De Tomaso parla del piano per la ripresa "Innocenti" di Mario Salvatorelli

De Tomaso parla del piano per la ripresa "Innocenti"De Tomaso parla del piano per la ripresa "Innocenti" L'industriale modenese risanò nel 1971 la Benelli e la Guzzi nel 1973, due industrie motociclistiche - L'ultima operazione (con la Gepi) riguarda la Maserati - II futuro dell'auto - De Benedetti il miglior candidato alla presidenza Confìndustria (Dal nostro inviato speciale) Modena, 16 febbraio. «Sono stato invitato a mettere insieme un programma per la Innocenti che sia valido, con costi sociali i più bassi possibili, ed è quello che sto facendo», mi dice l'industriale Alessandro De Tomaso. Continua: «Oggi pomeriggio lo ricontrollerò con i miei collaboratori e poi lo presenterò al governo. Quindi tra pochissimi giorni, forse tra poche ore, saremo in grado di dire: questo è il nostro piano, valutatelo». Afferma che il ministro dell'Industria, Donat-Cattin, non gli ha mai detto che il suo programma sarebbe stato l'unico in esame per ristruttura, re l'azienda automobilistica milanese. «La stessa esperienza che ho fatto nella meccanica — osserva — mi ha insegnato che per ogni problema ci devono essere almeno due soluzioni. La mia può essere valida, quella della Fiat anche, ma non tocca a noi industriali scegliere. Possiamo solo dire che cosa, secondo noi, occorre fare, poi la decisione spetta alle forze politiche e sociali». Gli chiedo quali sono i suoi rapporti con la Gepi, la Finanziaria pubblica che dal governo, con il decreto dei dieci miliardi, ha avuto il mandato di ridare un'azienda ai lavoratori licenziati della InnocentiLeyland, per poterli mettere in cassa integrazione, in attesa di una soluzione definitiva. De Tomaso risponde: «I rispettivi ruoli sono ben chiari e definiti, e su quanto tocca alla Gepi non possiamo né vogliamo esercitare la minima pressione, anche perché il caso della Innocenti — come tutti i problemi economici quando arrivano a un certo punto — è diventato un problema sociale. Forse nessuno ha tenuto conto del fatto che ai quattromila e più operai degli stabilimenti di Lambrate si devono aggiungere gli undicimila addetti alla rete commerciale e di assistenza, che hanno bisogno di un prodotto sul quale poter lavorare. Del resto, con la Gepi abbiamo già fatto una lunga esperienza comune». De Tomaso ricorda che nel 1971, in collaborazione con Franco Grassini, direttore generale della Finanziaria pubblica, si assunse il risanamento della Benelli, nel-1973 quello della Guzzi, portando a termine il programma previsto, tanto che oggi la Gepi parteci pa con solo più il 4,5 per cento nel capitale di quelle società. Inoltre, sempre con la Gepi, De Tomaso ha preso in mano nel 1973 la Callegari e Ghigi, una fabbrica di battelli di salvataggio e altri articoli in gomma. «Ci hanno dato le chiavi in mano — osserva — l'abbiamo ristrutturata, riscattando poi la nostra quota ed oggi è un'azienda brillantissima, al primo posto nel suo settore in Italia e al secondo in Europa». Continua: «L'ultima operazione con la Gepi l'abbiamo fatta nella Maserati, dove stiamo portando avanti il programma, siamo in orario, senza ritardi né anticipi». L'esperienza di «ristrutturatore» di Alessandro De Tomaso non si ferma qui: nel 1967 aveva rilevato la Carrozzeria Ghia e nel 1969 la Carrozzeria Vignale, che ha poi venduto alla Ford. Ma l'industriale italo-argentino mi sembra ingenuamente orgoglioso soprattutto del successo ottenuto in altri campi, come in quest'albergo di Modena, che gli fa da casa e da ufficio e dove stiamo conversando: rilevato nel giugno 1972, in condizioni fallimentari è oggi, a suo dire, il più affollato della città. «Il segreto — afferma — sta nel servizio che è come la produttività in fabbrica, e presuppone attrezzature, organizzazione e soprattutto efficienza. Solo a queste condizioni si può puntare sul consumismo, che a mio giudizio ha operato la più grande e più incruenta ridistribuzione del reddito della storia». Quindi, De Tomaso è per il consumismo? «Certamente, ma a patto che sia guidato e controllato, invece da noi la programmazione è mancata». Potrà esserlo in futuro, e quale ruolo vi potrà giocare ancora l'automobile? Ecco la risposta: «Mi fanno ridere quelli che parlano di un suo tramonto, quando vedo che anche i paesi socialisti stanno disperatamente tentando di mettere in piedi una grossa industria automobilistica. L'automobile avrà una grossa ripresa e, senza ipotecare l'avvenire, sono certo che nei prossimi vent'anni sarà indiscutibilmente l'industria trainante, perché significa libertà, comodità e rispetto umano». Questa sua fiducia nella ripresa dell'automobile — che poggia anche sulla necessità di un crescente ricambio dell'usato, per ragioni di sicurezza e di costi dei servizi — spiega l'interesse di De Tomaso per la Innocenti. Gli chie¬ dqq4fcs do che cosa ci sia di vero in quanto è stato pubblicato in questi giorni: produzione di 40 mila «Mini» italiane all'anno per tre anni, alla quale affiancare, in un secondo tempo, la produzione di motociclette e poi di «minifurgoni» da trasporto. De Tomaso risponde: «Ho deciso di non smentire e di non confermare nulla di quanto si dice. La nostra posizione è difficile, perché dobbiamo sempre lavorare sotto i riflettori. D'altra parte riconosco ai giornalisti, anche perché lo sono stato anch'io in gioventù, un certo margine di licenza poetica. Posso solo assicurarle che il nostro programma è valido, concreto e fattibile». Gli chiedo ancora un parere sul nuovo contratto di lavoro dei metalmeccanici. De Tomaso non ha esitazione: «Critico l'attitudine della Federmeccanica nelle trattative. Noi industriali possiamo discutere la parte salariale, ma quella normativa, in cui ci sono richieste che modificano profondamente il sistema economico e sociale del Paese, dovrebbe andare in Parlamento, dove sono rappresentate tutte le categorie». L'ultima domanda. Chi vedrebbe al vertice della Confindustria? «Certamente uno che sia imprenditore, ma in prima persona, che rischi in proprio. E' una posizione che gli industriali non devono abbandonare, tenendo presente che il novanta per cento delle aziende italiane sono medie e piccole. Se dovessi fare il nome di un candidato, farei quello di Carlo De Benedetti da quando ho visto il suo piano Case, la cosa più concreta e realizzabile che sia stata proposta in Italia negli ultimi vent'anni. E' questa la strada sulla quale la Confìndustria dovrebbe mettersi, a livello nazionale. De Benedetti ha fatto di più con quel piano, per rilanciare la figura dell'imprenditore, di quanto sia stato fatto finora. Ha messo in difficoltà anche le forze politiche, perché il suo piano ha un costo ridicolo e raggiunge l'obiettivo: se non lo attuano, vuol dire che manca la serietà». Mario Salvatorelli

Persone citate: Benelli, Callegari, Carlo De Benedetti, De Benedetti, Donat-cattin, Franco Grassini, Ghigi

Luoghi citati: Europa, Italia, Modena, Vignale