I soldati russi in Europa

I soldati russi in Europa A CHE PUNTO È L'EQUILIBRIO STRATEGICO EST-OVEST I soldati russi in Europa Secondo gli esperti, esiste una sostanziale parità tra americani e sovietici - Ma nel vecchio continente l'Urss ha accresciuto di molto le sue armi convenzionali: servirebbero per una guerra-lampo, ma sono soprattutto un grande strumento di pressione (Dal nostro corrispondente) Londra, febbraio. Tutto è avvenuto d'improvviso, in due o tre settimane. Dalla scena economica, finalmente intiepidita da qualche raggio di sole, le grandi nazioni occidentali hanno rivolto lo sguardo alla scena militare: e subito s'è levato un grido d'allarme. S'è vista una Russia sempre più potente, sugli oceani e in Europa: ci si è chiesto se, dietro il sipario della détente, Mosca miri ad alterare l'equilibrio Est-Ovest e per quali fini. E' quanto hanno detto e domandato il leader tory Margaret Thatcher, il comandante supremo alleato in Europa Alexander Haig, l'ex ministro della Difesa James Schlesinger, l'ex ministro pure americano della Marina Paul Nitze. E' la questione, l'assillo, del momento. Per il settimanale Economist, la spiegazione è già a portata di mano: e indica un articolo del ministro degli Esteri Andrei/ Gromyko su Kommunist, la rivista del partito comunista sovietico. « Le nazioni del Patto di Varsavia stanno acquistando un'influenza determinante nel foggiare gli eventi non soltanto in Europa ma anche molto più lontano... Le forze della pace e del progresso dispongono ora di una preponderanza visibilmente aumentata... e saranno presto in grado di stabilire la direzione della politica internazionale ». Anche in Russia, le riviste di partito si esprimono con linguaggio do. partito, con pennellate di retorica, ma certe domande s'impongono. In che misura la. Russia è « preponderante »? E in che misura questo rafformmento è collegato con gli sviluppi in Angola, in Asia e con le incognite politiche in Europa? E' difficile trovare un e- sperto capace di sondare questi problemi da un punto di vista puramente « tecnico ». Haig, ad esempio, ansioso com'è di prevenire riduzioni nei bilanci militari della Nato, ha il dovere di additare ogni inquietante sviluppo nello schieramento comunista. James Schlesinger, allontanato in autunno dal governo, non può che accusare Ford e Kissinger di incurabile ottimismo, quasi di appeasement. Margaret Thatcher mischia alta strategia e politica interna. E' difficile altresì non perdere l'orientamento tra le sempre più complesse equazioni militari, più adatte ai cervelli elettronici che ai cervelli umani, tra i vari equilibri e squilibri missilistici, nucleari, convenzionali, navali. E così mi sono rivolto a Kenneth Hunt, vice direttore dell'International Institute for Strategie Studies. Hunt, un ex generale e og- e a gi uno dei luminari in questa scienza, ha tracciato un panorama di straordinaria chiarezza, e ha risposto andando subito al centro dell'argomento. « Sì, è vero: c'è stato uno spostamento nello equilibrio militare Est-Ovest, ed è sia quantitativo sia qualitativo. L'aspetto più preoccupante è il qualitativo. Ma procediamo con ordine. Ci sono tre aree: armi strategiche, marina. Europa. Cominciamo dalle armi strategiche. Molti dicono che da vari anni la produzione russa supera l'americana. Verissimo. Ma è vero anche che c'è ancora adesso un equilibrio strategico fra le due parti, con gli americani in leggero vantaggio ». Aggiungiamo: se i russi non avessero conseguito la parità strategica con gli Usa, non avrebbero firmato l'accordo Salt. L'eguaglianza era la premessa. « I sovietici — prosegue Hunt — sono in testa quantitativamente nella fabbricazione di certi missili, ma gli americani sono in testa, quantitativamente e soprattutto qualitativamente, con le testate nucleari. Gli Stati Uniti sono disposti a tollerare la parità. Ma nulla di più, per cui questa situazione non mi sembra pericolosa ». Passiamo allora alla marina. E' corretto dire — spiega Hunt — che, in quindici anni, la marina russa s'è ingrandita « fino ad acquistare approssimativamente le dimensioni della marina americana »: ma si dimentica spesso che resta inferiore, e non di poco, alle flotte alleate unite. Non basta. t< La marina sovietica non dispone delle enormi e potenti unità statunitensi, quali le portaerei. La Russia è forse superiore nei sommergibili strategici, ma è, questo, un elemento che rientra nell'equazione prece| dente, la strategica, non la navale ». _ » « Non trascuriamo quattro altri punti. I russi, proprio perché hanno costruito a rapido ritmo durante gli ultimi dieci anni, si trovano adesso con un gran numero di navi vecchie e devono presto decidere se, e come, rimodernarle. Secondo punto: la Nato ha accelerato la sua produzione navale, e ha già oltrepassato in alcuni settori i sovietici. Terzo: le squadre navali russe non godono della stessa libertà di movimenti di quelle della Nato, perché