Giustizia per le vittime della Risiera

Giustizia per le vittime della Risiera Giustizia per le vittime della Risiera Trieste: si è aperto il processo per i feroci crimini dei nazisti Gli imputati (uno è deceduto, l'altro non si è presentato) non sono in aula - Ma le accuse che si leveranno contro questi "fantasmi" abbracceranno con i cinquanta casi d'omicidio, il numero enorme degli eliminati nei forni crematori di S. Sabba 'Dal nostro inviato speciale) Trieste. 16 febbraio. Sotto le luci accecanti dei riflettori della televisione italiana e di quelle di Lubiana e di Capodistria e davanti alla folla strabocchevole che gremiva la corte d'assise di Trieste (un'ampia e moderna sala rettangolare col pavimento di legno e i muri foderati di pannelli di quercia) si è aperto stamane il processo per i crimini compiuti dai nazisti, nella Risiera di San Sabba, fra il settembre 1943 e l'aprile 1945: il dibattito si prospetta lunghissimo, forse una quarantina di udienze, e il calendario del tribunale ne prevede la fine per il 31 marzo prossimo. Quando la corte, presieduta dal dottor Domenico Maltese (giudice «a latere» D'Amato; pubblico ministero Coassin; cancellieri Casanova e Bernazza) entra in aula alle 10,50 il recinto degli imputati è deserto e il presidente annuncia ufficialmente che uno dei due accusati superstiti — l'avvocato Ernst Dietrich Allers, sessantaseienne — è morto il 22 marzo dello scorso anno in un incidente stradale alla periferia di Amburgo. Un processo ai fantasmi, dunque, ma i contorni di queste ombre — per quanto sfumati dal segreto e dal mistero cht circondavano tutti gli aspetti della politica repressiva nazista — sono rimasti ben fermi nella memoria dei testimoni. Bizerka Haajon, settantottenne, una ebrea di Zagabria che i nazisti tennero prigioniera nove mesi nella tragica risiera e che verrà ascoltata dai giudici in uno dei prossimi giorni, ricorda benissimo l'altro imputato, Joseph Gaspar Oberhauser, 61 anni, che oggi lavora come cameriere in una birreria di Monaco di Baviera: «Sì — mi dice asciugandosi le lacrime mentre viene intervistata dal "Telegiornale" — lo rammento benissimo. Era terribile. Camminava nel cortile di San Sabba come se fosse il padrone del mondo ». Oberhauser, invece, non verrà qui (non si è fatto vivo neppure col legale che la corte d'assise gli ha assegnato d'ufficio, l'avvocato Francesco Filograna); tuttavia il processo andrà avanti in sua assenza e le accuse contro di lui, che si leveranno dai banchi della parte civile, abbracceranno quasi sicuramente, con i cinquanta casi noti di omicidio, anche «il numero imprecisato ma rilevante» di vittime (dalle 2000 alle 3000) cui si riferisce la sentenza istruttoria. Lo schieramento dell'accusa privata è imponente, ventinove avvocati rappresentano quarantasette parenti delle vittime della risiera e parti civili si sono costituite l'Unione delle comunità israelitiche e l'Associazione nazionale ex deportati. Fra i legali, il più noto è il senatore comunista Umberto Terracini che stamane, con l'avvocato Sanzin, di Gorizia, ha assunto il patrocinio del «caso» Slosar, quello di una famiglia slava sterminata a San Sabba Fra il ronzio delle macchine da presa e i «flashes» dei fotografi, in un'aula attentissima, il presidente Maltese antepone, all'apertura del dibattimento, una breve relazione sull ' istruttoria. Spiega com'è nata questa causa che è forse una delle ultime che si celebrano per i crimini nazisti. Trascurato durante .gli anni del governo alleato, quasi dimenticato poi dagli inquirenti, il processo ebbe impulso nel 1968 da una richiesta di indagini