Tiene bene il "modello toscano" di Francesco Santini

Tiene bene il "modello toscano"Cauto ottimismo a Firenze sullo sviluppo regionale Tiene bene il "modello toscano" Merito della costellazione di piccole aziende e dell'esportazione - L'integrazione con nuove strutture dello Stato dovrebbe irrobustire ancor più il tessuto industriale - Sollecitato un "vero" piano economico (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 25 febbraio. Nella difficoltà della crisi italiana c'è, in Toscana, chi ancora si avventura in un pur lieve ottimismo: sono i ricercatori dell'Istituto regionale per la programmazione economica che non si lasciano scoraggiare dalle cifre: 20 milioni di ore integrate in 12 mesi; 50 mila disoccupati desunti dall'inevitabile insufficienza delle liste di collocamento. E' la duttilità del «modello toscano» che lascia qualche margine alla speranza e stamattina, nel luminosissimo salone delle Quattro Stagioni di palazzo Medici Riccardi, il seminario dell'Irpet sullo sviluppo economico della regione ha posto un interrogativo di fondo sui tempi di tenuta del «modello». Subito dopo un avvertimento: è venuto da Giuliano Bianchi, un giovanissimo economista che a Firenze ha la responsabilità dell'Istituto di programmazione. «Non è pensabile — ha sostenuto — prospettare che l'ipotesi di una grave crisi economica nella nostra industria leggera possa essere cucinata a fuoco lento com'è accaduto in passato per la mezzadria e, più in generale, per la crisi dell'agricoltura». Sembra l'annuncio di un momento di tensione che le forze politiche e sindacali presenti hanno immediatamente recepito. Sono mutati in Toscana i rapporti produttivi, appaiono diverse le situazioni socio-culturali. «Non sarà possibile — ha ammonito Bianchi — ripetere il decorso clinico del bubbone della campagna che è stato decongestionato, con il salasso dell'esodo mezzadrile». Un monito, dunque, per chi ha la responsabilità di governo, ma anche un freno al pessimismo che è ancora da respingere al di là dei confini regionali. La Toscana, a giudizio del direttore dell'Irpet, va osservata in un'ottica nazionale e, proprio nel confronto, si scorge ima nota di ottimismo. Il ricorso alla cassa integrazione aumenta, è chiaro, in un periodo di crisi, ma «l'incidenza della Toscana sul totale degl'interventi a livello nazionale resta al di sotto del 6 per cento» in un momento in cui Piemonte, .Lombardia, Veneto e Liguria si attribuiscono il 60 per cento delle ore integrate. Il merito va al tessuto industriale toscano, alla costellazione di piccole aziende che lo caratterizzano con una tipizzazione dell'industria leggera che ancora garantisce nell'esportazione una buona tenuta rispetto al resto del Paese Bianchi ha citato i dati del primo semestre del '75 che ancora appaiono indicativi: le i quantità fisiche esportate si I contraggono del 7 per cento sul piano nazionale, mentre la Toscana perde soltanto il 4 e «l'industria tipica» della regione è incisa soltanto da un punto percentuale. Il seminario non ha preteso di suggerire soluzioni. Si è accontentato, al contrario, di dare alla classe politica e, in particolare, agli enti locali, uno strumento base di conoscenza per permettere l'intervento concreto. Di qui il campanello d'allarme per il lavoro a domicilio e il lavoro nero che ancora consentono all'industria toscana la sopravvivenza. Ma ancora una volta: fino a quando, è la domanda. Si è inserito a questo punto il discorso sulla necessità di un'integrazione di nuove strutture, come ha notato Paolo Cantelli, segretario dell'Istituto Antonio Gramsci di Firenze. Ho sollecitato l'intervento dell'industria di Stato «per irrobustire e diversificare quanto già oggi esiste in Toscana e giungere ad un "appesantimento" dell'industria leggera». Il seminario di oggi, lo ha sottolineato il dottor Roberto Pizzoco'.o, direttore del Cen tro studi e ricerche economico-sociali dell'Unioncamere della Toscana, è servito, se non altro, ad offrire un'ulte riore occasione per fare il punto della situazione e veri ficare le prospettive sulle quali si dovrà muovere, nel futuro, il sistema socio-economico della regione. Ha insistito sui dati negativi della Cassa integrazione, della caduta produttiva in Toscana che emerge dalla drastica «riduzione delle importazioni che nei primi 9 mesi dell'anno passato sono diminuite del 12 per cento», ha sollecitato, infine, un intervento deciso della Regione per varare un «vero programma economico». Francesco Santini

Persone citate: Giuliano Bianchi, Medici Riccardi, Paolo Cantelli