devo| no tener conto di strozzature come il Bosforo, il Baltico, Gibilterra, ecc. Quarto: 10 dubito che la presenza sovietica in tutti gli oceani sia motivo di forza, la flotta è sparsa su un'area troppo larga, chi dissemina i propri mezzi si mette in posizione di debolezza ». Si arriva così all'Europa. La Nato prevale sempre, per numero e qualità, nelle armi nucleari tattiche: ma, quantunque importantissima, « è una preminenza non necessariamente trasferibile al campo della difesa convenzionale ». In altre parole, è una preminenza che non può surrogare la potenza non-atomica. Ed è appunto nell'equilibrio convenzionale in Europa che i progressi sovietici cominciano a destare preoccupazioni. Nell'Europa centrale il Patto di Varsavia ha adesso più uomini, più carri armati, più «katyushe» multiple lanciarazzi, persino più aerei, con una superiorità globale di circa tre a uno. Questa minaccia numerica è « grave », ma lo è ancor più la minaccia qualitativa. Ecco il fatto nuovo, quello su cui bisogna concentrare l'attenzione. «Tecnologicamente, l'Unione Sovietica sta raggiungendo, e in qualche caso ha già sopravanzato, l'alleanza della Nato. In passato, i russi tendevano a usare materiale bellico relativamente semplice in enormi quantità. Oggi, cominciano a sfoderare mezzi non meno buoni di quelli della Nato: e mantengono 11 vantaggio numerico. Per effetto di tali fattori, si può dire che l'equilibrio nell'area convenzionale s'è rovesciato a danno dell'Occidente». Gli alleati non assistono immobili all'involuzione, reagiscono con nuovi aerei, nuovi razzi anticarro, ecc.: ma la Russia li tallona, imitandoli, emulandoli, talvolta oltrepassandoli. I suoi aerei tattici sono eccellenti, le sue nuove armi teleguidate sono micidiali, il suo nuovissimo carro armato M-1970 è formidabile. Forse che Mosca ha accresciuto gli investimenti militari? A giudizio di Hunt, come di aitri esperti, la risposta è negativa. «Molti fanno l'errore di esaminare soltanto il prodotto nazionale lordo, e restano impressionati dal fatto che gli Stati Uniti spendano per la difesa soltanto il sei per cento mentre la Russia ne spende il dieci. Ma è una proporzione priva di significato, perché il prodotto nazionale russo è circa..metà dell'americano. In realtà, la spesa è quasi eguale: e nel '75 fu di 104 miliardi di dollari per Mosca e di 93 per Washington». Se la Russia — che non brilla certo per la sua tecnologia industriale — è riuscita a compiere questi progressi, a dare imprevista sophistication al suo armamento convenzionale, è perché ha concentrato su questo limitato obiettivo immense risorse umane e tecniche. E' il bis dello Sputnik. A questo punto, si può toccare il nocciolo della questione. Semplifichiamo. Grazie alle testate multiple e alla precisione dei loro missili, gli americani hanno tuttora una superiorità strategica planetaria, anche se diminuita: il proposito di dilatare, nel '76, il bilancio militare da 93 a 100 miliardi (Congresso permettendolo) conferma che vogliono serbare questo statu quo. In campo navale, la Russia, nonostante la sua espansione in cui molti vedono il prolungamento di una tradizionale politica zarista, non può ancora essere considerala più potente degli alleati: e anche qui gli Usa hanno detto «basta». E' in Europa che l'arsenale convenzionale sovietico, aggiungendo alla sua imponente preponderanza quantitativa l'arma della qualità, grava sempre più cupamente sulla Nato. Cosa vuole Mosca? Perché sottopone la sua economia a tali sforzi? Le spiegazioni sono due. La prima è puramente militare: i russi intendono restare superiori in Europa perché, in caso di conflitto, vogliono attaccare in profondità e possibilmente dilagare verso la Manica prima che gli occidentali reagiscano con mezzi nucleari. Un recente studio della Nato rivela che la strategia sovietica per l'Europa centrale è «offensiva al cento per cento», da «guerra-lampo:). Ma il conflitto potrebbe non esplodere mai, neppure Mosca lo desidera: frattanto, però, il potenziamento militare le offre un formidabile strumento di pressione politica mondiale. Ha tentato in Portogallo, e le è andata male: ha tentato in Angola, e le è andata bene. Alexander Haig non esagera quando afferma: «La potenza geopolitica sovietica s'è fatta superpotenza... Mosca può mirare a un ruolo imperialistico globale». Sono sviluppi che toccano tutti. Kenneth Hunt avverte: «Io sono assolutamente certo che, se i comunisti avessero il potere in Italia, i sovietici tenterebbero di attrarli maggiormente verso il loro punto di vista, e così via; e, in queste operazioni politiche, la potenza militare è sempre di grande aiuto». Per questo la Jugoslavia s'è munita di una temibile muscolatura bellica. Non certo per difendersi dall'Occidente, ma per poter meglio resistere, diplomaticamente, alle inevitabili pressioni che giungeranno dall'Est dopo la scomparsa di Tito. .. . _. . „ Mario Cinedo Il generale Haig