"Nessuno farà credito all'Italia se non daremo concrete garanzie" di Renzo Villare

"Nessuno farà credito all'Italia se non daremo concrete garanzie" Discorso di Giovanni Agnelli a un convegno alla Spezia "Nessuno farà credito all'Italia se non daremo concrete garanzie" La difesa della lira presuppone incisive misure a sostegno dell'attività produttiva (Dal nostro inviato speciale) La Spezia, 26 febbraio. I riflessi della crisi monetaria sul sistema economico italiano; la necessità di ridurre la spesa pubblica e di portare il costo del lavoro a livello dei Paesi nostri concorrenti; una ripresa della produttività compatibile con la nostra posizione nel mondo, sono stati i temi trattati oggi dal presidente della Confindustria Giovanni Agnelli in un intervento nella sede del Circolo della Marina militare di La Spezia, in occasione della presentazione ufficiale dello studio: «La Spezia: centro integrato dì riparazioni e costruzioni navali», curato dall'Unione industriale Lira. Oggi la crisi della lira sta dimostrando — ha detto Agnelli — che nel nostro sistema economico impresa ed occupazione sono del tutto condizionate dalla strutturale dipendenza dall'estero. «Noti potremo — ha detto Agnelli — tornare in situazioni di \ equilibrio fin quando non saratino rispettate quelle condizioni di base senza le quali non vi è possibilità né di fare una politica economica, né dì mantenere gli attuali livelli di produzione ed occupazione». Non possiamo chiedere agli altri Paesi di tassarsi per pagare le nostre imprevidenze — ha proseguito il presidente della Confindustria — e non possiamo sperare di ottenere crediti all'estero se non saremo in grado di dimostrare che possiamo avviare una seria politica economica. Situazione interna. Avere mantenuto per anni gravi squilibri — spesa pubblica enorme, elevato costo del lavoro, bassa produttività — significa «aver rifiutato il principio dell'integrazione di tutti i fatti economici interni ed esterni all'azienda, privilegiando posizioni corporative e parassitismi contro chi lavora e contro il rischio imprenditoriale. Significa semplicemente — ha detto Agnelli — aver bruciato più capitale di quello prodotto e su ciò che non c'è più, non si può più far conto». Questa situazione non può essere considerata un fatto congiunturale. Essa è il risultato dei crescenti squilibri tra spesa e produzione e solo la soluzione di questi problemi «ci consentirà di evitare una svalutazione drammatica». Rapporti con l'estero. La «fluttuazione pulita» significa che dal 21 gennaio, giorno di chiusura dei cambi, ad ogni azione interna, ad ogni comportamento, ad ogni provvedimento corrisponderà un aumento dei costi delle importazioni in base al tasso di cambio tra la lira e le altre monete principali, prima fra tutte il dollaro. «I rapporti con l'estero — ha però detto Agnelli — non sono necessariamente in crisi per effetto di questa situazione». Anzi viviamo «un momento di chiarificazione nei nostri rapporti internazionali» che dovranno essere basati sulla fiducia derivante «dai fatti e soltanto dai fatti». Ciò vuol dire che il nuovo governo, «malgrado la straordinarietà della sua posizione, deve compiere atti economici seri, energici, responsabili, destinati a riequilibrare la situazione interna e ridarci credibilità esterna. Qualunque atteggiamento demagogico avrà immediate conseguenze sulla valutazione del nostro Paese e quindi sul tasso di cambio della lira». Provvedimenti e impresa. Questa situazione rende indispensabili pronti interven¬ ti di politica economica. «La stretta creditizia che si va delineando — ha fatto notare il presidente della Confindustria — non è certamente destinata a rafforzare le unità produttive del reddito» ed ancora una volta si sta scivolando su un'impostazione che «considera l'occupazione, anche se non economicamente valida, come il centro dei provvedimenti». Una simile impostazione «sarebbe semplìcemente disastrosa per la politica interna e i rapporti internazionali». E' invece più che mai necessario rivitalizzare l'impresa e per questo è indispensabile ricorrere agli investimenti tenendo presente «gli obiettivi di sviluppo del Paese compresa la difesa e l'allargamento dell' occupazione». Sarebbe però illusorio — ha detto Agnelli — che tutto questo venisse fatto solo nell'impresa perché significherebbe la sua distruzione. La verifica va fatta da tutti: sindacati, imprenditori e responsabili di governo. Sono necessari sacrifici da tutte le parti, ma è interesse comune difendere l'impresa che «resta uno strumento tuttora insostituibile per riandare sviluppo e occupazione». Si deve studiare un piano di garanzie per i disoccupati senza però «istituzionalizzare la rigidità dei fattori di produzione», ma «non esistono criteri per pretesi aumenti automatici dell'occupazione. Sviluppo economico ed occupazione sono il risultato di investimenti che non si fanno in nessuna parte del mondo, neppure in Russia e neppure in Cina, senza poter contare su quella produttività che deriva dall'elasticità dei fattori di produzione. Considerare quindi sacra ed intoccabile — ha concluso Agnelli — solo "l'autonomia contrattuale dei sindacati" e rifiutarsi di prendere posizione sulla tollerabilità da parte del sistema di alcune richieste normative e contrattuali, mi sembra un rifiuto di responsabilità politica e sociale che può avere le più pericolose conseguenze per tutto il Paese». Prima dell'intervento di Agnelli, il presidente dell'Unione industriale di La Spezia Guerriero Menicagli, nel dare il benvenuto al presidente della Confindustria, aveva ricordato i principali problemi dell'imprenditoria locale, e i'avv. Carlo Argilla aveva presentato lo studio ricordando, fra l'altro, come il settore navalmeccanico, con le sue 110 aziende, 9000 addetti e 200 miliardi di fatturato annuo, rappresenta la componente essenziale dell'intero sistema industriale spezzino. Renzo Villare

Luoghi citati: Cina, Italia, La Spezia, Russia