Fondo, gli azzurri possono ancora sperare

Fondo, gli azzurri possono ancora sperare Anche se nei boschi di Seefeld abbiamo patito molte delusioni Fondo, gli azzurri possono ancora sperare I nostri sono stati mortificati dalla terribile lotta fra sovietici e scandinavi e dal problema della sciolina - La squadra, però, ha offerto nella staffetta prova del suo valore potenziale - Da giovedì gli assoluti in Val di Fiemme (Dal nostro inviato speciale) Innsbruck, 16 febbraio. Chiusa l'Olimpiade invernale, deserto il villaggio, terminate, le competizioni, a mente fredda e senza le tensioni dell'avvenimento si possono cominciare a trarre bilanci anche minimi. In tutto questo, malgrado arrabbiature e stanchezze a catena, c'è un po' di tristezza come sempre capita quando finisce qualcosa. Parliamo di fondo, mentre milioni di telespettatori portano ancora impressa negli occhi l'immagine distrutta dalia fatica di Ivar Formo, dominatore della 50 chilometri e simbolo di questa disciplina dal fascino antico come la vita. Gli azzurri hanno già lasciato Seefeld, sede delle competizioni, per rientrare in Italia, dove giovedì, in Val di Fiemme, incominceranno i campionati nazionali assoluti, prova d'appello, ricostruzione morale, ripensamento autocritico sull'esperienza olimpica. Un'esperienza senz'altro inferiore alle aspettative. Pur con valide attenuanti, che vanno da problemi di sciolinatura a troppo avverse e atipiche condizioni ambientali, il fondo azzurro dal punto di vista dei risultati non ha saputo tenere fede alle sue promesse. Forse, con troppo ot¬ timismo i responsabili della squadra italiana, e gli atleti stessi, guardavano con fiducia ad un possibile piazzamento alimentando sogni per ora al di fuori della nostra portata: un conto sono le gare di preparazione ai Giochi, test importanti, è vero, ma non sufficienti a creare reali scale di valori, un altro sono le competizioni olimpiche, dove la lotta e la difesa di qualcosa di più che non una medaglia mettono in moto meccanismi profondi e fanno agire forze nascoste. Di fronte all'attacco sovietico, che vuol dire pericolo per un mondo e per una tradizione che teme di scomparire per sempre, gli uomini del grande Nord trovano energìe reattive e vincenti che rendono queste gare terribili nella loro umana drammaticità. Per finlandesi, norvegesi e svedesi si tratta di difendere le cose in cui credono, la medaglia d'oro assume un valore solo mediato: quello che conta è soltanto la loro solitaria e nobile grandezza. Questo il senso primo di dieci giorni di competizioni a Seefeld, questo uno dei mc'ìvi più sottili delle aspirazioni azzurre. Mancate. Gare troppo tirate, troppo piene di tensioni, troppo drammatiche: la battaglia fra sovietici e nordici ha finito per portare l'agonismo ad un livello qua¬ litativo tanto alto da tagliare fuori irilmediabilmente i nostri rappresentanti. In più, elemento da non sottovalutare, gli azzurri si sono trovati di fronte nel corso di questa Olimpiade grossi problemi di sciolina. Un disagio toccato anche ad altre formazioni, sovietici e tedeschi Est compresi, ma che nel nostro caso si è tradotto in fajica massacrante e risultati scarsi. Dopo la prova della 30 chilometri, Mario Azzìtà e Umberto Macor, responsabili della squadra, si sono sentiti addirittura in dovere di chiedere scusa ai ragazzi per l'errore tecnico commesso nella scelta della sciolinatura, malgrado Ulrico Kostner, anziano conoscitore della neve, fosse di parere contrario: ì piazzamenti, che andavano dal 28° posto di Giulio Capitanio al 41° di Kostner, suonavano come una mezza catastrofe di fronte alle affermazioni rosee della vigilia che ponevano Roberto Primus fra i primi dieci. Macor, di fronte alla realtà, spiegava le difficoltà oggettive di una giusta sciolinatura sottolineando II carattere del tutto empirico che sta alla base della scelta. Non esiste cioè nessun metodo infallibile per prevedere improvvisi sbalzi di temperatura. Ad avvalorare questa tesi giungeva la sconfitta sovietica in staffetta, imputabile alla sfortuna ma anche alle difficoltà di scivolamento accusate dal grande Savellev in terza frazione, mentre nella stessa gara aveva modo di esprimersi correttamente (unico momento in tutta l'Olimpiade). La potenzialità della nostra squadra. Il settimo posto è risultato di grande prestigio, ma ancora di più vale il quarto tempo assoluto ottenuto da Kostner, inferiore di oltre mezzo minuto a quello del finlandese Formo. Il ritorno a piazzamenti modesti nella 15 chilometri e il ritiro in massa nella terribile 50 conclusiva, non devono fare dimenticare questo breve ma importantissimo momento di luce. Se Kostner batte Formo, se Biondini tiene il passo di Bajakov, se Capitanio è terzo soltanto a Koivisto e Garanin, significa che il nostro fondo, in futuro, ha ancora qualche cosa da dire. L'importante è di non considerare i risultati di Seefeld di per sé stessi, staccati dal resto. Si ricomincia subito, in Val di Fiemme, che ospita i primi campionati italiani dopo il 1968, am. 3 del trionfo dì Nones a Grenoble, La speranza è che non succeda come allora. Carlo Coscia

Luoghi citati: Innsbruck, Italia