Bande di ricattatori non il vero "racket,, di Clemente Granata

Bande di ricattatori non il vero "racket,, "O paghi o il negozio salta in aria„ Bande di ricattatori non il vero "racket,, Gli esperti: "Non è una grande organizzazione" - Ma non è escluso che questa fase "artigianale" si sviluppi in un'industria criminosa se non sarà distrutta Sfogliamo la cronaca dei primi due mesi di quest'anno e, accanto ai furti, alle rapine e ai sequestri, troviamo manifestazioni delinquenziali relativamente nuove, che arricchiscono la già preoccupante geografia del delitto: intimidazioni a gestori di bar, proprietari di locali notturni e alberghi, a negozianti; richieste di pagamenti e, in caso di rifiuto, incendi e bombe. e' un lungo elenco. 15 attentati. E' veramente un brutto affare. L'arma del ricatto usata con protervia, con irridente facilità: « O paghi, o salti ». Polizia e carabinieri impegnati a fronteggiare anche quest'offensiva registrano successi: l'ultimo è l'arresto di sei persone a Moncalieri. Ma il grave è che del fenomeno non si conoscono le dimansioni esatte. Sappiamo che c'è stato un tentativo di estorsione perché salta in aria un negozio, ma quanti preferiscono evitare il peggio tacciono e pagano? In effetti st ha l'impressione che la parte più rilevante di questo losco commercio avvenga nel silenzio, protetta dall'omertà che favorisce soltanto la malavita e contribuisce a rendere più solide le radici del delitto. Si sospetta in particolare che ci sia di mezzo una solida organizzazione con possibili addentellati nella mafia. Cosi si torna a parlare di « racket », si diffondono antiche inquietudini e paure. « II commercio bersaglio di intimidazioni e violenze » è il titolo a tutta pagina del o Giornale dagli alimentaristi », che abbiamo sotto gli occhi. Si tratta di impressioni fondate o no? Sentiamo gl'inquirenti. Il capo della Criminalpol dottor Montesano invita a non trarre da certi episodi illazioni affrettate. Rileva che la polizia ha compiuto alcuni arresti di persone implicata in ricatti, ma non è stata rinvenuta la traccia di collegamenti tra di loro. Dice: « Sono individui di estrazione sociale o di provenienza diverse. Ad esempio quelli che hanno messo la bomba davanti all'hotel Moderno sono giovani siciliani incensurati, appena giunti a Torino; quelli accusati dì tentata estorsione nei confronti del commerciante di tessuti Antonio Cardane sono napoletani, pregiudicati, vecchie conoscenze della questura torinese». Due matrici insomma, senza connotati comuni. Montesano fa anche questa considerazione: « La violenza /a parte della patologia del "racket", non della sua fisiologia ». Secondo il capo della Criminalpol quindi, proprio il ricorso molto frequente alle bombe e agli incendi dimostra l'inesistenza di un'organizzazione articolata, ramificata, caratterizzata da vincoli gerarchici e detentrice del « monopolio di una determinata attività delittuosa », che sono le note caratteristiche di quello che si chiama « racket ». In altre parole 11 « racket » s'impone per forza propria, con tutto il peso dell'n autorità », che può vantare in campo criminale: il ricorso all'atto violento costituisce un fatto eccezionale. Scuotono il capo anche i carabinieri di via Giolitti. Dicono che un conto sono « le impressioni ricavate da certi fenomeni, un conto ì dati obiettivi ». Analizzando questi ultimi — sostengono — si nota che ci troviamo di fronte a « episodi isolati ». Appaiono piuttosto « vendette » o sussulti derivanti da una « concorrenza spietata ». I carabinieri in sostanza ritengono che non slamo in presenza di « organizzazioni come quelle americane con radici e complicità profonde ». Meno categorico appare invece il giudizio di alcuni ufficiali dei carabinieri, che operano nella cintura torinese dove si sono registrate estorsioni. Affermano che non si può stabilire con sicurezza se ci troviamo di fronte a episodi di « carattere estemporaneo » o a fatti organizzativi. « Non c'è molta collaborazione da parte delle vittime dei ricatti». Ascoltiamo infine 11 dott. Bettinelli, direttore dell'« Associazione commercianti ». Precisa che essi sono sottoposti a un'offensiva senza precedenti da parte della malavita (furti sempre più audaci e condotti con metodi elaborati, rapine con spargimenti di sangue), ma non si può dire che a Torino operi un « racket ». « iVon esiste un sistema di bande organizzate come accade in altri paesi ». D'accordo, prendiamo atto di queste dichiarazioni. Sembra però opportuno mettere in rilievo a questo punto due elementi. Il primo, cui abbiamo già accennato, è questo. Non c'è dubbio che da qualche tempo a questa parte stiamo assistendo a una nuova evoluzione della delinquenza. Si diffonde con rapidità impressionante l'arma del ricatto, utilizzata nelle più varie direzioni. Il sequestro di persona a scopo di estorsione ne costituisce l'aspetto più drammatico e clamoroso, ma non è l'unico. Furti e soprattutto rapine implicano per la delinquenza pericoli sempre più rilevanti. Si preferisce allora il mezzo più vile (ma appunto per questo più sicuro) del ricatto. Il secondo punto riguarda il fenomeno organizzativo. Probabilmente è esatto quanto sostengono gl'inquirenti: che cioè non sia conflgurabile nella nostra città un sistema delinquenziale, rigidamente organizzato, con minuziose ripartizioni di compiti: il tal gruppo che fa le minacce, il talaltro che passa a ritirare le tangenti, il talaltro ancora che esegue le « punizioni » a carico di quelli che cercano di resistere. E' probabile che i banditi agiscano a livello artigianale, occasionalmente e senza particolari collegamenti (non si sottovaluta però il fenomeno dell'infiltrazione mafiosa nel Nord?). Lo stesso susseguirsi di sussulti di violenza, come rileva il dott. Montesano, sta forse ad indicare che i banditi non dispongono di quella forza lntimidatrice data dalla « superorganizzazione », che per- mette di conseguire determinati risultati senza il ricorso ad azioni dimostrative. Ma la domanda che ci si pone è se le supposte fasi artigianali non costituiscano i prodromi di un'industrializzazione del delitto. Non si può contestare (almeno in linea teorica) che la ripetizione di certi fatti porti a un affinamento della tecnica e preluda alla suddivisione « scientifica » del lavoro delittuoso e alla i conseguente formazione di rap- porti e vincoli gerarchici Non c'è dubbio (terzo e ultimo punto) che interventi di polizia e carabinieri del tipo di quelli che hanno condotto ai recenti arresti, possono impedire una tale deleteria evoluzione. Ma devono essere frequenti. Ed è indispensabile allora la più franca e aperta collaborazione da parte della cittadinanza. Clemente Granata « racket » in -un negozio di mobili: tutto distrutto

Persone citate: Bettinelli, Montesano

Luoghi citati: Moncalieri, Torino