La frenetica attività del professor Lefebvre di Liliana Madeo

La frenetica attività del professor Lefebvre II giudice lo ha interrogato a lungo La frenetica attività del professor Lefebvre Roma, 20 febbraio. L'interrogatorio del prof. Antonio Lefebvre, docente di diritto della navigazione all'Università di Roma, è seguito con apprensione nel suo istituto. Gli assistenti sono costernati. Dicono: « Un uomo così dabbene! E' una montatura, nient'altro. Dalle carte non risulta una sua firma, una sua responsabilità precisa in merito alla presunta corruzione. Lo si vuole danneggiare e non si capisce perché ». Hanno un'aria infastidita, soprattutto preoccupata. Temono che dalla comunicazione giudiziaria la magistratura passi a prendere altri provvedimenti nei confronti di Lefebvre. Temono anche che il Consiglio dell'Ordine degli avvocati, mettendo in atto una minaccia già ventilata, intraprenda un'azione legale per la palese incompatibilità emersa fra la professione forense e l'attività didattica del professore e la sua figura di mediatore. Costituiscono una piccola équipe, che nell'istituto ha ampi margini d'azione. In un anno il professore appare poche volte. Per il resto fanno tutto loro. Uno è figlio del presidente dell'Istat, De Meo, democristiano, che ha un incarico anche all'Università di Viterbo; un altro si chiama Auriti, incaricato all'Università di Teramo. C'è anche una donna, Elda Turco, figlia di un amico personale del Presidente Leone e della famiglia Lefebvre. Si dicono completamente all'oscuro di quanto il professore globalmente faceva. La vita universitaria, assicurano, rappresenta appena una fetta della sua movimentata vita. Pochi di loro hanno mes¬ so piede nei suoi diversi studi, distribuiti nella capitale, e in cui egli trattava affari diversi. Chi c'è stato, considera un privilegio essere entrato in quelle di Piazza fontanella Borghese, nel palazzo della Banca d'Italia: l'appartamento era stato sistemato per il Presidente Leone, che però nel '71 si trasferì al Quirinale; Lefevbre lo rilevò e, da allora, da qui fa passare gli ospiti di maggior riguardo, per trattare le questioni più delicate. à Lungo la strada che percorre Antonio Lefebvre, nella sua multiforme attività, s'incontrano personaggi disparati i quali alla fine riescono a convergere in coincidenze che hanno del miracoloso. C'è la Com-El, che conduce l'affare Lockheed, e Maria Fava, che mette sulle piste di una serie di società reali, fantasma, fittizie, fallimentari, sempre sul punto di rinascere sotto altre sigle e con altri fini sociali. La sua abitazione è in via Savoia 78. Al piano di sopra ha sede l'«Associazione arma aeronautica», che stampa il quindicinale Aeronautica diretto dal gen. Fanali: ieri il generale non si è fatto vedere, perché doveva andare dal magistrato a riferire sui contratti d'acquisto degli «Hercules»; nell'ingresso dell'appartamento in cui lavorano una quindicina di avieri, c'era il foglietto con l'elenco dei mezzi dati in dotazione dal ministero della Difesa (aeronautica), «quattro sedie di vario tipo, un attaccapanni a cinque posti, un attaccapanni tipo omo-morto». Nello stesso stabile abita anche l'ing. F:atalocchi, consigliere delegato della «Elettronica Spa», con sede sulla via Tiburtina km 13. A questo stesso indirizzo risultano le sedi di un paio di altre società, sempre amministrate dalla Fava. E la «Elettronica» risulta essere la gemella della «Ciset» (Compagnia italiana servizi tecnici) specializzata in forniture elettroniche per le Forze armate, il cui presidente attuale è il generale Zanattoni che, come capo divisione del ministero della Difesa, firmò materialmente i contratti della Lockheed. La «Ciset» (nata nel '65) porta all'attuale presidente della Finmeccanica, Camillo Crociani, che fu primo presidente delle due società. In entrambe, come legale e membro del consiglio d'amministrazione, ecco figurare il nome dell'avv. Àntonelli, oggi tratto in arresto. Liliana Madeo

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