L'altalena dei "piani" per l'azienda di Lambrate

L'altalena dei "piani" per l'azienda di Lambrate Da quello Fiat a quello "Gepi-De Tomaso L'altalena dei "piani" per l'azienda di Lambrate Ieri l'assemblea dei lavoratori ha chiesto un intervento "urgente e decisivo" con il ministro dell'Industria - La lunga doccia scozzese (Dal nostro inviato speciale) Milano, 16 febbraio. Il nuovo rinvio dell'interminabile vertenza Innocenti ha bruscamente raffreddato l'ottimismo che pochi giorni fa s'era fatto strada fra i lavoratori di Lambrate, di fronte ad una «soluzione De Tomaso» che, allora, pareva cosa fatta. Il rinvio si riferisce all'incontro «risolutivo» che doveva aver luogo entro oggi, al ministero dell'Industria, e per il quale lo stesso ministero ha chiesto un aggiornamento di alcuni giorni. Con lo stesso comunicato che chiedeva tempo, il governo avvolgeva venerdì la soluzione Gepi-De Tomaso nella nube del dubbio, poiché a questa soluzione che pareva acquisita ha nuovamente affiancato l'ipotesi alternativa del piano Fiat che, invece, tutto faceva ritenere tramontato. Dal gran polverone emerge, com'era fin troppo facile prevedere, la rabbia rinnovata degli uomini di Lambrate. E non basta certo a placarla la pacata interpretazione che dell'accaduto danno alcune fonti sindacali, che parlano di «slittamento tecnico», lasciando intendere che il rinvio è dettato dalla necessità di mettere a punto i dettagli della operazione De Tomaso, mentre il richiamo dell'alternativa Fiat non sarebbe altro che un espediente destinato a premere sull'industriale italo-argentino perché ridimensioni il prezzo «pubblico» del suo intervento. Nonostante queste interpretazioni riduttive, c'era aria tesa questa mattina nel salone dello stabilimento di Lambrate in cui si teneva l'assemblea straordinaria del personale. Dal 27 luglio, giorno in cui i capi dell'azienda anglo-milanese diedero il via alla vertenza, proponendo l'«alleggerimento» di un terzo del personale, sono passati quasi sette mesi in un'altalena sconcertante di piani, contropiani, promesse, smentite, rinvii. I 4610 lavoratori della scorsa estate si sono ridotti oggi a 4149 senza salario da novembre e tutti con la lettera di licenziamento in tasca: per 3336 con decorrenza dalla fine di gennaio, per gli altri 813 invece a far data dal prossimo 29 febbraio. In queste condizioni, è facile capire che la doccia scozzese delle buone e delle cattive notizie sta trasformando Lambrate in una polveriera. Eppure, ancora oggi è prevalsa la linea dei nervi a posto. Dall'assemblea di questa mattina, nonostante una tensione ormai drammatica, sono uscite decisioni responsabilmente pacate. Un documento, che l'assemblea ha approvato unanime, in cui si parla della « inadeguatezza dell'impegno governativo per la difesa dell'occupazione nelle fabbriche in crisi», e si chiede «la fissazione di un incontro urgente con il ministro dell'Industria e con le altre parti interessate»; incontro che dovrà avere «carattere determinante». Questo documento sarà diffuso mercoledì nei mercati, sui mezzi pubblici, nelle stazioni ferroviarie e della metropolitana, nel quadro di una «giornata di unità con la popolazione». I lavoratori di Lambrate hanno deciso anche altre ini¬ ziative: oggi stesso numerose delegazioni dell'Innocenti sono andate ad illustrare la vertenza ai giornali, ai partiti, alle associazioni politiche e culturali della città. Giovedi, le stesse delegazioni entreranno in una cinquantina di fabbriche milanesi per rilanciare la sottoscrizione in favore di tutti i lavoratori licenziati o minacciati di licenziamento. Oggi, infine, c'è stato un incontro fra rappresentanti del consiglio di fabbrica e alcuni parlamentari lombardi membri della Commissione lavoro della Camera. La Commissione dovrà occuparsi, mercoledì mattina, dell'«altro» piano Gepi, quello che si riferisce alla riassunzione degli operai in società nominali che facciano scattare il meccanismo della cassa integrazione, bloccato da quando, nel novembre scorso, Londra decise di liquidare la Leyland-Innocenti. Lo scopo della riunione di oggi è stato di raccomandare che tutti i lavoratori di Lambrate, compresi gli 813 il cui licenziamento deve ancora cominciare a decorrere, vengano fatti rientrare in questa soluzione-tampone. Per l'altra soluzione, quella definitiva, si attende ora la risposta di Roma all'«appello» votato questa mattina. Con la netta sensazione che Roma, a sua volta, attenda notizie da Modena e da Londra, dove si moltiplicano i contatti fra De Tomaso e gli inglesi per mettere a punto il complicatissimo trasferimento di gestione della fabbrica milanese Alfredo Venturi Aria tesa L'altra soluzione

Persone citate: Alfredo Venturi Aria

Luoghi citati: Londra, Milano, Modena, Roma