controllo, in quei giorni. I fascisti del «Fronte» avevano in è | serbo il colpo grosso per il 23 gennaio. Il giorno precedente, Tuti, Franci, Gallastroni, Cau chi e Morelli si riunirono in località La Foce, di Castiglion Fiorentino, per gli ultimi ritocchi al piano criminale che avrebbe dovuto cancellare il «regime demoborghese». Arrivò prima la polizia. Tuti si rese conto che l'annientamento della « cellula » più attiva, quella di Arezzo, avrebbe dato un colpo mortale al movimento. Ebbe paura, telefonò alla Luddi (il cui nu mero era sotto controllo): «Sono Mario», disse. Il nome fu ricollegato dall'Antiterrori smo alla figura, sino allora sconosciuta, del giovane che spesso era stato visto con Franci e gli altri. A cercare il capo del «fronte», furono mandati tre agenti del commissariato di Empoli. Due ci lasciarono la vita. Omero Marracini