L Inchiesta partita dal piano di fuga preparato per Tuti di Omero Marraccini

L Inchiesta partita dal piano di fuga preparato per Tuti L Inchiesta partita dal piano di fuga preparato per Tuti (Dal vostro inviato speciale) Pisa, 19 febbraio. L'inchiesta, che ha portato alla scoperta dell'organizzazione per far fuggire dalle carceri i maggiori protagonisti delle «trame nere», si era iniziata in Toscana, ad Arezzo, il 15 dicembre scorso, con la clamorosa evasione di Luciano Franci, braccio destro di Mario Tuti, ora in carcere a Bologna, accusato di essere l'autore materiale della strage j sul treno «Jtalicus», L'evasione di Franci (dopo 24 ore si ripresentò alla porta del carcere, disilluso perché ' nessuno dei vecchi camerati j gli aveva dato aiuto) avvenu-1 ta due giorni dopo l'arrivo di j Mario Tuti al Mastio di Voi-1 terra, dopo la lunga latitanza j e la cattura in Francia, fu un campanello di allarme per l'Antiterrorismo. Si sospettò che l'impresa del neofascista j aretino fosse in qualche mo- j do da mettere in collegamen- to con un piano— di cui già \ circolava voce — per far èva- j dere l'assassino di Empoli. L'8 febbraio (domenica) si giunse così, attraverso una lettera spedita dal carcere da Mario Tuti, alla abitazione di I un giovane sedicente anarchi-1 co tedesco, Walter Euler, da tempo stabilitosi a Livorno. Nella casa (Euler è scomparso, ma è ricercato in tutt'Italia come «testimone») furono trovati numerosi documenti che la squadra politica della questura di Pisa ritiene di «estremo interesse»: c'era fra l'altro una cartina del Mastio di Volterra, con tutti i particolari ed i punti di ronda. Significativa circostanza: proprio la sera dell'8 febbraio, davanti al carcere di Volterra vengono arrestate su una vettura Daniela Masetti e Doriana Romolini, sorella e | moglie del bandito bolognese Roberto Masetti (anch'egli nel Mastio), che uccise un carabiniere a Pontelagoscuro. Le donne hanno sull'auto due pistole che — si sospetta ■— volevano far entrare, con qualche complicità, nel carcere. La questura di Livorno, da cui sono partite le indagini, non ha dubbi: «Le armi erano dirette a Mario Tuti. C'era un piano prestabilito ». Come si spiega il collegamento (presunto) fra le congiunte di un rapinatore assassino con il geometra fascista di Empoli? La «chiave» per risolvere il rebus sarebbe stata fornita all'Antiterrorismo da una lettera, spedita da Mario Tuti mentre era ancora latitante a Saint Raphael, in Costa Azzurra, ad un certo «Signor Artemio», che gli inquirenti identificano in un pregiudicato bolognese strettamente legato a Masetti. Scriveva Tuti ad «Artemio» di rivolgersi ad un camerata di Arezzo per avere aiuti e finanziamenti. Secondo gli inquirenti, il «camerata fidato» sarebbe un noto personaggio del neofascismo toscano, il professor Giovanni Rossi, laureato in chimica e matematica, già responsabile della sezione Dropaganda e sviluppo del msi di Arezzo. La lettera di Tuti, che farebbe anche riferimento a complicità sinora insospettate negli ambienti della destra aretina, lascia pensare che la ragnatela terroristica che si dipana attraverso la Toscana, l'Emilia, l'Umbria e l'Abruzzo, non è del tutto debellata. Alcuni, come Mario Tuti, Franci, Giovanni Gallastroni, Paolo Duchi, sono in carcere; altri, forse coloro che tirano le fila e che per coprirsi devono aiutare chi è rimasto «incastrato» nelle maglie della legge, lavorano nell'ombra. Attraverso i documenti pro- cessuali su Tuti, si è compre so che quello che è stato defi nito il «covo dì vipere» della! Toscana non è stato annienta to; che c'è gente che dispone di complicità e denari per far evadere il fascista assassino ed altri legati alla trama che ha le sue tragiche tappe a : piazza Fontana, Brescia e Bo logna. Non è un caso se qual cuno vuol far fuggire dalle carceri i personaggi ormai compromessi, come Mario Tuti, sinora arroccatosi nel si lenzio («Sono un detenuto po litico», dice ai giudici), ma che potrebbe parlare quanto prima, esattamente il 5 aprile prossimo, quando a Firenze si celebrerà il suo processo di appello, dopo la condanna ai- l'ergastolo subita in primo grado. Omero Marraccini