A vventure dissacranti dei patrioti di Lelouch

A vventure dissacranti dei patrioti di Lelouch PRIME VISIONI SULLO SCHERMO A vventure dissacranti dei patrioti di Lelouch La fabbrica degli eroi di Claude Lelouch, con Marlene Jobert, J. Dutronc, Brigitte Fossey, B. Cremer, I. Villeret, S. Reggiani. Francese. Cinema Olimpia. Dal folto « Berlingaccio » cinematografico torinese trascegliamo personalmente questo «Le bon et les méchants», diciannovesimo film (!) di Claude Lelouch, scorribanda di avventure eroicomiche, e perciò stesso dissacratrici, | che si immaginano accadute in Francia negli anni dell'occupazione nazista. Oggi, meno che mai, si può dubitare delle qualità di cineasta di Lelouch: spiritosità di contrappunto, agilità di trapassi, spigliatezza di racconto e di dialogo, bravure tecniche, sono, e non tutte, le sue doti. Girato in «bianco e seppia» (di che non si capisce bene la ragione), il film, non breve, non ha un momento d'agonia. D'altra parte, questo fare troppo divertito, applicato a un passato di tragedie, si presta, una volta ancora, al rinfaccio di «qualunquismo». Che il passato in generale, e specialmente il passato storico, non possa essere oggetto di scherzo, è cosa che non entra a Lelouch e a troppi altri registi anche fra i nostrani. Ma veniamo alla trovata di La fabbrica degli eroi, che è d'inserire tra l'occupante, il collaborazionista e il partigiano, l'elemento estraneo della «canaglia» sollevata dalle circostanze; una canaglia simpatica, degna prosapia di «Arsenio Lupin». Anzi, per il buon peso, le canaglie sono tre: il giovane Jacques, ex pugile della domenica, la sua amante Lola e il grasso compare Simon: un terzetto di ladruncoli e svaligiatori di banche, denominato, a cagio- ne della macchina velocissima con cui scatta e fugge, «la banda della trazione anteriore». Osso duro per l'ispettore di polizia che dà loro la caccia, tutti costoro si ritrovano a Vichy, nuova mecca per i malviventi: l'ispettore per collaborare con la Ghestapo, i tre furfanti per portare a buon fine, in quel marciume, qualche colpaccio. Ma ecco che la Storia li eleva subito di tono, inducendoli a togliere ai tedeschi, con un'operazione rocambolesca, un carico di opere d'arte da essi rubate a titolo di risarcimento di guer- ra. Minacciata una feroce rappresaglia, i tre restituiranno il carico, a ciò persuasi dal capo della Resistenza, che non sa bene che pesci siano quei volontari collaboratori alla causa della Francia libera, i quali, non contenti di quella prova, altre ne compiranno, e di più audaci, contro il Governo di Vichy e la sua polizia di Stato, sottraendo a un agguato il capo della Resistenza e propiziando in altri modi l'ora della liberazione. Alla fine del film (caustica fine) il generale De Gaulle ornerà di sua mano il petto di quei benemeriti patrioti, nelle cui file, insieme col poliziotto collaborazionista, troviamo i nostri compari, disposti però a riprendere quanto prima (nella vita civile le medaglie contano poco) il loro mestiere di rapinatori. Nell'effervescenza spiritosa, che pur ammette anche episodi drammatici e fino atroci (le torture della Ghestapo), è il limite del film, la sua nota di «divertimento» ideologicamente facilona. Ma si sa che l'ultimo Lelouch, fattosi autore boulevardier, va preso com'è nel suo talento di regista e nel suo indifferentismo d'intrattenitore. Tra i pregi metteremo l'eccellente prova degli interpreti, tutti della giusta leggerezza, la cui cerchia si slarga dagli amici dell'autore alle deliziose Jobert e Fossey, ai bravi Cremer, Kalfon e Reggiani. 1. p.

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