avanzata alla procura della Repubblica di Trieste dal tribunale di Francoforte che aveva aperto un'istruttoria su Allers ed Oberhauser. I giudici tedeschi sapevano che Allers aveva agito anche in Italia, a Trieste, ad Udine e a Gorizia; sapevano, inoltre, che proprio a Trieste, nel luglio, agosto, settembre ed ottobre 1944, Allers aveva organizzato la deportazione di quattro contingenti di ebrei, che si era macchiato dell'uccisione di almeno cinque ebrei malati di mente e di una donna «ariana», Giannina Bordignon in Sereni, moglie di un commerciante ebreo di Venezia. L'istruttoria italiana, condotta dal giudice dottor Serbo, si concentrò su cinque ufficiali delle SS — Christian Wirth, Gottlieb Hering, Franz Stangl, Allers ed Oberhauser — che, dopo aver preso parte in Germania, fra il 1939 e il 1941, all'«operazione eutanasia», cioè- l'uccisione dei malati considerati inguaribili, erano stati trasferiti nei campi di sterminio polacchi di Belzec, Sobibor, Treblinka e Majadanek e, infine, liquidati questi «Lager» sul finire del 1943, erano stati inviati a Trieste. Qui, infatti, con l'occupazione nazista conseguente l'armistizio, era sorta una nuova provincia tedesca, la « Adriatisches Kunstenland ». La loro unità, nota come Enisatzkommando Reinhardt — un « gruppo speciale » che prendeva il nome da quel-lo del generale SS Heydrich, capo della Gestapo ucciso in un attentato partigiano a Pra-ga nel 1942 — creo alla risiera di Trieste il forno crematorio rne «funzionava a legna e con una graticola sidla quale potevano essere incenerite seisette salme per volta») in cui vennero bruciati i corpi di ebrei, partigiani italiani, slavi e croati e detenuti politici che erano stati uccisi senza processo «mediante gassazione. colpi di mazza, sgozzamento e impiccagione». Terminata la relazione del presidente Maltese, interviene l'accusa privata. Primo è l'avvocato Flora, di Trieste, che illustra i motivi ideali per cui le parti civili si sono costituite in collegio, ricreando «in quest'aula lo spirito unitario della Resistenza», e chiede siano citati come testi l'onorevole Albertini, vicepresidente del Senato (che fu prigioniero a Mauthausen), e i senatori Piero Caleffi e Gianfranco Maris, presidente e vicepresidente dell 'A ssociazione nazionale ex deportati. Una lunga richiesta di ulte riori testimonianze rebbero però tese ad illustra re il quadro dettagliato del programma di sterminio varato dal regime nazista sia contro gli oppositori sia contro le minoranze, è poi avanzata dall'avvocato Canestrini: fra i nomi citati vi sono quelli dello storico Enzo Collotti, esperto di nazismo, della scrittrice austriaca Getti Senery (che intervistò Stangl nel carcere di Duesseldorf ed ebbe da lui confidenze sugli avvenimenti di Trieste e della zona del «litorale adriatico»). Il patrono domanda anche l'acquisizione agli atti dei testi stenografici del primo processo di Norimberga e dei processi agli Einsatzgruppen. Il pubblico ministero appoggia queste proposte e la che sa- 1 corte, dopo una permanenza j di un'ora e mezzo in camera ! di consiglio, ammette le parti ; civili alla testimonianza e si I riserva invece, per quanto j concerne le prove documenta li ed orali, di decidere duran-1 i te il corso del dibattimento. Superate queste battute iniziali domani mattina il processó _ con i primi testimoni _ entra nella t ica materia di cui sono cosparse le 275 pagine dell'istruttoria. Giuseppe May da Trieste. Il senatore, avv. Terracini, nell'aula della corte d'assise. Ha assunto con l'avv. Sanzin, di Gorizia, il patrocinio della famiglia Slosar (Telefoto De Bellis, Milano)